Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 31 Gennaio 2021

Quest’oggi la Liturgia ci propone il diretto prosieguo, già brevissimamente accennato in GETTAVANO e RIPARAVANO, del Vangelo della scorsa domenica (Mc 1, 14-20).
Gli otto versetti odierni sono pregni di enormi ed abbondanti spunti di riflessione che, chiaramente, non possiamo trattare in maniera completa ed esaustiva.
Cercheremo, come è proprio del nostro uso, di accennare ad un univoco tratto esegetico, dal quale poter trarre ausili di meditazione e riflessione.

Non possiamo, tuttavia, tacere circa una chiara, netta e forte evidenza: lo «spirito impuro» (Mc 1, 23) esiste, e senza edulcorazioni il suo nome è «demonio impuro» (Lc 4, 33).
Il demonio, quindi, non è una fantomatica simbologia narrativa, emotiva o allusiva, ma è esistenza vera e, purtroppo, operante ed efficace, contro la quale occorre combattere, e contro il quale Gesù ha combattuto e vinto.
Se negassimo l’esistenza del demonio, ovvero lo considerassimo meramente come fiabesca allusione, allora allusione fiabesca sarebbe anche Gesù, ovvero negheremmo pure la vera e concreta esistenza di Gesù.
E chi ragiona così non è un cattolico. -Avremmo potuto usare il più inclusivo “cristiano” (dato che l’“inclusione” oggi fa molto politically correct, anche in ambiente religioso), per lo meno per il fatto che siamo pure nel periodo dell’anno in cui viene invocata l’unità dei cristiani, ma il cosiddetto “ecumenismo” è processo particolarmente atto a variopinte speculazioni, ergo nelle circostanze in cui ci si presenta l’occasione, riteniamo opportuno specificare come la nostra appartenenza, e la nostra casa, sia la Chiesa Cattolica Apostolica Romana edificata su Pietro, su cui «le potenze degli inferi non prevarranno» (cf. Mt 16, 18)

Orbene, passiamo ad indicare la parola tratta dal Vangelo, sui cui vogliamo porre enfasi: AUTORITÀ.
Questo sostantivo è presente due volte e nello specifico lo troviamo in Mc 1, 22.27:
«(22) Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. (27) Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità»

Il termine «autorità» viene dal latino augeo, il quale significa «accrescere/aumentare» (da cui il nome proprio «Augusto»).
Inoltre, adoperando un gioco particolarmente interessante (richiamandoci ad una caratteristica prassi rabbinica, la quale è intenta a scrutare un termine per trovarne, al suo interno, un altro -es: nel nome ebraico midbár [«deserto»] viene scrutato e trovato il sostantivo dabár [«parola»]), potremmo scrutare e trovare all’interno del sostantivo «autorità» l’aggettivo/pronome greco autós, ovvero «stesso/sé stesso». Tuttavia, riteniamo doveroso riferire il fatto di come la relazione tra «autorità» ed autós sia da considerare non soltanto dal punto di vista ludico, quant’anche, e con solidità, da quello semantico, poiché con l’espressione autòs éfa (che in latino, ma anche in uso italiano, vale ipse dixit, ovvero «l’ha detto egli stesso») si faceva riferimento esattamente all’autorità di qualcuno.
Ebbene, come non constatare il fatto che è viva consuetudine, ma oseremmo dire dato acquisito come inconfutabile, che «autorità», per noi uomini, fa rima e coincide chiaramente con la sua radice («augeo»), ma anche, ed ancor più, con ciò che scaturisce dal suo gioco semantico («autós»)? -Il cosiddetto self-made man («uomo fatto da sé»), ovvero colui che ha creato ed «aumentato» la propria posizione economica e sociale «da sé stesso»: ciò viene comunemente ritenuto sufficiente per conferirgli di diritto una somma «autorità» (invece che “competenza”)
E come non constatare il fatto che, per il mondo, l’«autorità» (ben diversa da “autorevolezza”), è usualmente considerata carattere che spetta de iure a chi ha un dato nome o una data quantità di beni materiali? -La famosa esclamazione del Marchese del Grillo («Perché io so io…») esprime, con ferina ironia, esattamente questo passaggio
L’ausiliare “avere”, insomma, si cela profondamente e fondamentalmente nel nome «autorità».

Andando, ora, al testo evangelico, che come ben sappiamo è scritto in greco, il termine «autorità», che troviamo nei versetti sopra indicati (Mc 1, 22.27), è exousía, ed esso è nome che ci porta ad argomentare una esegesi del tutto dissociabile da quanto sin ora analizzato.
Esso è composto dalla preposizione ex, che indica il movimento del «moto da luogo/da», e dal verbo eimí, ovvero «essere» (esattamente agli antipodi del verbo “avere”). Quindi letteralmente exousía esprimerebbe un «essere da»
Da notare, comunque, come exousía possa legarsi anche ad ex-eimi (senza accento), ovvero «venire/giungere (eimi) da (ex)».

Ecco, allora, come sia interessante trarre la considerazione circa il fatto di come il termine greco ex-ousía («autorità»), tenda enfaticamente, nonché tecnicamente, ad un «venire/giungere da» (ex-eimi), che è uno «staccare/staccarsi», il che è fortemente l’opposto di «accrescere/aumentare» (augeo), dato che l’azione di «staccare/staccarsi» non ammicca ad un movimento di “accrescimento/aumento”, ma allude fortemente all’idea di “riduzione/diminuzione”.
Ed inoltre ex-ousía non corrobora la sfera di «stesso/sé stesso» (autós), ma coinvolge l’ambito opposto, ovvero quello dell’«essere da» (ex-eimí), che è un «de-rivare» da altri o, ancor meglio, da Altro. -Un figlio, invero, acquista autorità quando si stacca dal padre da cui deriva; ed un padre fa derivare autorità al figlio quando (pur con dilaniante sofferenza) lo spinge al distacco da sé. Possiamo chiosare anche un’ulteriore riflessione: il Dio “Trino”, oltre ad essere attributo imprescindibile per la dinamica di amore (Il Padre e il Figlio sono in reciproca relazione di amore nello Spirito Santo; oppure il Padre è “l’amare di Dio”, il Figlio è “l’amo di Dio” lo Spirito Santo è “l’amando di Dio” -cf. PERDONO e SIETE) è altrettanto necessario per la dinamica di autorità che, come l’amore, non è granitico monolite, bensì movimento di “derivazione reciproca”, ovvero di “vicendevole distacco”: Il Padre dallo Spirito («Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» -Lc 1, 35), il Figlio dal Padre («Essi […] sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato» -Gv 17, 8), Lo Spirito dal Figlio («Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito» -Gv 19, 30). Notiamo, infine, come in questa analisi si possa inserire il colloquio tra Gesù e Pilato: «Gli disse allora Pilato: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?” (augeo + autós). Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto (ex-eimí/eimi)» (Gv 19, 10-11)

Ebbene, recependo questa analisi esegetica, come non notare il fatto che la pericope odierna, che narra esattamente di un esorcismo praticato con poderosa autorità da Gesù, sia fondata propriamente sul tema dell’uscire, ovvero dello staccarsi (ex- eimí/eimi): «E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui» (Mc 1, 25-26)? -Riferiamo come per il popolo ebraico il centro di tutto sia legato all’”Esodo”, ovvero «uscita», vertice sommo in cui si manifestò l’autorità del Signore, nonché momento in cui Israele iniziò a consolidarsi nella sua autorità di popolo costituito. Ricordiamo anche come il patto di alleanza, e di conferimento di autorità, tra il Signore ed Abramo, sia germogliato esattamente dalla seguente pronuncia di Dio: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre» (cf. Gn 12, 1-3)

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Sinagoga di Cafarnao

E se alla consuetudine del mondo si confarebbe riconoscere nella pompa di una folla “accresciuta” (augeo) il culmine dell’autorità (come nella cosiddetta “Domenica delle Palme” cf. Mt 21, 8; Mc 11, 8; Lc 19, 36; Gv 12, 12), il Signore, invece, manifesta la pienezza della sua ex-ousía esattamente nel momento in cui uscirà, staccandosi, dalla città: «Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo» (Mc 15, 20).

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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