Il Vangelo del Giorno, 21 Luglio 2017 – Mt 12, 1-8

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Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
21 Luglio 2017 – Mt 12, 1-8

XV Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

  • Colore liturgico: Rosso
  • Periodo: Giovedì
  • Il Santo di oggi: S. Lorenzo da Brindisi (mf); S. PrassedeElia pr.
  • Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
  • Letture del giorno: Es 11, 10-12, 14; Sal.115; Mt 12, 1-8
  • Calendario Liturgico di Luglio

Mt 12, 1-8
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno – Mt 12, 1-8

A cura dei Monaci Benedettini

L’uomo e il rito.

In entrambe le letture di oggi ci troviamo in situazioni e/o argomenti che riguardano il culto. La celebrazione della Pasqua prevede una ritualità che ha richiami ancestrali e modalità legate alla pastorizia nòmade. L’autore sacro costruisce un rito basandosi sulla quotidianità. Il passo oggi proposto, considerato in tale ottica, dovrebbe farci riflettere sul nostro modo di accostarci alla liturgia. Se anche le celebrazioni più solenni non hanno un rapporto vivo con la realtà, diventano monumentali apparati teatrali.

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La liturgia nasce dalla fede vissuta e si traduce in lode a Dio. Così facendo si sarà capaci non solo di “assolvere il precetto” (che brutto termine, perché non ne proponete un altro? Siamo qui che aspettiamo suggerimenti!), ma di vivere “il mistero che celebriamo”. Il “precetto” quindi è liberazione, è gioia, ma è anche il portare la sofferenza che ognuno potrebbe vivere in un momento particolare e condividerla nell’unione della preghiera con gli altri. Il Vangelo ci ìndica la via per passare dal ritualismo sterile alla scoperta di Dio che ci vuole liberi.

Anzi, le cose, fossero anche le più sante (“Non avete letto quello che fece Davide…”), non devono mai soggiogare l’uomo. Avere il senso del sacro vuol dire rispetto dell’uomo e fattivamente questo si ha, come è in Gesù, combattendo per affrancarlo da tutte le situazioni che, invece di liberare, creano nuove angosce e nuove schiavitù.

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