Anche oggi continuiamo, in sequenza con le domeniche precedenti, la proclamazione del capitolo 1 secondo Marco (cf. PIร FORTE DI ME [Mc 1, 7-11]; GETTAVANO e RIPARAVANO [Mc 1, 14-20]) e nello specifico proseguiamo lโascolto della โgiornata tipoโ di Gesรน a Cafarnao (precisamente uno Shabbรกt), iniziata in sinagoga con la cacciata di uno spirito impuro (cf. AUTORITร [Mc 1, 21-28]), e terminata nella casa di Simone e Andrea, dove guarisce la suocera del primo (cf. Mc 1, 29-31).
Il resto del Vangelo odierno, invece, narra episodi che concernono il giorno dopo il sabato (cf. Mc 1, 32-39), dato che nel momento in cui veniva la sera (cf. Mc 1, 32), iniziava giร il giorno seguente.
Molto interessante come la mattina di questo giorno dopo il sabato di Cafarnao richiami fortemente, anche nei termini adoperati, il โgiorno dopo il sabatoโ per eccellenza.
Vediamo.
ยซAl mattino presto (proรฌ) si alzรฒ (anastร s) quando ancora era buioยป (Mc 1, 35).
Lโavverbio proรฌ รจ esattamente lo stesso che troviamo in Mc 16, 2 (ยซDi buon mattino [proรฌ], il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del soleยป) ed anche in Gv 20, 1 (ยซl primo giorno della settimana, Maria di Mร gdala si recรฒ al sepolcro di mattino [proรฌ], quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcroยป).
Inoltre il verbo anastร s (coniugato da anรญstemi) รจ propriamente il verbo della Risurrezione (ยซInfatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioรจ egli doveva risorgere [anastแบฝnai] dai morti ยป โ Gv 20, 9) -Notiamo come lโaltro verbo che indica la Risurrezione sia egeรญro (cf. Mc 16, 6), e questo stesso verbo รจ puntualmente presente nel seguente versetto odierno: ยซEgli si avvicinรฒ e la fece alzare (รฉgeiren) prendendola per mano; la febbre la lasciรฒ ed ella li servivaยป (Mc 1, 31). Rileviamo, infine, come anche lโespressione odierna opsรญas genomรฉnes, ovvero ยซVenuta la seraยป (Mc 1, 32), sia un forte rimando ai momenti prossimi alla Risurrezione, dato che questa circonlocuzione รจ usata esattamente anche in Mc 15, 42: ยซVenuta ormai la sera (opsรญas genomรฉnes), poichรฉ era la Parasceve, cioรจ la vigilia del sabatoยป. Ebbene, รจ certamente possibile leggere le straordinarie vicende occorse a Cafarnao, contenute in Mc 1, ammiccando decisamente a quelle gloriose di Gerusalemme. In questa occasione, tuttavia, ci bastino i piccolissimi accenni appena sopra riportati
Unโaltra celere nota che possiamo trarre dalle righe del Vangelo di oggi, รจ quella che ci descrive come Gesรน sia โadeguatoโ tanto in un contesto isolato, quanto in uno affollato.
Difatti il Signore si trova a suo agio sia in mezzo ad una intera cittร riunita (cf. Mc 1, 32-34), sia nel pieno isolamento del deserto (cf. Mc 1, 35-39).
E questo deve essere monito per noi che ci definiamo seguaci di Gesรน.
Invero, un conto รจ dire: ยซIl mio carattere e le mie caratteristiche, nella pratica di fede, mi portano ad essere maggiormente partecipe, attivo ed efficace in un contesto ampio, o nellโisolamentoยป, e un conto รจ dire: ยซLa vera fede รจ quella che si esplica solo in mezzo alle folle, o solo nelle clausure, negli eremi, ovvero in circostanze intime ed appartateยป.
Gesรน, invero, era adatto a vivere tanto tra la gente quanto da solo; il Signore era efficace sia in mezzo alle folle di una cittร sia ritirato nel deserto.
Evangelizzatori con lโโodore delle pecoreโ (cf. Francesco, Evangelii Gaudium, 24), quindi, ma anche oranti che effondono incenso, dediti ยซtotalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimentoยป (cf. Benedetto XVI, Angelus, 19 novembre 2006).
Ebbene, dati questi brevissimi cenni generali su due (tra le molteplici) tematiche che sorgono dalla contemplazione del passo evangelico di questa domenica, concentriamoci sul verbo SERVIVA:
ยซEgli si avvicinรฒ e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciรฒ ed ella li servivaยป (Mc 1, 31).
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Il termine greco adoperato nel testo originale suona familiare anche in italiano: diekรณnei, coniugato da diakonรฉo.
Giustamente la traduzione di questo verbo รจ ยซservireยป, tanto รจ vero che, in ambito ecclesiastico-liturgico, la figura del โdiaconoโ inquadra quel ministro sacro che esercita funzioni di aiuto ed assistenza nellโesercizio del culto.
Come sempre, perรฒ, รจ interessante andare alla ricerca della radice della parola.
Intanto notiamo come diakonรฉo sia composto da diรก, preposizione che appresta un fondale di dinamica/movimento in cui si combina il nucleo verbale vero e proprio, ovvero konรฉo/konรญo.
Questโultimo viene direttamente dal nome kรณnis, il quale significa ยซpolvereยป (konรฉo/konรญo, difatti, intende ยซimpolverareยป).
Ecco, quindi, che siamo in grado di carpire cosa esprima, nel suo seno, il verbo diakonรฉo.
Esso intende specificamente non un โsempliceโ atto di servizio, bensรฌ un rendersi disponibile in modo frenetico, affrettandosi, correndo. E tale disposizione รจ cosรฌ eccitata ed appassionata, che questa fretta nel dedicarsi solleva la polvere, รจ cagione di spargimento di polvere (se volessimo adoperare un gergo colloquiale, ovvero suscitare una immagine immediata, potremmo dire che diakonรฉo vale ยซsgommareยป).

Da ciรฒ potremmo trarre vari sviluppi di analisi e, a seguito di quanto sin ora riferito, una su tutte sarebbe quella che nota il fatto di come lโepisodio della guarigione della suocera di Simone si giochi figurativamente sul rapporto โfuoco-cenereโ (dato che kรณnis vale tanto ยซpolvereยป quantโanche ยซcenereยป).
Se infatti volessimo tradurre letteralmente Mc 1, 30-31, potremmo rendere cosรฌ:
ยซ(30) La suocera di Simone era a letto purรฉssousa (tecnicamente ยซinfuocataยป [purรฉssousa esprime direttamente il nome pลฉr, ovvero ยซfuocoยป]) e subito gli parlarono di lei. (31) Egli si avvicinรฒ e la fece alzare prendendola per mano; il puretรณs (lโยซinfuocamentoยป) la lasciรฒ ed ella li diekรณnei (ยซsi rese disponibile in un modo cosรฌ frenetico, tale da sollevare la cenereยป)ยป.
Interessante come il rapporto โsofferenza-servizioโ possa essere messo in stretta relazione, quasi che il secondo sia figlio della prima; quasi che solo passando attraverso la sofferenza si puรฒ riuscire a vivere un servizio pienamente dedicato: poichรฉ solo se si accetta, se si accoglie, il fuoco (nel nome e per amore del Signore), la cenere (che da questo ardore immancabilmente scaturisce) puรฒ divenire non elemento disfatto che descrive una consumazione, ma addirittura mezzo per cucinare, persino per concimare, finanche al paradosso di diventare mezzo per detergere.
Tuttavia, รจ particolare lโaccostamento che mette accanto il ยซservireยป appena analizzato (diakonรฉo) con un altro protagonista del Vangelo odierno: i ยซdemรฒniยป (cf. Mc 1, 32.34.39).
Il termine greco usato รจ daimรณnion.
ร rilevante come anche questo nome intenda tecnicamente una sorta di โservizioโ.
Nondimeno il โservizioโ del daimรณnion non รจ quello del โdiaconoโ.
Invero la radice lessicale-semantica di daimรณnion descrive lโatto del ยซfare le parti/assegnare come fa un dioยป (cf. daรญmon; daรญomai).
Un servizio sui generis, insomma, il cui โdistribuireโ esula dal mettersi a disposizione freneticamente, dal dedicarsi con frettolosa, con polverosa e impolverata, passione, ma assurge, ovvero ambisce ad assurgere, a vero e proprio atto e atteggiamento di dominio: atto e atteggiamento che non appartiene neanche a Dio stesso, poichรฉ il Signore รจ Colui che non assegna, ma lascia liberi; รจ Colui alza la polvere nella fretta di servire lโuomo (cf. Gv 13, 4-5) -molto interessante come nei Vangeli, e particolarmente in quello secondo Marco, ci sia un uso estremo, quasi un โabusoโ, dellโavverbio euthรบs, ovvero ยซsubitoยป; รจ Colui che scaccia il daimรณnion poichรฉ Egli รจ il diรกkonos per eccellenza, che ยซnon รจ venuto per farsi servire (diakonethศnai), ma per servire (diakonศsai)ยป (Mc 10, 45); che non รจ venuto ad โincenerireโ, ma a โfarsi polvereโ (ยซsu di loro fece piovere carne come polvere e uccelli come sabbia del mareยป Sal 78, 27.

