Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della domenica nella Festa della Santa Famiglia

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Nella Festa della Santa Famiglia la Liturgia ci propone il passo del Vangelo dello smarrimento e ritrovamento di Gesù a Gerusalemme, durante la festa di Pasqua. Maria e Giuseppe, dopo tre giorni di angosciose ricerche, trovano il Figlio nel tempio, seduto in mezzo ai maestri. Alla Madre, che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. “Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:00:01:55:92 La Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe è unica e singolare, ma in essa è presente una verità che riguarda tutte le famiglie, e, ancor prima, la qualità stessa dell’unità dell’uomo e della donna. L’Unigenito di Dio entra nel mondo inserendosi in una storia d’amore di un uomo, Giuseppe, e di una donna, Maria. L’Incarnazione del Figlio richiede e suppone questo legame d’amore e di promessa dell’uomo e della donna. Tuttavia, con il Suo avvento Egli lo modifica e lo innalza aprendolo in tutte le direzioni verso l’Infinito, verso il Padre che è nei Cieli. A Maria e Giuseppe non è richiesto di censurare il loro affetto e la loro promessa reciproca, ma di aprirlo al Mistero della presenza e dell’azione divina. Il loro amore diventa la dimora di Dio, la Sua tenda, lo spazio comunionale nel quale il Figlio eterno abita, senza che lo si possa possedere o comprendere («ma essi non compresero»), ma senza che sia perciò meno organicamente legato alle loro persone e alla loro unità di famiglia («stava loro sottomesso»). D’ora in avanti tutte le storie d’amore di tutti gli uomini e le donne che accolgono Gesù sperimenteranno questa dilatazione e questo inveramento di cui Maria e Giuseppe furono progenitori e scopriranno come il loro amore sia dentro quello del Padre. Quel che mirabilmente era stato creato («uomo e donna lo creò»), viene redento in modo ancor più mirabile.

via Radio Vaticana.