La tempesta sul mare di Galilea
La tempesta sul mare di Galilea รจ una metafora della lotta contro le potenze del male, lotta che Gesรน Cristo ha vinto. E noi possiamo vincerla in lui e con lui.
Dopo aver annunciato ai discepoli e alle folle alcune parabole da una barca appena scostata dalla spiaggia (cf. Mc 4,1-34), Gesรน decide di passare allโaltra riva del mare di Galilea: si tratta di unโโuscitaโ dalla terra santa di Israele, per andare verso una terra abitata dai pagani. Perchรฉ questa decisione cosรฌ audace?
Perchรฉ Gesรน, pur sentendosi โinviato prima alle pecore perdute della casa di Israeleโ (cf. Mt 15,24), vuole annunciare la misericordia di Dio anche alle genti, vuole combattere Satana e togliergli terreno anche in quella terra straniera e non santa. Questa รจ la ragione che muove Gesรน. Giona, chiamato da Dio ad andare a Ninive, cittร simbolo delle genti pagane, fugge, fa un cammino in direzione opposta (cf. Gn 1,1-3); Gesรน invece, inviato da Dio, va tra i pagani.
I discepoli, dunque, iniziano la traversata del lago, โprendendo con sรฉ Gesรนโ (espressione unica, perchรฉ di solito รจ Gesรน che prende con sรฉ i discepoli: cf. Mc 9,2; 10,32; 14,33): egli รจ stanco per la lunga giornata di predicazione, e sulla barca cerca un pagliericcio su cui distendersi per riposare. Ma alla volontร di Gesรน si oppone il mare, che รจ il luogo dove le forze del male si scatenano in tempesta.
Non si dimentichi che per gli ebrei il mare era il grande nemico, vinto dal Signore quando fece uscire il suo popolo dallโEgitto (cf. Es 14,15-31); era la residenza del Leviatan, il mostro marino (cf. Gb 3,8; Sal 74,14); era il grande abisso che, quando scatenava la sua forza, impauriva i naviganti (cf. Sal 107,23-27). Ed ecco che la potenza del demonio si manifesta in una tempesta di vento, che getta le onde nella barca e tenta di affondarla. ร notte, รจ lโora delle tenebre, e la paura scuote quei discepoli, che non riescono piรน a governare la barca. Il naufragio sembra ormai inevitabile, eppure Gesรน, a poppa, dormeโฆ
I discepoli allora, in preda allโangoscia, al vedere Gesรน addormentato si spazientiscono. Decidono dunque di svegliarlo e, con modi non certo reverenziali, gridano: โMaestro, non tโimporta nulla che siamo perduti?โ. Giร questo modo di esprimersi รจ eloquente: lo chiamano maestro (didรกskalos) e con parole brusche contestano la sua inerzia, il suo sonno. Parole che nella versione di Matteo diventeranno una preghiera โ โSignore (Kรฝrios), salvaci, siamo perduti!โ (Mt 8,25) โ e in quella di Luca una chiamata โ โMaestro, maestro (epistรกtes), siamo perduti!โ (Lc 8,24) โ. Marco ricorda meglio i rapporti semplici e diretti, finanche poco gentili, dei discepoli verso Gesรนโฆ
Di fronte a questa mancanza di fede, Gesรน sgrida il vento ed esorcizza il mare, โdicendogli: โTaci, calmati!โ. E subito il vento cessรฒ e vi fu grande bonacciaโ. Questo miracolo operato da Gesรน โ non sfugge a nessuno โ ha soprattutto una grande portata simbolica, perchรฉ ognuno di noi nella propria vita conosce ore di tempesta.
Anche la chiesa, la comunitร dei discepoli, a volte si trova in situazioni di contraddizione tali da sentirsi immersa in acque agitate, in marosi, in un vortice che minaccia la sua esistenza. In queste situazioni, in particolare quando durano a lungo, si ha lโimpressione che lโinvisibilitร di Dio sia in realtร un suo dormire, un non vedere, un non sentire le grida e i gemiti di chi si lamenta. Sรฌ, la poca fede fa gridare ai credenti: โDio dove sei? Perchรฉ dormi? Perchรฉ non intervieni?โ (cf. Sal 35,23; 44,24; 59,6, ecc.).
Dobbiamo confessarlo: anche se magari crediamo di avere una fede matura, di essere cristiani adulti, nella prova interroghiamo Dio sulla sua presenza, arriviamo anche a contestarlo e talvolta a dubitare della sua capacitร di essere un Salvatore. La sofferenza, lโangoscia, la paura, la minaccia recata alla nostra esistenza personale o comunitaria ci rendono simili ai discepoli sulla barca della tempesta. Per questo Gesรน li deve rimproverare con parole dure. Non solo chiede loro: โPerchรฉ siete cosi paurosi?โ, ma aggiunge anche: โNon avete ancora la fede?โ. Discepoli senza fede, senza adesione a Gesรน: lo seguono, lo ascoltano, ma non mettono in lui piena fiduciaโฆ
Ed ecco che di fronte a queste parole cosรฌ critiche di Gesรน, ma anche di fronte al prodigio che hanno visto con i loro occhi, affiora nei discepoli una domanda: โChi รจ veramente questo rabbi, questo maestro, se anche il vento e il mare gli sono sottomessi?โ. Eppure anche da questo evento non sapranno trarre una lezione, perchรฉ, quando giungerร per Gesรน e per loro la grande tempesta, lโora della sua passione e morte, verranno meno a causa della loro mancanza di fede. Di fatto, questa prova della tempesta sul mare รจ annuncio della grande prova che li attende a Gerusalemme; ma allora tutti lo abbandoneranno e fuggiranno (cf. Mc 14,50)โฆ.
Poi di fronte a Gesรน morto e sepolto, verificheranno un grande fallimento del maestro e del loro gruppo. E solo la tomba vuota e il contemplare Gesรน vivente, risorto da morte, genereranno in loro una fede salda, che li porterร a confessare Gesรน quale vincitore sul male e sulla morte. Allora, in quanto testimoni del Risorto, diventeranno anche capaci di affrontare, a loro volta, la tempesta che si abbatterร su di loro: la persecuzione a causa del nome di Gesรน e della fede in lui.
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Quando Marco scriveva il suo vangelo e lo consegnava alla chiesa di Roma, la piccola comunitร cristiana nella capitale dellโimpero era nella tempesta e regnava in essa una grande paura, tale da impedire a quei cristiani la missione presso i pagani. Cosรฌ Marco li invita a non temere lโโuscitaโ missionaria, li invita a conoscere le prove che li attendono come necessarie (cf. Mc 10,30); prove e persecuzioni nelle quali Gesรน, il Vivente, non dorme, ma รจ in mezzo a loro.
La tempesta sul mare di Galilea รจ una metafora della lotta contro le potenze del male, lotta che Gesรน Cristo ha vinto. Gesรน appare dunque come Giona, ma un Giona al contrario: non riluttante, ma missionario verso i pagani, in obbedienza a Dio. In ogni caso, Giona e Gesรน sono due missionari di misericordia, ed entrambi la predicano a caro prezzo: scendendo nel vortice delle acque e affrontando la tempesta (cf. Gn 2,1-11), perchรฉ solo attraversandola si vince il male. Ecco perchรฉ Gesรน dirร che alla sua generazione sarร dato solo il segno di Giona (cf. Mt 12,39-41; 16,4; Lc 11,29-32), ossia la parabola della misericordia annunciata a prezzo della discesa nelle acque di morte, a prezzo dellโandare a fondo.
Quanto รจ cristiana la frase: โNaufragium feci, bene navigaviโ! โHo fatto naufragio, ma ho navigato beneโ, perchรฉ sono approdato nel regno di Dio.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.