Il Vangelo del Giorno, 20 Gennaio 2017 – Mc 3, 13-19

Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
20 Gennaio 2017 – Mc 3, 13-19

II Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

  • Colore liturgico: Rosso
  • Periodo: Venerdì
  • Il Santo di oggi: S. Fabiano (mf); S. Sebastiano (mf); B. Benedetto Ricasoli
  • Amore e verità s’incontreranno.
  • Letture del giorno: Eb 8, 6-13; Sal 84; Mc 3, 13-19

Mc 3, 13-19
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.

Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Commento al Vangelo del giorno – Mc 3, 13-19

Commento a cura dei Monaci Benedettini

Cristo è l’unico mediatore.

L’autore della Lettera agli Ebrei continua il suo trattato sul sacerdozio di Cristo. Parla della novità della mediazione sacerdotale di Gesù. Essa si colloca nel contesto della nuova alleanza, quella preannunciata da Geremìa al tempo della crisi dell’esilio.

Due sono i punti sui quali fa leva il testo profetico riferito dall’autore della lettera come chiave di lettura della mediazione di Gesù: l’interiorità della legge e il perdono dei peccati. Non basta proclamare all’esterno la volontà di Dio.

È l’intimo, il cuore che deve essere modificato. D’altra parte questo non può avvenire senza togliere l’ostacolo alla relazione vitale con Dio: il peccato. Nella missione di Gesù, culminante nella sua autodonazione, nella morte, si realizzano le condizioni della nuova alleanza sognata da Geremia. Infatti, la morte di Gesù è la massima espressione dell’amore, sintesi della volontà di Dio.

Egli affronta il suo dramma finale con la fedeltà di Figlio e nella solidarietà radicale con gli uomini fratelli. In tal modo viene tolta la radice del peccato, che è ribellione a Dio e incapacità di rapporti di amore tra gli uomini. Ecco la pericolosità del peccato: il peccato intorpidisce il nostro cuore, annebbia l’intelligenza fino a non sapere chi siamo veramente.

Ma in Gesù sperimentiamo il perdono gratuito di Dio. Ora, che Dio mostra il suo volto amorevole, nonostante i nostri peccati, sappiamo chi siamo noi, osserviamo senza paura il nostro volto. Vogliamo vivere con la generosità con cui Dio ci perdona.

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