Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 4 Giugno 2023

805

รˆ una questione dโ€™amore

รˆ la domenica in cui confessiamo la Triunitร  di Dio. In veritร  la Triunitร  di Dio รจ confessata dalla chiesa sempre, in ogni liturgia, ma recentemente si รจ sentito il bisogno di istituire una festa teologico-dogmatica, che non รจ conosciuta nรฉ dallโ€™antichitร  cristiana nรฉ, tuttora, dalla tradizione cristiana orientale. รˆ comunque lโ€™occasione di una lode, di un ringraziamento, di unโ€™adorazione del mistero del nostro Dio, comunione dโ€™amore tra Padre, Figlio e Spirito santo.

Qualcuno puรฒ essere stupito che il testo evangelico scelto dalla chiesa per questa festa parli in modo manifesto solo del Padre e del Figlio, mentre sembra fare silenzio sullo Spirito santo. In realtร  lo Spirito รจ presente come โ€œamore di Dioโ€ e come โ€œcompagno inseparabile del Figlioโ€ (Basilio di Cesarea), perchรฉ lร  dove sta scritto che โ€œDio ha tanto amato il mondoโ€, il cristiano comprende che Dio ha amato il mondo con il suo amore che รจ lo Spirito santo del Padre e del Figlio. รˆ stato lungo il cammino della rivelazione, e dunque dellโ€™adesione a essa da parte dei credenti, riguardo alla Triunitร  di Dio. Lo riconosce con finezza Gregorio di Nazianzo: โ€œLโ€™Antico Testamento proclamava in modo chiaro il Padre, in modo piรน oscuro il Figlio; il Nuovo Testamento ha manifestato il Figlio e ha fatto intravedere la divinitร  dello Spirito; ora lo Spirito โ€ฆ ci accorda una comprensione piรน chiara di se stesso โ€ฆ Cosรฌ attraverso ascensioni, avanzamenti, progressi di gloria in gloria, la luce della Triunitร  brillerร  con ancora piรน chiarezzaโ€ (Discorsi teologici 31,26).

La Triunitร  di Dio non รจ una formula cristallizzata e non occorre nominare sempre le tre persone per evocarla: Padre, Figlio e Spirito santo sono termini che indicano una vita di amore plurale, comunitario, sono una comunione che noi tentiamo di esprimere con le nostre povere parole, sempre incapaci di dire il mistero, di esprimere la rivelazione del nostro Dio. Non รจ un caso che spesso, per dire qualche nostra parola sulla Triunitร  di Dio, dopo secoli ricorriamo ancora allโ€™intuizione di Agostino che vede nel Padre lโ€™Amante, nel Figlio lโ€™Amato e nello Spirito lโ€™Amore che intercorre tra i due. E San Bernardo di Clairvaux, dal canto suo, leggeva la Triunitร  di Dio come un bacio โ€œcircolareโ€ ed eterno: โ€œIl Padre dร  il bacio, il Figlio lo riceve e il bacio stesso รจ lo Spirito santo, colui che รจ tra il Padre e il Figlio, la pace inalterabile, lโ€™amore indiviso, lโ€™unitร  indissolubileโ€ (Sermoni sul Cantico dei cantici 8,2).

Ma soffermiamoci sul brano evangelico. Siamo nel contesto del colloquio notturno tra Gesรน e Nicodemo (cf. Gv 3,1-21), un โ€œmaestro di Israeleโ€ (Gv 3,10) che rappresenta la sapienza giudaica in dialogo con Gesรน. รˆ questo un dialogo faticoso per Nicodemo, che ha fede in Gesรน ma fatica ad accogliere la novitร  della rivelazione portata da questo rabbi โ€œvenuto da Dioโ€. Gesรน risponde alle domande del suo interlocutore, ma lโ€™ultima risposta, quella piรน lunga, sembra contenuta allโ€™interno di una meditazione dellโ€™autore del quarto vangelo. Dunque, nei versetti che oggi la chiesa ci offre รจ Gesรน a parlare oppure si tratta di una meditazione dellโ€™evangelista? In ogni caso sono parole di Gesรน non certo riportate tali e quali, ma meditate, comprese e ridette nel tessuto di una comunitร  cristiana che ha cercato di crederle e di viverle.

Cosรฌ si apre il brano: โ€œDio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui โ€ฆ abbia la vita eternaโ€. Subito prima sta scritto: โ€œBisogna che sia innalzato il Figlio dellโ€™uomo, perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eternaโ€ (Gv 3,14-15). Queste due affermazioni sono parallele e si spiegano a vicenda. Affinchรฉ ogni essere umano possa credere, aderire al Figlio dellโ€™uomo e mettere la propria fiducia in lui, occorre che conosca lโ€™amore di Dio per tutta lโ€™umanitร , per questo mondo. Tale amore di Dio ha avuto la sua epifania in un atto preciso, databile, localizzabile nella storia e sulla terra: il 7 aprile dellโ€™anno 30 della nostra era un uomo, Gesรน di Nazaret, nato da Maria ma Figlio di Dio, รจ stato innalzato sulla croce, dove รจ morto โ€œavendo amato fino alla fineโ€ (cf. Gv 13,1), e in quellโ€™evento tutti hanno potuto vedere che Dio ha talmente amato il mondo da consegnargli il suo unico Figlio, da lui โ€œinviato nel mondoโ€. In quellโ€™ora della croce, โ€œlโ€™ora di Gesรนโ€, piรน che mai รจ stata manifestata la gloria di Gesรน come gloria di colui che ha amato fino alla fine, narrando (exeghรฉsato: Gv 1,18) lโ€™amore di Dio attraverso lโ€™offerta della sua vita a tutti, senza discriminazioni. Quella รจ stata lโ€™ora dellโ€™innalzamento del Figlio dellโ€™uomo, al quale tutti gli umani, di tutti i secoli e di tutte le generazioni, guardano come al โ€œtrafitto per amoreโ€ (cf. Zc 12,10; Gv 19,37; Ap 1,7).

Ecco il dono dei doni di Dio: dono gratuito, dono di se stesso, dono irrevocabile e senza pentimento; dono mai da meritare, ma da accogliere con fede; dono fatto solo per un amore folle di Dio, il quale ha voluto diventare uomo, carne fragile e mortale (cf. Gv 1,14), per essere in mezzo a noi, con noi, e cosรฌ condividere la nostra vita, la nostra lotta, la nostra sete di vita eterna. Ecco ciรฒ che รจ accaduto con la venuta nella carne del Figlio di Dio e con la discesa dello Spirito che sempre รจ il compagno inseparabile del Figlio; ecco il mistero dellโ€™amore di Dio vissuto in comunione, comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Quel mondo (kรณsmos) che a volte nel quarto vangelo รจ letto sotto il segno del male, del dominio di Satana, โ€œil principe di questo mondoโ€ (Gv 12,31; 16,11; cf. 14,30), qui รจ letto come umanitร , come universo che Dio vide โ€œcosa buonaโ€ (Gen 1,4.10.12.18.21.25) e โ€œmolto buonaโ€ (Gen 1,31), che egli ha amato fino alla follia, fino al dono di se stesso, dono che gli ha richiesto spogliazione, povertร , umiliazione. Essere salvati significa passare dalla morte alla vita definitiva, e questo รจ possibile per chi accetta il dono aderendo a Gesรน Cristo, colui che dร  lo Spirito della vita. Questo dono folle di Dio al mondo non ha come scopo il giudizio del mondo ma la sua salvezza: Dio vuole che lโ€™umanitร  conosca la vita per sempre, la vita piena, che soltanto lui puรฒ darle.

Ma di fronte al dono resta la libertร  umana. Il dono รจ fatto senza condizioni, dunque puรฒ essere accolto o rifiutato. Chi lo accoglie sfugge al giudizio e vive la vita per sempre, ma chi non lo accoglie si giudica da se stesso. Non รจ Dio che giudica o condanna, ma ciascuno, accogliendo o rifiutando lโ€™amore, entra nella vita oppure si allontana dalla sorgente della vita, percorrendo una strada mortifera. Certamente troviamo qui espressioni di Gesรน molto dure, radicali, ma esse vanno decodificate e spiegate. Se Gesรน dice che โ€œchi non crede รจ giร  stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโ€™unigenito Figlio di Dioโ€, non lo dice manifestando una condanna per le moltitudini di uomini e donne che non hanno potuto incontrarlo nella storia, perchรฉ appartenenti ad altri tempi o ad altre culture. Costoro, se avranno vissuto la loro esistenza in conformitร  allโ€™esistenza umana di Gesรน, contraddistinta dallโ€™amore dei fratelli e delle sorelle, รจ come se avessero partecipato, pur con tutti i limiti umani, alla vita umana di Gesรน; e cosรฌ, senza conoscerlo, senza professare il suo Nome nella fede cristiana, conosceranno la vita eterna in lui e con lui. Ma chi ha avuto una vita gravemente difforme dalla vita umana di Gesรน, e anzi in contraddizione con essa, non conoscendo lโ€™amore, costui รจ giร  giudicato e condannato: non cโ€™รจ per lui vita eterna.

La festa della Triunitร  di Dio dovrebbe non tanto indurci a speculazioni su questo mistero ineffabile, quanto piuttosto a fare esperienza della Triunitร  stessa nella chiesa, la quale ne รจ immagine, in quanto nata nel cuore del Padre, fondata sul Figlio e radunata dallo Spirito santo. La chiesa รจ il luogo in cui, per quanto possibile a noi umani, ci รจ dato di fare esperienza del cuore di Dio e della sua comunione plurale.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi