Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 5 Agosto 2023

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Per avvicinarci a queste parole ci può essere utile il suggerimento di sant’Ignazio, di iniziare cioè con la “composizione di luogo”: si tratta di immaginarci la scena, anche nei dettagli, e vedere noi stessi all’interno di quel quadro. Possiamo notare, osservare, contemplare, questa festa o cena, molto simile del resto a tante altre, che si compiono ancora oggi: gli invitati sono tutti persone importanti, ben vestite, ingioiellate, con i simboli del loro potere, amministrativo o militare, ben in vista.

Tutti sembrano contenti, ma nella realtà tutti ridono quando ride il capo, dicono quello che lui dice, si guardano bene dal contraddire quel che lui o quelli a lui vicini dicono. Sorridono, ma non sono contenti, ostentano benessere, ma se ne starebbero volentieri a casa propria, senza per forza affrontare quei doveri di società che la loro situazione impone loro. E il capo è lui, Erode, adulato e ossequiato da tutti. Sembra.

Lʼarrivo della danzatrice fa perdere i freni inibitori ai convitati – e anche al capo. Aggiungi il vino e il resto è fatto. Scappa una parola in più ed ecco il pasticcio. Quello che sembra il capo fa qualcosa che gli altri si aspettano che lui faccia, si fa fregare dalla compagna che non sopporta le prediche di Giovanni Battista. Insomma, il maschio alfa, o quello che si ritiene tale, si fa mettere i piedi in testa da una donna talmente navigata da mandare avanti la figlia giovane e bella. E poi tutti lo guardano, lo giudicano. Non può fare brutta figura.

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Erode posso essere io. Il “rispetto umano”, come si chiamava un tempo, è la disposizione a fare, dire, agire, non come io vorrei davvero, cioè come sento vero, buono e giusto, ma come gli altri mi dicono che bisogna fare. Ecco allora i fatti della nostra cronaca: ci si ubriaca perché il gruppo lo fa, il gruppo dal quale non voglio sentirmi escluso, si combinano cose più o meno gravi soltanto perché sono “da uomo”, si bullizza uno perché gli altri, il capo, lo fanno, e io devo far parte del loro gruppo. E quella è la prova di ammissione al clan.

Chiedo allora a Dio la grazia di allontanarmi dalle compagnie sbagliate e di trovare relazioni vere.

Ottavio De Bertolis SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato