Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 2 Settembre 2023

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Il messaggio รจ forte e chiaro: se non metti a frutto i tuoi talenti sei perduto! Se vivi una vita che non valorizza le tue qualitร , qualsiasi cosa possano rappresentare per te, la tua vita non vale nulla. Neppure agli occhi di Dio. Sei perso veramente. Che tradotto nel linguaggio di oggi suona come: se non ti dai da fare, sei un fallito. Il che puรฒ essere anche vero, ma che ansia! Il Vangelo non era una โ€œbuona notiziaโ€? Dove sta la buona notizia in questo racconto? Di un Dio che svaluta, mortifica e miete dove non ha seminato ne possiamo fare anche a meno. La vita รจ giร  complicata di per sรฉ che non sentiamo di certo il bisogno di uno sguardo giudicante dallโ€™alto sulla nostra fatica di stare al mondo!

Ma allora, perchรฉ Gesรน racconta questa parabola? In quanto esseri umani, a livello ancestrale, talvolta inconsciamente, viviamo la nostra vita sottomettendola a una entitร  che riteniamo superiore. La chiamiamo โ€œdioโ€ o la nominiamo in qualsiasi altro modo, identificandola in qualche ideale, ma il risultato non cambia: a seconda di come elaboriamo interiormente il rapporto con questa entitร , tendiamo a vivere di conseguenza.

รˆ il meccanismo relazionale insito nella natura della creatura. Nel momento in cui nasciamo, la nostra vita (psichica, spirituale e sociale) รจ comunque dipendente dai nostri simili adulti. E questa relazione originaria accompagna e plasma lโ€™intera esistenza. In quanto strutturale, non possiamo scrollarcela di dosso semplicemente negandone lโ€™esistenza. Dal punto di vista spirituale, diventare adulti significa elaborare questa relazione costitutiva continuamente, ogni volta che se ne presenta lโ€™occasione.

รˆ quello il momento in cui cresciamo in autonomia e libertร , in un movimento che รจ sempre possibile ripercorrere durante lโ€™intero ciclo della vita. E sรฌ, in modo provocatorio, potremmo quasi dire che Gesรน ci aiuta a elaborare questa relazione originaria direttamente con le proiezioni su Dio che ci tengono in catene e ci impediscono di prendere in mano la nostra vita e diventarne pienamente responsabili!

La parabola ci provoca a prendere posizione. Intercetta una nostra particolare immagine distorta di Dio e la proietta alla fine dei tempi, e ci chiede di confrontarla con lโ€™immagine di un Dio che invece muore sulla croce per te: il Dio di Gesรน Cristo. Gesรน ti chiede di osservare attentamente la differenza: quanto lโ€™immagine del Dio che muore in croce corrisponde allโ€™immagine che viene presentata nella parabola? A partire da questa osservazione puoi prendere una posizione.

Chi vuoi servire? Un dio che incute timore o un Dio che muore per te? Non cโ€™รจ una terza viva. Non servire nessuno รจ lโ€™illusione di chi non riconosce che lโ€™essere umano รจ relazionale sin dallโ€™inizio. Gesรน non elimina il riferimento ancestrale, ce lo fa elaborare. Perchรฉ noi esseri umani non sperimentiamo la libertร  in senso assoluto, come giร  data, ma sempre dentro la dinamica dellโ€™essere liberati.

Flavio Emanuele Bottaro SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato