Il Vangelo del Giorno, 11 Agosto 2017 – Mt 16, 24-28

Il testo ed il commento al Vangelo di oggi,
11 Agosto 2017 – Mt 16, 24-28

XVIII Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

  • Colore liturgico: Bianco
  • Periodo: Venerdì
  • Il Santo di oggi: S. Chiara d’Assisi (m); S. Cassiano; S. Rufino
  • Ricordo i prodigi del Signore.
  • Letture del giorno: Dt 4, 32-40; Sal.76; Mt 16, 24-28
  • Calendario Liturgico di Agosto

Mt 16, 24-28
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo..

Commento al Vangelo del giorno – Mt 16, 24-28

A cura dei Monaci Benedettini

Salvare o perdere la vita…

La «sequela» è un elemento essenziale in tutte le religioni. Implica non solo il seguire materialmente un maestro, un «gurù», un sapiente, ma soprattutto comporta l’imitazione e poi la testimonianza. I veri maestri infatti sono portatori di una dottrina e loro compito è quello di farla conoscere e poi tramandarla nei secoli futuri. Gesù oggi in modo molto breve, ma con espressioni dense di profondi significati detta le regole, le condizioni per essere suoi veri discepoli.

Li sintetizza così: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Il rinnegamento di sé significa l’interiore predisposizione a rinunciare alle proprie convinzioni per abbracciare incondizionatamente quelle del maestro. È la prima condizione. Si tratta poi di prendere la croce: per noi credenti è il peso del ritorno a Dio dopo la disavventura del peccato, diventare capaci non tanto di soffrire le inevitabili contrarietà della vita, ma ancor più di offrirle come motivo e prezzo di espiazione e di partecipazione alle sofferenze redentive del nostro divino maestro.

Ci dice poi il Signore Gesù che dalla sequela, come Egli ce la propone, dipende la nostra salvezza eterna. Mettere la nostra esistenza al servizio di Dio significa garantirsi la salvezza. Al contrario pretendere di salvarci di nostra iniziativa significa incorrere in un tragico fallimento. Gesù lo afferma così: «Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà». E così motìva la sua verità: «Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?». Questa è una convinzione che non ci dovrebbe abbandonare mai.

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