Il Vangelo del Giorno, 5 Maggio 2017 – Gv 6, 52-59

Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
5 Maggio 2017 – Gv 6, 52-59

IV Settimana del Tempo di Pasqua

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  • Colore liturgico: Bianco
  • Periodo: Venerdì
  • Il Santo di oggi: S. Gottardo; B. Nunzio Sulprizio; B. Caterina Cittadini
  • Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
  • Letture del giorno: At 9, 1-20; Sal.116; Gv 6, 52-59

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Gv 6, 52-59
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno – Gv 6, 52-59

A cura dei Monaci Benedettini

Chi sei o Signore?

Siamo sempre liberi di scegliere, ma anche il Signore è libero di proporsi in modo forte e decisivo quando il cuore si indurisce. Non possiamo riconoscerlo subito se non comprendiamo più la Misericordia, se il linguaggio dell’amore diventa per noi indecifrabile, ma… ardiamo dal desiderio di sapere chi è che ci avvolge di calda luce e ci attrae così fortemente.

Per soddisfare questa conoscenza dobbiamo accettare di essere presi per mano perché è davvero difficile vedere nella sofferenza in cui vive un cuore irrigidito. Ci viene chiesto di attendere nella fede pregando incessantemente in un dialogo intimo e vivo con il Risorto che ci è vicino come ha promesso.

Così vicino che, accostandoci alla mensa possiamo vederlo e mangiarlo, assimilarlo ed essere assimilati da lui per un meraviglioso mistero di fusione tra finito e infinito. Sant’Efrem dice: Ha trasferito “il genere umano nella casa della vita” perché “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”.

Allora sei la mia casa, o Signore, in Te amo rientrare quando l’affanno consuma la pace, quando la stanchezza affievolisce il passo, ma anche quando le tue creature mi danno gioia e il mio cuore si dilata in un mondo nel quale è stata vinta la morte. Per la tua Risurrezione, o Cristo, gioiscono i cieli e la terra; è l’inevitabile canto di lode della natura redenta dal tuo sangue che è donata e si dona in un circolo infinito di amore…

“Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio per rendere ricchi tutti noi del suo inestimabile tesoro”.

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