don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 6 Settembre 2023

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Evangelizzare con i piedi (camminando)

Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési Col 1,1-8

La parola di verità è giunta a voi, come in tutto il mondo.

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, ai santi e credenti fratelli in Cristo che sono a Colosse: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro.

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Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi, avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli.

Ne avete già udito l’annuncio dalla parola di verità del Vangelo che è giunto a voi. E come in tutto il mondo esso porta frutto e si sviluppa, così avviene anche fra voi, dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appreso da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero: egli è presso di voi un fedele ministro di Cristo e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.

La gioia dell’apostolo nel contemplare l’opera di Dio

Paolo si rivolge alla comunità cristiana di Colosse che, come si evince dal discorso, è stata evangelizzata da Èpafra, «caro compagno nel ministero» dell’apostolo. Colui che è definito «fedele ministro di Cristo» rende partecipe Paolo dei frutti dell’evangelizzazione. L’apostolo ne gioisce grandemente e apre la lettera esprimendo il suo compiacimento attraverso il rendimento di grazie a Dio. La fede della giovane comunità, nata dall’ascolto della Parola del Vangelo e dall’accoglienza della speranza celeste offerta da essa, si traduce in carità fraterna.

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La verità del vangelo non sazia solo il desiderio del cuore ma spinge anche all’azione per il bene dei fratelli. Con l’ascolto della Parola i credenti si lasciano fecondare dal seme del Vangelo; tuttavia, ad essi spetta il compito di farla fruttificare in opere di carità. I ministri del Vangelo, annunciando la Parola, offrono ai credenti gli strumenti per la libera adesione alla fede e l’aiuto per mettere in pratica la volontà di Dio mediante le opere di misericordia.  

+ Dal Vangelo secondo Lc 4,38-44

È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».

E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Evangelizzare con i piedi (camminando)

Quando parliamo di evangelizzazione dovremmo sempre tornare a meditare pagine come queste nelle quali è tracciato il profilo del messaggero che reca la buona notizia del Regno di Dio. La predicazione di Gesù non prescinde dall’incontro con gli uomini feriti dal peccato, incattiviti dalla rabbia, indeboliti dalle delusioni.

Ad essi Gesù è inviato dal Padre per far risuonare la parola del Vangelo e far risplendere la potenza dello Spirito che libera, sana, consola e salva. Per incontrare l’uomo bisogna innanzitutto ascoltare e lasciarsi condurre dalla voce del povero, anteponendo ai propri progetti il bisogno dell’altro. Mettersi a servizio non significa offrire una proposta di prestazione, ma chinarsi sulla realtà assumendo lo sguardo e i sentimenti di Dio che, come fa un padre con il suo bambino, si china verso i più piccoli per dar loro da mangiare (cf. Os 11).

Non di meno, oltre l’ascolto e l’andare verso l’altro, è necessario aprirsi agli altri e accoglierli con cordialità e semplicità. Tante volte, presi dall’ansia della prestazione, perdiamo di vista lo stile con il quale relazionarci. La tenerezza con la quale Gesù si china sull’anziana suocera di Simone e la delicatezza del tocco della mano con cui entra in contatto con gli intoccabili, suggeriscono il fatto che l’annuncio del Vangelo non può prescindere da uno stile di prossimità caratterizzato dalla compassione.

Essa non è in alcun modo sinonimo di debolezza caratteriale e lo dimostra il fatto che Gesù coniuga tenerezza e determinazione sia nel fronteggiare il nemico che si nasconde dietro le mentite spoglie di un pio discepolo, sia anche nel respingere le avances di coloro che vorrebbero trattenerlo per godere del suo potere taumaturgico. Gesù si sottrae alle lusinghe e alle richieste dalla gente non perché rinnega la propria responsabilità ma perché vuole responsabilizzarla e renderla protagonista del proprio riscatto.

Dove giunge il Vangelo la vita rinasce ma questo dono va coltivato perché impariamo da Gesù come vivere in questo mondo e renderlo con la carità migliore di come lo abbiamo trovato.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna