Esegesi e commento al Vangelo di Domenica 10 Marzo 2019 – p. Rinaldo Paganelli

ANDO’ NEL DESERTO

Ricordare il dono di Dio

Obbedienza profonda e serena umiltà caratterizzano l’esperienza del credente, come emerge dal testo del Deuteronomio. Appropriato è il richiamo a Israele (Giacobbe), progenitore delle dodici tribù e al suo essere errante, vagante come un nomade. Proprio su di lui è caduta la scelta di Dio, per farne, per puro suo dono, una nazione grande, forte e numerosa (v. 5). Una volta arrivato alla terra promessa e stabilitosi in essa, per Giacobbe è importante ricordare e non dimenticare. La memoria è quanto il Signore ha ripetutamente comandato al popolo tramite il suo servo Mosè: «guardati dal dimenticare il Signore che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile» (Dt 6,12). La memoria rende possibile la lode, e l’offerta diventa restituzione di tutto quanto si è ricevuto.

La prova della tentazione

Il brano delle tentazioni di Gesù ci mette dinanzi al percorso della nostra vita nei momenti in cui le difficoltà, il buio, l’aridità dei nostri deserti interiori possono prendere il sopravvento, e farci perdere la direzione verso cui ci orienta la Buona Notizia. Lo Spirito che guida Gesù nel deserto rafforza la presenza e l’azione della Trinità. Il Padre, il Figlio e lo Spirito sono saldi ed escono vincitori nel confronto con il Tentatore. Nell’esperienza di fede e di sapienza centrale è la Parola di Dio. L’alternativa e l’opposizione alla vita di fede è proposta dal demone mediante un’esistenza giocata sulla potenza, sul possesso e sul potere, e quindi come una «divinizzazione» dell’uomo che diventa figlio impadronendosi della potenza di Dio.

La capacità di riferirsi al Salvatore

Il divisore tenta Gesù con frasi sottili, apparentemente possibili e lecite. Promette la felicità senza dare la libertà. Il Signore non si sottrae, ma non baratta, non scende a compromessi, risponde con la Parola, ed è la verità della Parola che sconfigge il male. È la partecipazione al mistero della Trinità che permette di rimanere saldi nella fede, forti nelle tribolazioni e nelle tentazioni. Il potere, il successo, la gloria, la dimostrazione della forza, non ci interessano, perché la nostra unica forza è Colui che ci ha amati fino all’estremo. La risposta di fede è legata alla vita concreta e al ringraziamento per gli avvenimenti della nostra storia. La professione di fede si deve celebrare a partire dalle prove o tentazioni che Dio concede alla vita per verificare, purificare e far crescere la risposta di fede. Chi non ha attraversato prove e tentazioni non è una persona adulta, non è grande nella fede. La «tentazione» è quindi propria delle vicende forti, positive, straordinarie. Della tentazione si serve anche il diavolo con intenti negativi. Il signore del male e della morte prova gelosia verso l’amore che unisce noi al Signore della vita.

La forza della Parola

Spesso si ripone la sicurezza nella quantità delle cose possedute, mentre Dio vuole convincerci che la sicurezza si trova altrove. La Parola di Dio è necessaria quanto il pane, senza questa Parola si può essere esausti e disperati. L’eccessiva attenzione ai problemi del mondo, contrabbandata come carità verso i poveri, può essere a volte un modo facile per sfuggire alle parole troppo impegnative del Vangelo. Si cede alla tentazione della religione falsata ogni volta che si usano mezzi potenti, miracolistici per annunciare il Vangelo. Tutto questo va accompagnato dalla notizia fortemente sottolineata oggi da Paolo circa la «facilità» e la «vicinanza» della Parola di Dio alla vita e all’esperienza comune. La vera difficoltà e l’opposizione a questa via sostenuta dalla Parola si annidano in quella «grandezza» alla quale istintivamente l’uomo aspira. Solo la riconoscenza e la benedizione di Dio per tutti i suoi benefici dona la forza per superare le tentazioni.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

– Quali doni ti ha fatto il Signore nella tua vita?
– Che relazione hai con il Signore?

IN FAMIGLIA

Iniziando la Quaresima non mettiamo subito a tema dei buoni propositi,
ma provate a dare un nome alle realtà che creano maggior fatica nei rapporti all’interno della famiglia.
A partire da queste difficoltà pregate per sentirle non solo come ostacolo,
ma come occasione per sviluppare pazienza, ricerca, stile nuovo di vita.

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi | Fonte

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