Fabio Quadrini – Commento al Vangelo di domenica 28 Giugno 2020

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Quante volte abbiamo ascoltato le parole che Gesรน ha pronunciato nella pericope di questa domenica.

E chi non ha mai pensato, difronte a questo Vangelo, come Gesรน sia ยซesageratamente categoricoยป, o addirittura un poโ€™ troppo ยซcattivoยป?
Anche i fedeli piรน convinti, sfidando il sacro timore reverenziale, si saranno fatti scappare, magari a mezza bocca, un: ยซAccipicchia quantโ€™รจ incomprensibile Gesรนยป.
I piรน fanatici, invece, dinanzi a pronunzie evangeliche del genere, glissando per manifesta drammaticitร  esegetica ogni incontro, confronto e dibattito coi detrattori della fede, non avranno fatto altro che rimuginare e rimuginare, al fine di trovare qualche escamotage per ยซsalvareยป Gesรน e la situazione imbarazzante scaturita dalle sue parole.
Probabilmente anche ai seguaci contemporanei di Gesรน saranno appartenute queste emozioni e questi sentimenti (Cf. Mc 3, 21: ยซAllora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: โ€œรˆ fuori di sรฉโ€ยป).

Tuttavia il Signore non รจ nรฉ esagerato, nรฉ cattivo, nรฉ incomprensibile, nรฉ bisognoso della nostra difesa.
Il Signore va ascoltato; la Parola di Dio va meditata e scrutata: allora si che tutto riesce a svelarsi nella sua robustezza e pienezza.

Ecco che, alla luce di quanto appena riferito, il Vangelo odierno รจ di una profonditร  immensa, che se degnamente contemplato e approfondito, non fa per nulla sbigottire, bensรฌ fa commuovere e piangere: tanto di dolore, quanto di Gloria.
Sarebbe meraviglioso poter approfondire ogni aspetto di questa pericope, ma purtroppo, cosรฌ come ribadiamo ogni volta, dobbiamo renderci concisi (tanto da risultare estremamente densi) e fornire brevi spunti.
Questi input, tuttavia, siano scintille, da cui possa germogliare lโ€™interesse e lโ€™autonoma motivazione del lettore nei confronti dellโ€™attenta scrutatio della Parola di Dio, la quale non puรฒ essere ridotta (ed anche questo lo ripetiamo sempre) alle solite filastrocche, piatte e superficiali.
La Scrittura, infatti, รจ viva, ed รจ sempre nuova: perciรฒ non รจ statica, bensรฌ รจ animata, reattiva e vigorosa.
Non raffreddiamo, pertanto, la luce ed il calore della Parola di Dio con le consuete tiritere. Egualmente fredda, invero, sarร  la nostra fede.

Ebbene, perchรฉ questa pericope farebbe commuovere e piangere di dolore e di Gloria?

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1 โ€“ Se leggessimo il testo greco originale, ci accorgeremmo che la struttura portante della sequenza evangelica รจ costruita a ยซchiasmoยป.
Il chiasmo, invero, รจ figura retorica data dalle sequenze A-B / B-A, le quali coppie, inquadrate una sopra lโ€™altra, sono ordinate esattamente con un tracciato a croce; tanto รจ vero che codesta figura retorica si chiama ยซchiasmoยป proprio perchรฉ si rifร  alla lettera greca ยซXยป (khi), ovvero una croce.
Facciamo un esempio tratto dalla pericope odierna.
Il testo in italiano di Mt 10, 37 รจ: ยซChi ama (A) padre o madre piรน di me (B), non รจ degno (A) di me (B); chi ama (A) figlio o figlia piรน di me (B), non รจ degno (A) di me (B)ยป.
Il greco originale, invece, รจ: ยซChi ama (A) padre o madre piรน di me (B), non รจ di me (B) degno (A); chi ama (A) figlio o figlia piรน di me (B), non รจ di me (B) degno (A)ยป.
Ecco, dunque: anche nel modo in cui รจ scritta, la Parola di Dio puรฒ comunicare il suo messaggio.
Il centro del Vangelo odierno, invero, non รจ nรฉ lโ€™odio per papร  o mamma, nรฉ la beneficenza (tanto per citare due classiche tematiche): il centro รจ la Croce.
E Gesรน non sta dettando aspre e crude prescrizioni o imposizioni come un despota egoista, che vuole devozione solo per sรฉ, ma sta velatamente indicando qual รจ la direzione del suo cammino; attanagliato ed ansimante per la prova che lo aspetta: la Croce.
Invero il ritmo del ยซchiasmoยป ricorda fortemente un andamento singhiozzante; quel singhiozzante andamento di chi non ha fiato, di chi soffre o di chi piange.

2 โ€“ Ma la Passione la ritroviamo anche in un altro punto.
Lโ€™estratto evangelico di questa domenica si apre con una frase che inizia con il sostantivo ยซpadreยป, e termina con una frase che inizia con il sostantivo ยซbicchiereยป.
Sembrano, in traduzione italiana, due parole arci distanti tra loro; invece in greco sono: patรฉra (ยซpadreยป) e potรฉrion (ยซbicchiereยป).
Ebbene, la radice lessicale teoricamente non dovrebbe essere la stessa: che cโ€™entra, infatti, ยซpadreยป con ยซbicchiereยป?
Tuttavia, ne siamo proprio certi?
Invero tanto patรฉra quanto potรฉrion hanno lo stesso fulcro โˆšptr.

Giochiamoci un attimo.
Non รจ forse vero che spetta al ยซpadreยป (che vale anche quale sineddoche per ยซgenitoreยป) provvedere affinchรฉ il figlio beva, ovvero affinchรฉ il figlio abbia la vita (ยซbicchiereยป, ovvero potรฉrion, deriva dal verbo pรญno, che vuol dire ยซbereยป)?
Non รจ forse vero che in Nm 20, 11 lโ€™acqua (quindi pรญno, quindi potรฉrion) uscรฌ dalla roccia: ยซMosรจ alzรฒ la mano, percosse la roccia (in greco รจ pรฉtras) con il bastone due volte e ne uscรฌ acqua in abbondanza; ne bevvero (รฉpien, coniugato proprio da pรญno) la comunitร  e il bestiameยป?
Questo secondo esempio sembra che non cโ€™entri col discorso, ma รจ molto interessante come ยซrocciaยป (pรฉtras โ€“ quindi anche il nome ยซPietroยป) abbia esattamente lo stesso nucleo โˆšptr di patรฉra (ยซpadreยป) e potรฉrion (ยซbicchiereยป).
E come risulterebbe, dunque, forte lโ€™espressione di Gesรน: ยซE io a te dico: tu sei Pietro (Pรฉtros) e su questa pietra (pรฉtra) edificherรฒ la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essaยป (Mt 16, 18), sapendo che Pรฉtros e pรฉtra hanno la stessa radice โˆšptr di ยซPadreยป (ยซE io a te dico: tu sei Padre (Pรฉtros) e su questo Padre (pรฉtra) edificherรฒ la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essaยป)?

Abbiamo detto di aver appena fatto un ยซgiocoยป.
E cosรฌ รจ stato.
Ma siamo sicuri che sia stato solamente un gioco?
Ed anche fosse stato cosรฌ, non รจ forse il Signore stesso, che nellโ€™atto di creare, proprio Egli gioca come fosse un bambino: ยซio ero con lui come artefice (in ebraico amรณn, [ยซarteficeยป], vale anche ยซbambinoยป) ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dellโ€™uomoยป (Prv 8, 30-31)?
Orbene, anche da questa lieve, eppur non lieve, esegesi, potremmo trarre notevoli approfondimenti.
Tuttavia dirigiamoci ad altro.

Rimanendo tra i termini patรฉra (ยซpadreยป) e potรฉrion (ยซbicchiereยป), ecco che li ritroviamo esattamente nellโ€™agonia del Getsemani: ยซAndรฒ un poco piรน avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: โ€œPadre (pรกter) mio, se รจ possibile, passi via da me questo calice (potรฉrion)! Perรฒ non come voglio io, ma come vuoi tu!โ€. [โ€ฆ] Si allontanรฒ una seconda volta e pregรฒ dicendo: โ€œPadre (pรกter) mio, se questo calice (nel greco originale รจ potรฉrion sottinteso) non puรฒ passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontร โ€ยป (Mt 26, 39. 42).getsemani_agonia_orto_ulivi
Ebbene, ecco che proprio da questo richiamo, che รจ effettivamente lโ€™inizio della Passione di Gesรน Cristo, possiamo tornare al Vangelo di oggi e continuare a scavare nel suo profondo.
Lโ€™amore per il ยซpadreยป (patรฉra), invero, non sta nel ยซcome voglio ioยป, ma nel ยซcome vuoi tuยป; non sta nel rifiutare il ยซcaliceยป (potรฉrion), ma nel berlo.
Ecco cosa vale lโ€™odierno ยซChi ama padre [o madre] piรน di me, non รจ degno di meยป: quando dissociamo ยซpadreยป (patรฉra) e ยซbicchiere/caliceยป (potรฉrion) amiamo ยซcome voglio ioยป.
Invece Gesรน ci invita (invita, non intima) a lasciare connessi e avvinghiati patรฉra e potรฉrion, proprio cosรฌ come deve essere, poichรฉ รจ soltanto nella commistione tra patรฉra e potรฉrion che lโ€™ยซioยป lascia spazio a ยซDioยป; รจ soltanto cosรฌ che lโ€™io fa ยซcome vuoi tuยป, ovvero fa come vuole Dio.
Amare il padre piรน di Gesรน, invero, significa riconoscere sรฉ stessi come ยซpadreยป, scevri da qualsiasi potรฉrion, quindi amare egoisticamente se stessi e la propria volontร .
Gesรน, invece, ci dice di amare il Signore, il vero Padre, che รจ insieme patรฉra e potรฉrion; e di conformarci quindi, non alla nostra, ma alla sua volontร , la quale non ci sottrae dalle prove, dalle fatiche, ovvero dalla croce (ยซbicchiere/caliceยป), ma la benedice, e la rende strumento di Salvezza.
Gesรน Cristo, invero, non รจ, oggi, ad intimarci lโ€™esecuzione di un suo ordine egoistico (ยซSe volete essere degni di me, amate solo me, abbandonando la famigliaยป, interpretazione assai superficiale), ma ci invita a farci a lui compagni, Egli che per primo, si รจ fatto compagno allโ€™uomo, caricandosi della Croce della morte, conformandosi pienamente al potรฉrion (ยซbicchiereยป) del sacrificio ma della Salvezza del Padre (patรฉra), il quale porta scritto ยซcaliceยป (potรฉrion) proprio nel suo nome (โˆšptr โ€“ Padre- patรฉra).
Ed anche qui possiamo tornare a Mt 16, 18 e chiudere: ยซE io a te dico: tu sei potรฉrion/calice/Croce (Pรฉtros) e su questo potรฉrion/calice/Croce (pรฉtra) edificherรฒ la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essaยป.

Fonte

Per gentile concessione di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/


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