LโEreditร da condividere tra i fratelli
Dal disappunto di Marta nei confronti della sorella Maria, rea di non aiutarla nei servizi in onore dellโospite, si passa alla lamentela di un tale che ha un contezioso con suo fratello circa lโereditร paterna. Lโuomo che chiama in causa Gesรน รจ esasperato e arrabbiato per lโingiustizia subita e i suoi occhi non vedono altro che la parte di ereditร che gli spetta. ร accecato dal risentimento e concentrato su quei beni che gli spetterebbero di diritto.
Il Maestro invita a guardare oltre il problema dellโereditร per riconsiderare la questione alla luce delle relazioni personali. Se lโuomo si appella a Gesรน per sciogliere il nodo che riguarda un suo interesse particolare, egli lo induce a cambiare punto di vista in modo da sollevare lo sguardo dallโereditร contesa per rivolgerlo verso il padre, datore del patrimonio ma soprattutto origine della comune fratellanza.
In questo contenzioso possiamo leggere le tante liti familiari causate dalla bramosia di possesso e dalla gestione dei beni materiali. La conflittualitร tra fratelli รจ antica quanto lโuomo, come ci ricordano tante pagine della Scrittura, in particolare della Genesi. Il peccato originale รจ la cupidigia che sโinserisce nel cuore dellโuomo ferito dal peccato. Anchโessa รจ una ereditร che passa di generazione in generazione a partire dal primo Adamo.
La parabola parla di un uomo ricco proprietario di una fertile terra che gli regala un raccolto molto abbondante. Nella presentazione del personaggio principale riecheggia il racconto della Genesi nel quale Dio affida ad Adamo il compito di coltivare il giardino del Paradiso. Ha a sua disposizione i frutti di tutti gli alberi tranne quello dellโalbero della conoscenza del bene e del male. Similmente lโuomo ricco riconosce di avere a disposizione molti beni. Il tentatore istiga Adamo ed Eva a trasgredire la norma data da Dio e a puntare piรน in alto verso il traguardo di essere come Dio per prenderne il posto.
La cupidigia รจ la fame insaziabile di cose, che rende sempre piรน affamati e mai pacificati. I beni materiali non potranno mai saziare il cuore dellโuomo ma, al contrario, la dipendenza da essi provoca inquietudine e ansia. Lโuomo ricco cade nella medesima tentazione dellโuomo delle origini di sostituirsi a Dio. Per cogliere la morale della favola dobbiamo porre attenzione sul ragionamento che fa tra sรฉ il ricco possidente e sul discorso che Dio gli rivolge. Sono posti a confronto due sapienze, quella mondana e quella divina.
Nel ragionamento del ricco non cโรจ traccia di gratitudine nei confronti di Dio, totalmente escluso dal suo orizzonte valoriale. ร un imprenditore che progetta partendo dallโesigenza di dove raccogliere il grano e i suoi beni arrivando alla determinazione di demolire i vecchi depositi e di ricostruirne piรน grandi. Il progetto non si ferma qui perchรฉ la sicurezza che ripone nei suoi beni gli dร lโillusione di avere a disposizione anche il tempo. Gran parte dei verbi sono al futuro di cui ha la presunzione di avere la conoscenza e il possesso.
Il ragionamento dellโuomo ricco รจ tanto fantasioso quanto vano. Basta poco per fare andare in fumo i progetti ambiziosi e autoreferenziali. La parola di Dio viene a demolire le impalcature fragili poggiate sullโaviditร , che รจ il volto drammatico dellโateismo pratico degli uomini, per riportare il discorso sulla realtร concreta della vita che non si gioca in un lontano futuro ma nellโoggi.
Il presente รจ lโunico tempo veramente fecondo se รจ vissuto nella gratitudine e nella gratuitร . Da una parte, nella gratitudine si instaura un rapporto di umile riconoscimento che tutto quello che si ha รจ dono della Provvidenza; dallโaltra parte, nella gratuitร si stringono legami di solidarietร che moltiplicano la gioia secondo il fattore della condivisione. Ciรฒ che la cupidigia esclude, lโumiltร fa scoprire piacevolmente come benedizione della Provvidenza; ciรฒ che lโaviditร induce a possedere egoisticamente, la solidale generositร suggerisce di condividere.
La figliolanza e la fraternitร non sono inutili utopie ma promesse che diventano realtร nella misura in cui ci si apre con la preghiera, lโEucaristia in modo particolare, al Tu di Dio e si va incontro al noi della comunitร mettendo a disposizione di tutti i carismi ricevuti con spirito di autentico servizio. Il possesso egoistico dei beni rende povero e arido il cuore, mentre lโumile e grata accoglienza dei beni si trasforma in generosa e solidale condivisione fraterna. Lโuomo che rivendica la sua parte di ereditร forse non era ricco e gli sarebbe tornato utile ricevere quello che gli spettava e che attendeva.
La morale della favola non riguarda solo chi รจ nellโagiatezza ma anche chi รจ nella povertร perchรฉ puรฒ essere tentato dalla cupidigia nello stesso modo del ricco. Non รจ la condizione economica che ci espone al pericolo o ci dร sicurezza ma il modo di essere interiore. Se infatti manteniamo il nostro cuore umile e povero allora non diventerร duro e insensibile ma intelligente nel cogliere la volontร di Dio, sensibile e compassionevole per andare incontro ai bisogni degli altri condividendo i beni ricevuti dalla mano di Dio.
Lโammonimento diventa esortazione a rinunciare allโereditร mondana del peccato, che separa i fratelli contrapponendoli gli uni agli altri, ma a guardare con Gesรน allโereditร del Cielo preparata per noi sin dallโorigine del mondo, la comunione di vita con i Santi.
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Signore Gesรน, Tu che da ricco ti sei fatto povero per condividere con noi il bene inestimabile dellโamore del Padre, insegnami a contare i miei giorni per giungere alla sapienza del cuore e sfuggire alla diabolica tentazione di vivere come se Dio non ci fosse. Libera la mia mente da ogni calcolo egoistico e venale affinchรฉ mi apra allโascolto umile e docile della tua Parola e sia pronto al dialogo orante con il Padre. Tu che sei morto da giusto intercedendo il perdono per i peccatori e, risorto, sei stato costituito Giudice e Mediatore di salvezza, concedimi di portare insieme a Te la mia croce quotidiana e di aver parte con Te allโereditร della vita eterna. Donami lโumiltร di accettare i miei limiti creaturali, la temperanza per dominare le ambizioni mondane, lโaudacia di sognare con i tuoi occhi, la speranza di collaborare insieme ai fratelli nella costruzione del tuo Regno, lโintelligenza per saper cogliere le opportunitร quotidiane di fare il bene, la gioia di confermare nellโoggi la scelta di seguirti sulla via che porta alla Pace.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโArcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร … [Continua sul sito]



