Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo di domenica 3 ottobre 2010

Nella 27.ma domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta il brano del Vangelo di Luca nel quale Gesù, rispondendo agli Apostoli che gli chiedono di aumentare la loro fede, dice:

“Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

Se davvero di fede ne bastasse quanto un “granello di senape” per spostare alberi e montagne, allora la nostra è ancor meno che questo granello, visto che non spostiamo né alberi né montagne, ma neanche noi stessi dai nostri vizi e ambizioni. Eppure ci sentiamo a posto con i doveri religiosi, ci sembra di stare a modo cristiano in chiesa e fuori, e collaboriamo con la parrocchia e altre organizzazioni. Sarà un problema di conti in regola, di doveri e diritti ben catalogati, o sarà un problema di cuore?
La fede non è un problema di calcoli tenuti sott’occhio, ma di cuore che ama, che si affida e confida, senza crucciarsi troppo se i suoi desideri non sono esauditi subito. Ce lo insegna oggi anche il profeta Abacuc, invitando a stare di sentinella, non per paura ma per amore e fiducia. Chi ama e si sente amato non perderà la fiducia che Dio gli è vicino, che Dio lotta con lui contro ogni delusione amara.
Avere fede non è la stessa cosa che invocare miracoli e grazie ad ogni pie’ sospinto. Il dialogo con Dio è falso quando si fa con i conti in mano e con l’aria di costringerlo. La fede è un granello che va coltivato, una fiammella che va ravvivata: un dono che va custodito con amore e fiducia.

Fonte: RadioVaticana

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