Enzo Bianchi – Commento al Vangelo di domenica 2 Maggio 2021

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Unโ€™unica vite, unโ€™unica linfa di vita

Nel vangelo secondo Giovanni ci sono parole di Gesรน alle quali purtroppo siamo abituati e che dunque ascoltiamo o leggiamo in modo superficiale. In veritร  confesso che queste parole mi sembrano folli, mi sembrano pretese assurde, che un uomo equilibrato non puรฒ avanzare. Solo quando le leggo o le ascolto quali parole del Risorto vivente, del Kรฝrios, del Signore in mezzo alla sua chiesa (cf. Gv 20,19.26), mi sento di accoglierle come parole di veritร  e di vita. Ma allora mi danno quasi le vertigini e mi fanno sentire inadeguato di fronte alla rivelazione del misteroโ€ฆ I brani giovannei che ascoltiamo nel tempo pasquale e che innanzitutto testimoniano โ€“ come si vedeva domenica scorsa โ€“ le affermazioni di Gesรน โ€œIo sonoโ€ฆโ€, possono urtarci, possono sembrare incomprensibiliโ€ฆ eppure sono parole del Signore!

La pagina odierna รจ tratta dai cosiddetti โ€œdiscorsi di addioโ€ (cf. Gv 13,31-16,33), parole che il Risorto glorioso e vivente rivolge alla sua chiesa. Gesรน afferma: โ€œIo sono la vite vera e il Padre mio รจ lโ€™agricoltore, il vignaioloโ€. Per un ebreo credente la vite รจ una pianta familiare, che insieme al grano e allโ€™olivo contrassegna la terra di Israele; รจ la pianta da cui si trae โ€œil vino, che rallegra il cuore umanoโ€ (Sal 104,15); รจ la pianta coltivata da sempre nella terra di Palestina, simbolo di una vita sedentaria e di una cultura attestata, simbolo della vita abbondante e gioiosa. Proprio la vite era stata assunta dai profeti come immagine del popolo di Israele, della comunitร  del Signore: vite scelta, strappata allโ€™Egitto e trapiantata nella terra promessa da Dio stesso (cf. Sal 80,9-12), coltivata con cura e amore dal Signore, che da essa attende frutti (cf. Is 5,4). Gesรน, rivelando di essere lui la vite vera (alethinรฉ) โ€“ come Geremia proclama di Israele: โ€œTi ho piantato quale vite vera (alethinรฉ)โ€ (Ger 2,21 LXX) โ€“ si definisce lโ€™Israele autentico, piantato da Dio, dunque pretende di rappresentare in sรฉ tutto il suo popolo, proprietร  del Signore. Egli รจ la vite vera e Dio โ€“ chiamato da Gesรน con audacia โ€œPadreโ€ โ€“ รจ il vignaiolo, colui che la coltiva.

Nella loro predicazione i profeti si erano piรน volte serviti di questa immagine per parlare dei credenti: Dio รจ il vignaiolo che ama la sua vigna ma da essa รจ frustrato (cf. Is 5,1-7; Ger 2,21; 5,10; 6,9; 8,13); Dio รจ il vignaiolo che piange la sua vigna, un tempo rigogliosa ma ora bruciata e desolata (cf. Os 10,1; Ez 15,1-8); Dio รจ il vignaiolo invocato in soccorso della sua vigna devastata e recisa (cf. Sal 80,13-17). Sรฌ, Gesรน, il Messia di Israele, รจ la vigna che ricapitola in sรฉ tutta la storia del popolo di Dio, assumendo i suoi fallimenti, le sue cadute e le sue sofferenze. Egli รจ nel contempo il testimone dellโ€™amore fedele di Dio che, nella sua misericordia inesauribile, rinnova lโ€™alleanza con il suo popolo.

Gesรน รจ anche la vigna che รจ la sua comunitร , la chiesa, e โ€“ come dice Paolo servendosi della metafora del corpo che, seppur formato dal capo e dalle membra, รจ uno solo (cf. Rm 12,4-8; 1Cor 12,12-27) โ€“ egli รจ la pianta e i credenti in lui sono i tralci: ma la pianta della vite รจ sempre una e una sola linfa la fa vivere! Il Padre vignaiolo, avendo cura di questa vite e desiderando che faccia frutti abbondanti, interviene non solo lavorando la terra e coltivando la ma anche con la potatura, operazione che il contadino fa dโ€™inverno, quando la vite non ha foglie e sembra morta. Conosciamo bene la potatura necessaria affinchรฉ la vite possa non disperdere la linfa e cosรฌ produrre non fogliame, non tralci frondosi ma senza frutto: una vite deve dare grappoli formati e grandi, nutriti fino alla maturazione. Quando il contadino pota, allora la vite โ€œpiangeโ€ dove รจ tagliata, fino a quando la ferita guarisce e si cicatrizza. La potatura tanto necessaria รจ pur sempre unโ€™operazione dolorosa per la vite, e molti tralci sono tagliati e gettati fuori della vigna, si seccano e sono destinati al fuocoโ€ฆ

Gesรน non ha paura di dire che anche suo Padre, Dio, deve compiere tale potatura, che la vita che egli รจ deve essere mondata e che dunque deve sentire nel suo stesso corpo le ferite per i tralci tagliati e staccati da lui. รˆ la stessa parola di Dio che compie questa potatura, perchรฉ essa รจ anche giudizio che separa; del resto, non era stata proprio la parola di Dio a mondare la comunitร  di Gesรน, con lโ€™uscita dal cenacolo di Giuda il traditore, la sera precedente la passione (cf. Gv 13,30)? Per i discepoli di Gesรน cโ€™รจ la necessitร  di rimanere tralci della vite che egli รจ, di rimanere (verbo mรฉno) in Gesรน (facendo rimanere in loro le sue parole) come lui rimane in loro.ย […] Continua a leggere il testo nel blog di Enzo Bianchi

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