Enzo Bianchi commenta il Vangelo di domenica 11 settembre 2016

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Costui accoglie i peccatori e mangia con loro!

Il brano evangelico di questa domenica รจ molto lungo: contiene infatti le tre parabole della misericordia che Luca raggruppa al capitolo quindicesimo del suo vangelo. Avendo giร  commentato nel tempo quaresimale (IV domenica) la parabola dei due figli (Lc 15,11-32), rifletto oggi sulle due parabole gemelle pronunciate da Gesรน per giustificare il suo comportamento criticato da scribi e farisei. Sรฌ, perchรฉ Gesรน durante il suo viaggio verso Gerusalemme continua a insegnare, registrando perรฒ reazioni, contestazioni e piรน spesso mormorazioni da parte di quelli che, professandosi religiosi e volendosi custodi della Legge, non riescono ad accettare il suo stile e sentono il dovere di recriminare contro di lui.

[ads2]I primi versetti del capitolo mettono proprio in evidenza due comportamenti opposti nei confronti di Gesรน e della sua predicazione. Pubblicani e peccatori si sentono attirati da Gesรน e vengono a lui per ascoltarlo, mentre i pretesi giusti, gli osservanti legalisti, denunciano con un certo disprezzo: โ€œCostui accoglie i peccatori e mangia con loro!โ€. Il tema della contestazione รจ significativo: la comunione che si instaura a tavola. Su tale argomento โ€“ non lo si dimentichi โ€“ la chiesa nascente ha giocato la sua fedeltร  a Gesรน, ha dovuto scegliere tra ciรฒ che lui aveva insegnato e ciรฒ che veniva dalla venerabile tradizione, ciรฒ che si era sempre fatto (cf., in particolare, At 10): si doveva scegliere se accostare i peccatori e lasciarsi accostare da loro fino ad andare alla loro tavola e ad accoglierli alla propria, oppure rifiutare la comunione della tavola con uomini e donne segnati dal peccato, a maggior ragione da un peccato pubblico e noto a tutti, perchรฉ non era lecito instaurare la comunione tra puri e impuri, tra giusti e peccatori.

Nei vangeli Gesรน รจ sovente a tavola, invitato da farisei o da peccatori, e nessuno รจ mai escluso dalla sua tavola. Mangiare insieme a tavola doveva essere per Gesรน un evento carico di significato, una possibilitร  feconda di comunione, di conversione, di riconciliazione: lo mostra anche solo la moltiplicazione dei pani nel deserto (cf. Lc 9,10-17 e par.), segno profetico di un banchetto nuziale a cui tutti saranno chiamati e nessuno escluso. Gesรน vuole raggiungere i peccatori lร  dove sono e farsi raggiungere dai peccatori dove lui รจ. A tavola accade qualcosa: attraverso la comunione del cibo passa una comunione non solo di parole, ma di pensieri e di sentimenti, nei quali puรฒ operare lo Spirito di conversione e di rinnovamento. Proprio per questo Gesรน non รจ restato nel deserto con il suo maestro Giovanni il Battista, ma ha scelto di entrare nelle cittร  e nei villaggi, nelle case della gente, per sedersi a tavola con gli uomini e le donne che incontrava sul suo cammino di annunciatore del Regno. La sua libertร , il suo stringere le mani di gente โ€œperdutaโ€ secondo la Legge, il suo mettersi accanto a gente smarrita, scartata e condannata dallโ€™opinione pubblica: tutto questo scandalizzava!

Per spiegare e rivelare la vera intenzione sottesa al suo vivere la comunione con i peccatori a tavola, Gesรน consegna dunque alcune parabole. La prima si apre con una domanda: โ€œChi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finchรฉ non la trova?โ€. Accade a volte che una pecora che, insieme alle altre, forma il gregge e pascola guidata dal pastore, si smarrisca, resti sola, cada in un dirupo, senza poter piรน raggiungere le altre. รˆ una pecora perduta che puรฒ solo conoscere la morte ad opera di bestie selvagge, o delle ferite, o della fame. Allora il pastore lascia le altre novantanove nel deserto e va a cercarla con grande cura, finchรฉ non lโ€™ha trovata.

Perchรฉ il pastore fa questo, perchรฉ si affatica per una sola pecora, quando ne ha altre novantanove? Il vangelo apocrifo di Tommaso riporta questa parabola con una significativa aggiunta: โ€œla pecora piรน grossa si perseโ€ (detto 107), quasi a giustificare la ricerca da parte del pastore di una pecora piรน preziosa, dunque piรน amata. Secondo Luca, invece, il pastore non fa preferenze, ma piuttosto ama tutte le pecore personalmente, perchรฉ di ognuna conosce la voce e il nome (cf. Gv 10,3-4.14): questa pecora, dunque, รจ semplicemente perduta, va verso la morte, e ciรฒ spinge il pastore a cercarla! Quando si ama, non si seguono i calcoli dellโ€™aritmetica! Il pastore non si accontenta di aspettare che la pecora torni, ma va alla sua ricerca, perchรฉ ogni pecora, se รจ amata, va cercata. Come non pensare qui alla strofa del Dies irae: โ€œQuaerens me sedisti lassusโ€; โ€œSignore, a forza di cercarmi ti sei seduto stancoโ€? Sรฌ, il pastore della parabola รจ Dio, che continua a pensare a chi si รจ perduto, a chi lโ€™ha abbandonato per scelta o per errore, e non si dร  pace finchรฉ la pecora amata non ritorni nella sua intimitร . E cosรฌ Dio โ€œabbandonaโ€ le altre pecore per salvare quella perdutaโ€ฆ

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Noi conosciamo invece pastori che non hanno questo stile indicato da Gesรน. Hanno anche loro cento pecore, ma quando una di loro si perde, assaliti dalla paura ammoniscono le altre: โ€œState attente, restate nel recinto, perchรฉ fuori ci sono i lupi, i nemici del gregge. Io vi proteggo stando qui con voi, ma voi non ripetete lโ€™errore della pecora che si รจ perduta!โ€. E cosรฌ il giorno successivo unโ€™altra pecora si smarrisce, ma loro ripetono gli stessi ammonimenti e restano a guardia del recinto. Poi unโ€™altra se ne va, poi unโ€™altra ancoraโ€ฆ ma il pastore che vuole proteggere le pecore non va a cercarle. Cosรฌ resta pastore di una sola pecora, mentre le altre novantanove se ne sono andate, perdute perchรฉ il pastore aveva paura, perchรฉ era geloso del suo gregge, perchรฉ non aveva coraggio nรฉ audacia.

Il pastore della parabola di Gesรน, invece, cerca, cerca e non si arrende finchรฉ non trova la pecora perduta. Allora, caricatala sulle spalle, per evitarle la stanchezza e lโ€™angoscia della solitudine patita, la porta a casa e convoca gli amici e i vicini per fare festa: โ€œRallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la mia pecora, quella che si era perdutaโ€. Questa festa รจ profezia, segno della festa che avviene in cielo, perchรฉ anche Dio si rallegra quando un perduto รจ trovato, un morto torna in vita, un peccatore si converte. E attenzione: si converte perchรฉ Dio lo cerca, lo trova, se lo carica sulle spalle e lo porta a casa. La pecora resta passiva, รจ lโ€™azione di salvezza di Dio, sempre preveniente, a salvarla!

Segue poi una parabola parallela, in cui Gesรน narra di una donna che ha dieci monete e ne perde una. Allora cosa fa? Si dร  da fare, accende la lampada, spazza la casa e cerca con cura, finchรฉ non trova la moneta che pensava fosse perduta per sempre. Poi chiama le amiche e le vicine e fa festa insieme a loro. Qui non cโ€™รจ un animale, che con il pastore ha relazioni, ma solo una piccola moneta. Per capire bene la parabola bisogna perรฒ cogliere dove cade il suo accento, ovvero sulla gioia del ritrovamento da parte della donna, evento in cui รจ inscritta la dinamica pasquale: il perduto รจ ritrovato, il morto รจ risuscitato.

Insomma, Dio รจ sempre alla ricerca del peccatore, non รจ un Dio dei giusti, dei puri, che ama solo quelli che gli rispondono coerentemente. Dio sa che in veritร  tutti gli esseri umani sono peccatori, in un modo o nellโ€™altro, e allora cerca di far sentire a tutti e a ciascuno il suo amore fedele e mai meritato. Ci porge questo amore, ce lo offre, ma se noi non sentiamo il bisogno di un Dio che ci renda giusti, se non sappiamo, o non vogliamo sapere, di essere peccatori, allora impediamo a Dio di venirci a cercare. Preghiamo dunque di discernere colui che โ€œcercandoci, si รจ seduto stancoโ€, e non pensiamoci nellโ€™ovile, perchรฉ siamo pecore perdute!

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di Bose
Ogni settimana il commento al Vangelo di p. Enzo Bianchi

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 15, 1-32
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesรน tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ยซCostui accoglie i peccatori e mangia con loroยป.

Ed egli disse loro questa parabola: ยซChi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finchรฉ non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: cosรฌ vi sarร  gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, piรน che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finchรฉ non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la moneta che avevo perduto”. Cosรฌ, io vi dico, vi รจ gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converteยป.

Disse ancora: ยซUn uomo aveva due figli. Il piรน giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio piรน giovane, raccolte tutte le sue cose, partรฌ per un paese lontano e lร  sperperรฒ il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciรฒ a trovarsi nel bisogno. Allora andรฒ a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandรฒ nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornรฒ in sรฉ e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerรฒ, andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzรฒ e tornรฒ da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettรฒ al collo e lo baciรฒ. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito piรน bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udรฌ la musica e le danze; chiamรฒ uno dei servi e gli domandรฒ che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello รจ qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perchรฉ lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignรฒ, e non voleva entrare. Suo padre allora uscรฌ a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che รจ tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchรฉ questo tuo fratello era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”ยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 Settembre 2016
  • Tempo Ordinario XXIV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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