don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 18 Settembre 2022

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La santa furbizia

Nella loro durezza le parole di Amos affermano che Dio non è insensibile davanti all’ingiustizia perpetrata ai danni dei poveri. La forza con la quale il profeta annuncia la condanna dei peccatori traduce l’indignazione di Dio proporzionata alla gravità delle umiliazioni che i poveri subiscono a causa degli ingiusti. Tali sono i ricchi che tentano di nascondere dietro una parvenza di perbenismo religioso i loro ragionamenti pieni di avidità e spregiudicatezza.

Non si tratta di errori isolati ma di un’abitudine al male che rende impossibile il perdono. Sicché, dice Amos, Dio non può dimenticare il peccato contro i poveri che diventa come coltello girato nella piaga. La stessa determinazione la si trova nella decisione del padrone di cui si narra nella parabola evangelica. Egli, venuto a conoscenza della truffa perpetrata ai suoi danni da parte dell’amministratore, chiede che dia conto del suo operato prima di licenziarlo. La scaltrezza dell’amministratore consiste nel trasformare la giusta punizione per i suoi errori in una opportunità di riscatto.

La crisi che si viene a creare fa del condannato un salvato. È avvenuta una conversione. Per quell’uomo i debitori non sono più oggetti da sfruttare e su cui speculare, ma persone di cui conquistare l’amicizia e la simpatia. Il cambiamento dell’amministratore rivela la positività dell’effetto educativo della punizione. Il funzionario passa dall’essere biasimato all’essere lodato. La conversione consiste nel cambiamento di mentalità che determina un nuovo stile di relazione con gli altri.

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L’amministratore della parabola rappresenta chiunque comprende che è giunto il tempo nel quale non deve più pensare solo a sé stesso e al proprio profitto ma si deve impegnare in rapporti umani più forti e maturi. Prima della conversione l’amministratore col suo atteggiamento contribuiva a creare povertà, dopo, riscattatosi dalla logica dell’avidità, si fa strumento di liberazione per i poveri affogati dai giochi di potere commerciale ed economico per restituire loro la dignità. 

Siamo amministratori di una ricchezza che non è nostra ma ci viene affidata affinché ne possiamo disporre per creare e rinsaldare legami di fraternità nella solidarietà. I titoli, gli onori, la ricchezza materiale sono destinati a finire e arriva prima o poi il momento nel quale dovremmo rendere conto del nostro operato. È opportuno che quotidianamente ci poniamo davanti a Dio per esaminare la coscienza, riconoscere di essere peccatori ma anche trovare ispirazione nel vangelo per essere creativi nel bene. San Paolo, scrivendo al suo discepolo Timoteo, suggerisce di elevare le mani per pregare affinché tutti possano salvarsi ed entrare nella comunione della Chiesa. Quando si agisce seguendo solo la propria volontà si alzano mura d’incomunicabilità che dividono, contrappongono e disperdono le persone. La preghiera, fatta con gli stessi sentimenti di Cristo che è morto ed è risorto per riconciliarci tutti con Dio, abbatte ogni barriera e permette di costruire ponti di comunione e di solidarietà tra fratelli.

Signore Gesù, dona ai tuoi discepoli la saggezza del cuore perché, rinunciando all’orgoglio e all’avidità, possiamo cogliere l’opportunità che ci è offerta per i meritati castighi di investire tutto sull’amicizia fraterna. C’ insegni a non fermarci alla critica e al giudizio del disonesto ma ad imitare la sua creatività, non per speculare, ma per imparare a finalizzare le rinunce al bene superiore della comunione fraterna. Donaci la “furbizia” dello Spirito non per accumulare beni caduchi, ma per accrescere il legame di amore con i fratelli e in questo modo garantirci, con la vita eterna, i beni che non periscono. Signore Gesù, insegnaci ad essere buoni amministratori dei carismi dei quali ci fai dono perché possiamo servirti in modo lodevole e degno rimanendo fedeli alla missione che affidi ad ogni battezzato di essere nel mondo segno della bontà misericordiosa di Dio. Liberaci dalla tentazione di confidare in noi stessi e purifica il nostro cuore dall’ipocrisia. La tua Parola formi le nostre coscienze per poter discernere tra le seduzioni del mondo, che incita alla vanagloria e all’opportunismo, e i consigli dello Spirito che invece suggerisce sentimenti, parole e azioni che alimentano la speranza, accrescono la fede e concretizzano la carità.

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]