Senza fede il dono di Dio diventa danno e la responsabilitร dellโuomo pretesa
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIOย (ANNO A)
Ancora una volta la vigna fa da sfondo alla parabola che ha come protagonisti il suo padrone e coloro che vi lavorano. Nelle parabole ascoltate le domeniche precedenti si poneva lโaccento sulla bontร del proprietario, chiara immagine di Dio, che chiama gli operai a tutte le ore pur di venire incontro al loro bisogno di lavorare per vivere. Nellโaltra era sottolineata la reazione diversa dei figli ai quali il padre aveva rivolto lo stesso invito a lavorare nella vigna: il primo, dopo essersi rifiutato, si pente e ci va, invece il secondo non dร seguito alla sua disponibilitร iniziale. In questa parabola salta subito allโocchio la differenza tra la cura che il padrone della vigna impiega per piantarla e proteggerla e lโaviditร violenta dei vignaioli che non intendono corrispondere il dovuto e addirittura cospirano contro lโerede legittimo per prenderne il possesso.
Sia la prima lettura che il vangelo, attraverso lโimmagine della vigna, raccontano lโamore di Dio che intesse una relazione piena di passione con lโuomo. Il racconto della creazione รจ costruito mettendo in risalto lโopera di Dio che con la sua parola trasforma ilย caosย inย cosmos, il deserto in un giardino, affinchรฉ lโuomo possa vivere. Dio affida allโuomo il creato perchรฉ ne possa essere il custode attraverso il suo lavoro. Egli รจ chiamato non solamente a godere o usare, ma a coltivare la terra e a lavorare per nutrirsi dei suoi frutti. Lโuomo non รจ solo parte dellโordine del creato ma anche il suo garante, nella misura in cui rispetta la logica di Dio, la Parola che tutto ha creato. La torre in mezzo alla vigna ha la stessa funzione dellโalbero della vita che รจ in mezzo al giardino e sta a ricordare che tutto viene da Dio e tutto รจ grazia, dono suo.
I vignaioli della parabola sono coloro ai quali Dio affida la sua opera. Nella figura dei vignaioli dobbiamo identificarci in prima persona, perchรฉ ciascuno di noi ha ricevuto doni da Dio. La natura, la famiglia, le comunitร nelle quali viviamo e intessiamo relazioni, sono dono di Dio, occasioni che ci vengono offerte per vivere e crescere umanamente e spiritualmente.
Osservando il comportamento dei vignaioli, tuttโaltro che riconoscente e collaborativo nei confronti del padrone, dobbiamo domandarci il perchรฉ di questo atteggiamento reticente e addirittura aggressivo. La risposta รจ nelle parole degli operai davanti al figlio: ยซUccidiamolo e avremo noi la sua ereditร !ยป. La gratitudine รจ cancellata dallโaviditร , cioรจ dalla presunzione di possedere. Non รจ forse questo il peccato originale? Il primo uomo, pretendendo di afferrare per sรฉ ciรฒ che Dio gli offriva come dono, ha fatto un danno a sรฉ stesso. Quando Dio intesse una relazione con lโuomo lo circonda di cure e lโunica aspettativa che ha รจ quella della nostra responsabilitร . La responsabilitร รจ la restituzione del dono in opere di giustizia. Quando non si cresce in responsabilitร , cioรจ non si matura gradualmente nella logica del servizio, il dono diventa un danno a sรฉ stessi e agli altri. Senza responsabilitร , ovvero la restituzione del dono ricevuto da Dio, il cosmo regredisce nuovamente nel caos distruttivo.ย
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Facile immaginare che lโatteggiamento dei vignaioli sia stato generato dalla diffidenza diabolica, ovvero il pregiudizio che sta alla base di ogni conflitto: ยซNessuno ti dร niente per nienteยป. Riconoscersi creature significa accettare la dipendenza da Dio e vivere la libertร come esercizio di responsabilitร e obbedienza alla Sua parola. Questo rapporto fiduciale sโincrina quando non si accetta la propria condizione di creature e si ambisce a quella di Creatore, inteso come padrone. La propria mania di despota viene proiettata su Dio dal cui legame si cerca di svincolarsi. Quando si pensa a Dio ci si domanda il perchรฉ delle morti precoci e innocenti oppure delle ingiustizie o ancora delle varie disavventure. Il pregiudizio della diffidenza innesca la paura e ogni cosa รจ vista sotto lโottica della minaccia di essere privati di ciรฒ che ci spetta perchรฉ ci appartiene di diritto. La vita, la salute, la gioia, i beni affettivi ed effettivi non sono piรน doni da ricevere ma un diritto da rivendicare. Come fanno i vignaioli, se non si ottiene quello che si vuole si cerca in tutti i modi di raggiungere i propri obbiettivi. In questo senso โil dovere del prenderci curaโ ci pesa come se fosse un carico gravoso che siamo costretti a portare, come se fosse una condanna (per cosa?) e il diritto di possesso o di godimento diventa la motivazione per cui utilizzare ogni strumento per ottenerlo. Quando ragioniamo in termini legalistici di diritti e doveri, di giustizia e ingiustizia, di profitti e di perdite, chi ne paga le conseguenze sono le relazioni che si deteriorano e con esse le persone che sโincattiviscono sempre di piรน.ย
La logica utilitaristica demolisce il senso di appartenenza per far lievitare il desiderio del possesso. Una relazione si poggia sullโappartenenza i cui legami crescono con il maturare il senso della responsabilitร e della cura reciproca. Quando i legami affettivi sono nutriti di pensieri che rispondono alla logica del possesso e del godimento si deteriorano fino al punto di trasformare lโamore in odio, la stima in disprezzo, la generositร in avarizia, la benevolenza in giudizio, lโobbedienza in ribellione.
Parlando ai Filippesi lโApostolo Paolo esorta a coltivare pensieri positivi, che sono gli stessi di Dio: ยซQuello che รจ vero, quello che รจ nobile, quello che รจ giusto, quello che รจ puro, quello che รจ amabile, quello che รจ onorato, ciรฒ che รจ virtรน e ciรฒ che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieriยป. Lโamore, che si esprime nel linguaggio concreto della caritร praticata, รจ alimentato dallo Spirito Santo ovvero ยซla pace di Dio, che supera ogni intelligenzaยป. La pace รจ lโordine generato da Dio grazie al quale lโuomo puรฒ vivere. La pace รจ la relazione nella quale Dio si prende cura della sua creatura e la fa vivere ed essa, accogliendo con umiltร e fiducia la grazia attraverso lโascolto della Parola e la celebrazione dei Sacramenti, la fa fruttificare e la restituisce attraverso le opere di bene nei confronti dei fratelli.ย
Dio รจ la prima vittima dellโingiustizia dellโuomo che non si ferma davanti allโinnocente accecato comโรจ dallโaviditร . Agli scartati di questo mondo, che subiscono le conseguenze della cultura dominante del profitto e del piacere, Dio si rivolge come uno di loro chiedendo di innestare il proprio dolore, con il suo corredo di rabbia, paura e tristezza, in Cristo. In ogni circostanza, soprattutto quelle piรน angustiose, con fiducia possiamo offrire al Signore le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.ย ย Con la preghiera le ferite diventano il punto dโinnesto e di comunione con Dio in modo che dai traumi subiti possano nascere germogli di speranza.
Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโArcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร … [Continua sul sito]

