Il Vangelo del Giorno, 8 Agosto 2016, Mt 17, 22-27

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Il testo ed il commento al Vangelo del 7 agosto 2016 – Mt 17, 22-27

XIX Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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https://youtu.be/1tLpmQFA63c

  • Colore liturgico: Bianco
  • Periodo: Terza settimana del Salterio
  • Lunedì – 19.a Tempo Ordinario
  • Santo del giorno: S. Domenico (m)
  • I cieli e la terra sono pieni della tua gloria
  • Liturgia: Ez 1,2-5.24 -2,1; Sal 148; Mt 17, 22-27

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Mt 17, 21-26
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Mt 17, 22-27

Commento a cura dei Monaci Benedettini

[ads2]Gesù, il Figlio di Dio.

La prima parte di questo vangelo la si comprende bene, è il secondo dei tre annunzi della passione, sappiamo la profondità teologica che questi hanno nei sinottici; ma la seconda parte, quella del tributo e della moneta nella bocca del pesce ci è difficile afferrarla, stentiamo ad immaginarci una storia, che sembra uscita da un libro di fiabe.

I commenti che si trovano su tale pericope sono tutti improntati a rapporti cristiano e stato, chiesa e società, pagare o meno le tasse non provocando scandalo, all’essere, insomma, buoni cristiani e bravi cittadini. Cose queste che hanno una loro bontà e che pur giuste, non mettono tuttavia in evidenza il fatto che Gesù qui sta nuovamente proclamando la sua divinità.

Le applicazioni pratiche non dovrebbero mai far perdere di vista che i vangeli sono stati scritti non come una istruzione morale ma come un’opera catechética atta a far comprendere il fondamento della fede, il quale risiede nella proclamazione del Cristo vero Figlio di Dio, uguale al Padre nella sostanza, e che è morto ed è risorto. Tale realtà, al tempo in cui l’evangelista scrive aveva trovato il suo compimento e la sua pur breve tradizione di allora cercava di metterla in risalto.

Allora, ciò che deve spiccare è il breve discorso di Gesù e non certo la conclusione, che pur avendo un suo valore didattico, non ha certamente la portata delle parole di Cristo, che si proclama, Figlio di Dio e uguale al Padre. Il messaggio del vangelo era per loro ma vale anche per noi. Chiediamo perché siamo capaci sempre di riconoscere Gesù Figlio di Dio e fratello nostro.

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