Il Vangelo del Giorno, 5 Agosto 2016, Mt 16, 24-28

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Il testo ed il commento al Vangelo del 5 agosto 2016 – Mt 16, 24-28

XVIII Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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https://youtu.be/3GOslBf3EVQ

  • Colore liturgico: Bianco
  • Periodo: Seconda settimana del Salterio
  • Venerdì – 18.a Tempo Ordinario
  • Santo del giorno: Dedicazione Basilica di S. Maria Maggiore (mf)
  • Il Signore farà giustizia al suo popolo
  • Liturgia: Na 2,1.3; 3,1-3.6-7; Cant. Dt 32,35-41; Mt 16, 24-28

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Mt 16, 24-28
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Mt 16, 24-28

Commento a cura dei Monaci Benedettini

[ads2]Morire per vivere.

Il seguire Cristo è un morire per vivere. Qui vi è una delle contraddizioni più forti del vangelo: laddove morire e vivere sono concetti che si giocano lungo dinamiche che non sono solitamente date. Nessuno, infatti, si sognerebbe di mettere questi due verbi sullo stesso piano, anzi il morire, in questo caso, è su un livello decisamente superiore perché è passaggio obbligato per vivere.

Ma, chiunque abbia fatto esperienza di Cristo sa che questa è una realtà che si trova continuamente lungo le strade del credere. È, però, un morire dell’uomo vecchio, cioè di quella persona che si credeva di essere e che invece, l’incontro con il Cristo trasforma e rende nuova, fa “rinascere”.

Perché il simbolo battesimale diventi realtà di vita occorre l’impegno costante alla sequela di Cristo, non il comodo divano ma gli scarponi da strada sassosa di montagna, come diceva il Papa ai giovani a Cracovia. Seguire Lui è decidersi a mettere da parte le nostre meschinerìe per “gettarsi” nell’avventura cristiana, la quale solo così non sarà più costituita da formule vuote e sterili, ma da impegno diuturno, per la costruzione di un mondo nuovo.

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