don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo di oggi 3 Giugno 2019 – Gv 16, 29-33

Credere è lasciarsi vincere dall’Amore, non essere convinti – San Carlo Lwanga e compagni

I discepoli replicano a Gesù abbozzando una professione di fede: ora sappiamo … per questo crediamo! Gli uomini e le donne che Gesù aveva scelto si dicono convinti che è l’inviato di Dio ora che hanno capito che è depositario di una sapienza superiore.

Tuttavia essi colgono in Gesù la capacità di conoscere prima gli eventi che devono accadere e di sapere quello che c’è nel segreto del cuore di ciascuno. Quello che i discepoli ritengono essere l’ora del credere per Gesù invece è l’ora della loro dispersione e del loro abbandono.

Si rivela infatti la precarietà della fede dei discepoli che non comprendono che credere non consiste nel sapere o riconoscere che Gesù è un uomo diverso dagli altri con una sapienza e un potere più forte di quello degli altri. Credere significa aderire a Gesù per essere con Lui uniti nella tribolazione e nella vittoria. È infatti nell’ora in cui il mondo scatena tutte le forze oppositive che siamo chiamati a scegliere se lottare insieme con Gesù oppure trovare per conto nostro le strategie di risoluzione che spesso ci portano fuori strada.

Credere dunque non significa essere convinti, ma essere vinti da un amore che supera le nostre capacità di comprensione e di azione. Credere non è sposare un’idea o incarnare un’ideologia, ma è vivere una relazione nella quale, al di là dei limiti dell’altro, colgo il suo valore, la sua dignità, la sua luce. I discepoli nella passione si scontreranno con la debolezza dell’amore umano che svanisce nelle difficoltà; si renderanno conto quanto è impossibile con le sole risorse umane rimanere con chi si ama nel dolore. Solo lo Spirito Santo dà la forza di credere, cioè di rimanere nella relazione con Dio e con i fratelli nella lotta contro il male che separa, perché ci fa vedere gli altri come nemici e avversari.

Dobbiamo diffidare del nostro “intuito” che spesso proietta sull’altro o la debole immagine delle nostre speranze mondane o l’ombra delle nostre delusioni. Chiediamo il dono dello Spirito Santo per vedere nell’altro la luce di Dio e al tempo stesso di mantenere il vincolo di comunione interiore soprattutto quando la paura e il disprezzo ci spingono lontano.

Commento a cura di don Pasquale Giordano

FonteMater Ecclesiae Bernalda

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