Trinitร misericordiosa – SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO A) โ Lectio divina
Dal libro dellโรsodoย (Es 34,4-6.8-9)
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso.
In quei giorni, Mosรจ si alzรฒ di buon mattino e salรฌ sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermรฒ lร presso di lui e proclamรฒ il nome del Signore. Il Signore passรฒ davanti a lui, proclamando: ยซIl Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allโira e ricco di amore e di fedeltร ยป.
Mosรจ si curvรฒ in fretta fino a terra e si prostrรฒ. Disse: ยซSe ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sรฌ, รจ un popolo di dura cervรฌce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: faโ di noi la tua ereditร ยป.
In Esodo 32 si racconta il peccato dโidolatria compiuto da Israele che si era fatto un vitello dโoro, contravvenendo al primo comandamento che prescrive il divieto di farsi idoli. Mosรจ, avvertito da Dio scende allโaccampamento e rendendosi conto del peccato commesso, rompe le tavole della legge ad indicare la rottura del patto di alleanza appena sancito con la scrittura del Decalogo. Mosรจ, dopo aver punito il popolo esigendo la distruzione dellโidolo si ma mediatore e intercessore per implorare il perdono e ristabilire lโalleanza con Dio.
Per questo sale di nuovo sul monte portando due nuove tavole sulle quali Dio avrebbe scritto nuovamente il patto di alleanza. Prima che sia Mosรจ a pregare รจ Dio stesso che si presenta quale Signore dai tratti materni che non dimentica i suoi figli perchรฉ li ama. Il perdono non รจ una concessione rilasciata previo pagamento di una sanzione, ma รจ il dono di chi ama con cuore libero. Lโamore di Dio รจ sorgivo e sempre rigenerante, precede e accompagna il cammino di conversione dellโuomo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corรฌnziย (2Cor 13,11-13)
La grazia di Gesรน Cristo, lโamore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dellโamore e della pace sarร con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesรน Cristo, lโamore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
Nel saluto finale della lettera paolina risuona quello che i cristiani di Corinto si scambiavano dandosi il segno di pace durante lโeucaristia, momento di comunione fraterna e con Dio. Lโassemblea liturgica celebra la Pasqua di Cristo che diventa la forma di vita che i credenti sono chiamati a realizzare quotidianamente e in ogni ambito della loro esistenza. Perciรฒ lโeucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, non puรฒ essere ridotta a rito formale o convenzionale, ma in essa confluiscono le storie di ciascuno e da essa fluisce la grazia di Dio affinchรฉ i carismi ricevuti possano tradursi in operazioni e ministeri a vantaggio della comunione ecclesiale.
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+ Dal Vangelo secondo Giovanniย (Gv 3,16-18)
Dio ha mandato il Figlio suo perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui.
In quel tempo, disse Gesรน a Nicodรจmo:
ยซDio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non รจ condannato; ma chi non crede รจ giร stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโunigenito Figlio di Dioยป.
Lectio divina
Contesto
Lโevangelista Giovanni in 3, 1-21 presenta il dialogo tra Gesรน e Nicodemo, uno dei capi dei Giudei che si svolge in tre battute (vv 2-3. 4-8. 9-21).
Il fariseo pone innanzitutto la questione dellโidentitร di Gesรน e la sua funzione. Il quarto evangelista ha descritto nel capitolo precedente il primo segno alle nozze di Cana e il gesto provocatorio con cui aveva cacciato i mercanti dal tempio. Il punto di vista del lettore รจ assunto da Nicodemo il quale, dalla conoscenza di questi segni nei quali riconosce lโintervento divino, deduce che quel Rabbรฌ รจ inviato da Dio come maestro. La replica di Gesรน eleva il tono della discussione introducendo il regno di Dio che non รจ visibile se non in conseguenza del nascere ยซdallโaltoยป. Vedere il regno di Dio significa fare lโesperienza di entrare in contatto con Lui.
Nicodemo non comprende a pieno la condizione per ยซvedere il regno di Dioยป. Il discorso di Gesรน gli appare paradossale perchรฉ lo recepisce partendo dalla lettera. Lโequivoco รจ presentato in maniera ironica. Nascere dallโalto non รจ sinonimo di nascere di nuovo. Gesรน replica che la condizione necessaria per entrare nel regno di Dio รจ nascere da acqua e Spirito. Spiega che la nascita dal grembo materno, secondo la carne, fa vedere la nostra dimensione carnale o corporale. Nellโatto generativo secondo la carne si riceve un corpo mortale perchรฉ destinato ad essere consumato dalla corruzione della morte (come dimostra il cadavere di Lazzaro). Al dato della natura, che non viene contraddetto da Gesรน, si aggiunge quello dello Spirito, il quale ha pure la capacitร di generare. Ciรฒ che รจ generato dallo Spirito รจ anchโegli Spirito. Lโimmagine del vento spiega meglio il senso delle affermazioni di Gesรน. Come del vento avverti la presenza, perchรฉ la voce si puรฒ ascoltarla nel suo soffio anche se sfugge alla comprensione la sua origine e la sua meta, cosรฌ anche chi รจ nato dallo Spirito. Queste parole acquistano significato alla luce della risurrezione di Gesรน. Egli รจ il primogenito dei rinati dallo Spirito che gli dona un corpo glorioso perchรฉ spirituale. I racconti delle manifestazioni di Gesรน dopo la risurrezione mostrano che soffiando egli dona agli postoli lo Spirito Santo, per essere perdonati ed essere portatori di perdono. ยซDovete nascere dallโaltoยป piรน che un imperativo morale รจ un comando che dice il fine dellโazione santificante di Dio. ยซDoveteยป esprime non una condizione realizzata dallโuomo ma rivela la volontร di Dio che mette in atto il suo progetto.
La terza battuta inizia come la domanda di Nicodemo che nasce dallโaver recepito le parole di Gesรน come lโannuncio di un evento: ยซcome puรฒ accadere questo?ยป. Questa volta รจ il Maestro a fare ironia su Nicodemo che, pur essendo un sapiente dโIsraele, non riesce a comprendere il senso sapienziale delle parole e dei gesti di Gesรน. Egli pure รจ il Sapiente che testimonia per esperienza diretta. In altri termini, รจ il Risorto che parla ai suoi discepoli e a chi รจ in ricerca della veritร . La sapienza di Gesรน non consiste nel rivelare segreti arcani ma di introdurre nel regno di Dio, ovvero nella relazione personale con il Padre. Il progetto di Dio รจ quello di farci figli suoi come lo รจ il Figlio unigenito. Colui che compie i segni non รจ solo un maestro autorevole ma รจ lโuomo Gesรน disceso dal cielo, inviato da Dio. La Scrittura lo aveva annunciato e Gesรน fa un esempio. Come Dio aveva salvato dalla morte certa coloro che alzavano gli occhi verso il serpente di bronzo innalzato da Mosรฉ, cosรฌ chi crede nellโuomo Gesรน innalzato sulla croce riceve lo Spirito Santo e con esso la vita eterna. I segni compiuti da Gesรน non sono solo la dimostrazione che ยซDio รจ con luiยป ma che Dio รจ sceso in mezzo al mondo. Dio รจ in mezzo al suo popolo come Salvatore. Lโinnalzamento del serpente sul palo รจ profezia dellโinnalzamento di Gesรน sulla croce. Come dalla visione del serpente di bronzo veniva la guarigione, cosรฌ chiunque volge lo sguardo a colui che hanno trafitto riceve la vita eterna, il dono dello Spirito.
Il Figlio dellโuomo, disceso dal cielo e innalzato (sulla croce), รจ il Figlio unigenito di Dio. Questo รจ il cuore della nostra pericope si colloca nella seconda parte della terza rivelazione di Gesรน che dialoga con Nicodemo. Il discorso di Gesรน trova nella rivelazione dellโamore di Dio il suo culmine.
Il brano evangelico รจ composto di tre versetti:
v.16: progetto salvifico di Dio che nasce dal cuore di Padre
v.17: opera salvifica del Figlio
v.18: salvezza di chi crede/perdizione di chi non crede
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Il Figlio dellโuomo disceso dal cielo richiama lโimmagine del Messia presentata dal profeta Daniele (Dn 7, 13-14). Non a caso questo oracolo viene citato da Gesรน nel Sinedrio quale conferma alla domanda posta dal Sommo Sacerdote circa la sua identitร messianica (Mc 14, 61-62). Giovanni, conoscitore della letteratura apocalittica, prende in prestito lโimmagine del Figlio dellโuomo per coniugarla con quella della Sapienza personificata di cui si parla soprattutto nella letteratura sapienziale (Pr 30,4). In altri termini, lโimmagine del Figlio dellโuomo viene privata di ogni connotazione politica per essere rivestita dellโautoritร che รจ propria della Parola creatrice di Dio. Essa detiene il vero potere: lโamore generativo. Dio รจ Padre perchรฉ genera. Nellโamore dello Spirito Santo il Padre genera eternamente il Figlio che continuamente e per sempre riceve la vita da Lui. Gesรน rivela che questo amore non รจ riservato al Figlio unigenito, ma attraverso di lui giunge al mondo, inteso come tutta la creazione di cui lโuomo รจ il vertice. Dio da sempre e per sempre ha amato il mondo. Il suo amore per la creazione รจ originario, gratuito e fedele.
Il Figlio รจ il dono di Dio Padre perchรฉ per mezzo di lui tutto esiste (Gv 1, 1,3). Lโatto creativo di Dio รจ mediato dal processo riproduttivo la cui capacitร รจ inscritta nel mondo (Gn 1, 11.22.28). Ogni forma di vita terrestre, una volta nata, รจ destinata a perire. Solo lโuomo, in tutta la creazione, ha consapevolezza della morte e davanti a tale prospettiva, che implica la perdita della vita, egli spera di prolungarla in un oltre tomba. Il libro della Sapienza parla dellโamore di Dio per ogni cosa creata che esiste proprio perchรฉ amata (Sap 1, 13-15). La vita, dunque, racconta lโamore di Dio. Tutto ciรฒ perรฒ sembra contraddetto dalla morte. Se la vita ha un termine, anche lโamore di Dio finisce? La fede nel Dio della vita e dellโamore entra in crisi davanti alla morte. Anche davanti alla morte di Gesรน la fede dei suoi discepoli entrรฒ in una crisi profonda, cosรฌ come quando viene a mancare un punto di riferimento importante nella propria vita.
Il figlio unigenito richiama alla mente Isacco. Egli รจ il figlio amato che il padre Abramo รจ pronto a sacrificare per amore a Dio (Gn 22). Dunque, il figlio unigenito dato da Dio al mondo per amore รจ il Crocifisso. Il verbo ยซdareยป assume il significato di offrire in sacrificio. Lโofferta del proprio figlio indica il dono totale di sรฉ allโamato. Lโamore di Dio per il mondo giunge fino al sacrificio di sรฉ stesso e al dono della propria vita, la vita eterna.
Lโuomo ha davanti a sรฉ la vita e la morte, afferma Dio nel Deuteronomio (Dt 30, 15-20). Egli รจ posto davanti alla scelta di credere o non credere. Lโacqua del Mar Rosso, menzionata nellโepopea dellโesodo, sta ad indicare la morte, il limite della vita terrena. Israele nella Pasqua ha sperimentato come quel limite puรฒ essere soglia da attraversare o abisso degli inferi in cui sprofondare. Israele ha creduto nella parola di Dio che parlava attraverso Mosรจ e perciรฒ รจ passato allโasciutto. Il Figlio unigenito รจ la personificazione della Parola di Dio che guida il mondo non verso la sua fine ma per raggiungere il vero fine: vivere.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchรฉ il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Il Figlio รจ nel mondo segno rivelatore del Dio fedele e giusto. Sulla croce Gesรน viene innalzato per essere giudice. Nella storia dโIsraele si narra di personaggi scelti e inviati al popolo come giudici per riscattarlo dalla tirannia dei Filistei. La condizione di schiavitรน in cui cadevano gli Israeliti era la conseguenza del peccato con il quale dimenticavano Dio, che li aveva liberati dallโEgitto e condotti nella terra promessa, per seguire i falsi dei. Il peccato รจ giร una forma di condanna perchรฉ รจ la scelta stolta di condurre uno stile di vita difforme dalla volontร di Dio finalizzata al bene dellโuomo. Gli insegnamenti di Dio sono paragonati alla via che conduce alla vita. Abbandonare la via di Dio per seguirne altre significa perdersi e morire (cf. Gdc 2, 11-19).
Il Figlio, dunque, รจ inviato da Dio come Giudice dโIsraele, non per condannare ma per salvare, non per dare la morte ma la vita, la sua vita. Gesรน nellโesercizio della sua missione dโamore fino alla fine (Gv 13,1) compie le parole del profeta Ezechiele che da voce alla volontร di Dio: ยซNon voglio la morte del peccatore, che si converta e vivaยป (cf. Ez 33).
Il Figlio riceve dal Padre la missione di salvare il mondo. I Giudici di Israele organizzavano un esercito di persone comuni, non soldati professionisti, che obbedienti alla parola della loro guida avevano la forza di sbaragliare lโavversario. Il piccolo Davide con la fionda e pochi ciottoli uccide il gigante Golia (1Sam 17). Quando Pilato chiede a Gesรน se lui fosse il re dei Giudei, si sente rispondere che il suo regno non รจ di questo mondo perchรฉ il suo modo di guidarlo รจ dettato dal potere dellโamore e non dallโamore al potere (cf. Gv 19,36). La forza di Gesรน non sta nellโesercito di angeli combattenti e sterminatori, ma risiede nellโamore del Padre e nella Parola che Lui gli ha dato per metterla in pratica.
Gesรน salva il mondo perchรฉ lo ama e dona sรฉ stesso perchรฉ chiunque crede e riconosce il suo amore possa riceverlo e convertirsi per essere salvato.
Chi crede in lui non รจ condannato; ma chi non crede รจ giร stato condannato, perchรฉ non ha creduto nel nome dellโunigenito Figlio di Dio.
La condanna si subisce. Lo stesso accade con la morte, entrata nel mondo non per volontร di Dio ma per invidia del diavolo; ne fa esperienza chi gli appartiene (Sap 2, 23-24). Dio, che non ha risparmiato suo Figlio ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8,32), e Gesรน, che non si รจ sottratto allโora della passione, non hanno eliminato la morte fisica ma lโhanno spogliata del suo potere di danneggiare lโuomo nello stesso modo con cui egli ha peccato. La morte uccide come il peccato che si chiama mortale proprio per questo motivo. Quando Giovanni parla di carne intende lโuomo mortale. Nel prologo dice solennemente che la โSapienzaโ (Logos/Verbum) รจ diventata carne, ovvero il Figlio di Dio, generato dallo Spirito รจ diventato Figlio dellโuomo generato dalla carne (cf. Gv 1,14). Il Crocifisso รจ il Figlio dellโuomo che secondo la carne subisce la condanna a morte ma che in obbedienza alla volontร del Padre si offre come vittima innocente per riscattare chi รจ sotto il dominio della morte. Il Risorto dai morti viene rigenerato nello Spirito. ร il Figlio di Dio che dona lo Spirito nel quale rinascere dallโalto. Nel prologo lโevangelista Giovanni spiega che credere in Gesรน, il Figlio di Dio, significa accogliere la sua parola, aderire alla sua proposta di vita, unirsi a lui nellโofferta della propria vita. In tal modo, a quanti credono in Gesรน รจ ยซdato il potere di diventare figli di Dioโฆ generati da Dioยป (Gv 1, 12-13).
Credere in Gesรน vuol dire attraversare con lui la soglia della morte e rinascere dallโalto come nuova creatura in cui abita lo Spirito di Dio. Lโacqua del battesimo attua la Pasqua insieme a Cristo, crocifisso e risorto, ovvero il passaggio per ยซvenire alla luceยป. Con il segno sacramentale inizia un pellegrinaggio fatto di continui passaggi guidati dallo Spirito Santo fino a giungere alla soglia della casa del Padre per abitarla in eterno.
Nei vv. 19-21 lโevangelista chiarisce che il credente รจ colui che ama i fratelli, ricerca la luce della veritร , percorre la via del bene. Al contrario, il non credente, anche se รจ battezzato con lโacqua, รจ colui che fa il male perchรฉ, convinto di sapere giร tutto, รจ refrattario agli insegnamenti della Sapienza. ร attaccato a ciรฒ che possiede, avido di guadagno, pensa ai suoi interessi, รจ invidioso dei successi dei fratelli e indifferente nei confronti delle sofferenze altrui. Il non credente agisce nella ipocrisia nascondendo dietro la rigiditร nei confronti dei peccatori lโinconfessabile attaccamento ai propri vizi. Il credente, invece, non teme di portare alla luce e confessare il proprio peccato perchรฉ piรน forte della vergogna รจ la speranza del perdono di Dio. Il non credente non confessa il suo peccato perchรฉ teme la condanna del giudice piuttosto che confidare nella misericordia di Dio che ama il mondo e lo salva attraverso suo Figlio Gesรน.
Meditatio
Il nome di Dio รจ Amore che si fa storia
Nella liturgia di questa domenica, in cui celebriamo la solennitร della SS.ma Trinitร , come Mosรจ, saliamo sulla vetta del monte seguendo Gesรน che dallโalto della croce ci rivela il volto e il nome di Dio: Amore.
Ogni religione crede in un dio superiore alla realtร terrena nel quale sono proiettate le speranze, soprattutto quelle che non sono umanamente realizzabili. In questa prospettiva Dio sarebbe quello che lโuomo vorrebbe essere, ma che non รจ o che non gli riesce di essere. Lโottica usuale per lโuomo รจ quella che va dal basso della propria povertร allโalto delle sue speranze. Il Salmo 121, che รจ il canto intonato dai pellegrini che salivano a Gerusalemme, esprime la preghiera dellโorante afflitto da qualche sofferenza che invoca lโaiuto del Signore per essere risollevato dalla sua miseria: ยซAlzo gli occhi verso il cielo, da dove mi verrร lโaiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terraยป. Le parole del re Ezechia, che nella malattia invoca il Signore, interpretano la fatica di perseverare nella preghiera, ma anche la speranza di ottenere la risposta che salva: ยซIo ho gridato fino al mattino. Come un leone, cosรฌ egli stritola tutte le mie ossa. Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso; proteggimi. Che dirรฒ? … Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermitร si รจ cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perchรฉ ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Poichรฉ non gli inferi ti lodano, nรฉ la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltร . Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farร conoscere ai figli la tua fedeltร . Il Signore si รจ degnato di aiutarmi; per questo canteremo sulle cetre tutti i giorni della nostra vita, canteremo nel tempio del Signoreยป (Is 38, 13-20). Nella sofferenza avvertiamo la difficoltร a tenere gli occhi rivolti verso il cielo, ad attendere con perseveranza lโaiuto di Dio. Il pericolo di cadere neglโinferi della disperazione e della diffidenza nei confronti di Dio e degli altri รจ sempre dietro lโangolo. Quando preghiamo alziamo le braccia al cielo e, nel caso diventino pesanti, emettiamo un alto grido, o se anche la voce si spegne, non ci rimane altro che elevare il cuore a Dio.
Salire sul monte significa pregare lasciandoci andare nelle braccia del Padre che, secondo la bella immagine del profeta Osea 11, ci solleva alla sua guancia. Man mano che camminiamo nella fede impariamo che la preghiera ci educa non solamente a chiedere ma anche a contemplare. La contemplazione รจ lโelevazione dellโanima verso Dio, come il trasporto affettivo che spinge un innamorato a desiderare, cercare e unirsi alla sua amata. In questo pellegrinaggio del cuore avviene un graduale cambio di prospettiva passando dal piano della nostra miseria a quello piรน alto della misericordia di Dio, da quello della nostra giustizia a quello della fedeltร del Signore.
Mosรจ sale sul monte portando le tavole della legge per ricordare al Signore lโimpegno preso con il suo popolo. Cosรฌ noi quando preghiamo siamo portati a rivendicare i nostri meriti o quando chiediamo un favore a qualcuno gli rammendiamo, quasi a volerglielo rinfacciare, quanto abbiamo fatto per lui. A volte la rabbia, come quella che ha preso anche Giobbe, simbolo di ogni persona afflitta da una sofferenza innocente, potrebbe indurci a rivolgerci a Dio chiamandolo in giudizio, come lo stesso sentimento porta normalmente ad accusare chi ci ha deluso con un comportamento scorretto, chiedendo conto della sua condotta.
Che sia la gioia o la tristezza, oppure la rabbia per unโingiustizia subita รจ necessario cercare lโincontro perchรฉ il cuore ci dice che Dio non รจ unโidea da capire ma una persona importante e significativa da incontrare. In qualsiasi situazione ci troviamo la voce dello Spirito Santo ci parla esortandoci a cercare il volto di Dio. Contemplare significa rispondere alla chiamata di Dio a risalire dalle nostre bassezze, a lasciare il nostro punto di vista cosรฌ terra-terra, ascoltare il nome suo che narra lโamore che egli nutre per ciascuno di noi.
La cima del monte Sinai diventa il luogo dellโincontro tra Mosรจ che, dalla valle dove si รจ accampato il popolo dโIsraele, sale alla vetta e Dio che scende dal cielo per fermarsi presso di lui. Dio passa davanti a Mosรจ proclamando il suo nome. Il Signore non solo risponde alle aspettative di Mosรจ, ma supera le speranze dellโuomo. Infatti, non รจ semplicemente un dio da scegliere o servire, ma da desiderare, conoscere e amare. Dio ha messo nel cuore di ciascuno la nostalgia di lui, come un figlio sente dentro di sรฉ il richiamo alla sua origine e della sua sorgente.
Quando siamo in difficoltร pensiamo a chi potrebbe aiutarci e come potrebbe farlo, cosรฌ ci rivolgiamo a Dio supplicando il suo ausilio e sperando nel suo intervento che salva dal pericolo. Si chiede per ottenere aiuto, si prega per ricevere la grazia, si supplica per avere risposte. Mosรจ sul monte non riceve risposte ma gli viene rivelato un segreto, il nome di Dio. Il segreto di Dio รจ racchiuso nel suo nome. Non si tratta di un segreto che ci permette di essere quello che vorremmo, ma che ci fa diventare quello che giร siamo per grazia di Dio. I desideri della carne ci fanno sognare un uomo che puรฒ tutto, che soddisfa ogni suo bisogno, che si gode la vita tra confort e piaceri. Dio ci svela che il segreto della felicitร sta nellโamore, quello che si dona senza chiedere nulla in contraccambio, che perdona senza conservare rancore, che spera di condividere con gli altri la gioia della comunione con Dio. Dio rimane sempre misterioso e nascosto se la relazione con Lui รจ finalizzata a ricevere qualcosa. Egli infatti viene in nostro aiuto non semplicemente facendo qualcosa, ma rivelandosi, cioรจ donando tutto se stesso nel Figlio suo unigenito.
Nei riti lโuomo sale verso lโaltare, simbolo del luogo alto in cui Dio โabitaโ e, offrendo i sacrifici, vorrebbe far giungere in cielo la propria preghiera affinchรฉ volga il suo sguardo e benedica colui che lo invoca. Nellโottica terrena la benevolenza divina รจ la risposta alla preghiera dellโuomo. Gesรน ci rivela la prospettiva diversa di Dio, quella contenuta nel nome pronunciato davanti a Mosรจ. Gesรน nel vangelo ci parla di unโaltra vetta, quella sulla quale รจ posto lโaltare della Croce che รจ anche lo zenit dellโamore di Dio, amore fedele ed eterno, misericordioso e giusto. Gesรน, crocifisso e innalzato sulla croce, rivela il volto e il nome di Dio che scende verso lโuomo per rimanere e familiarizzare con lui.
Dio passa davanti a Mosรจ perchรฉ รจ lui che prende lโiniziativa, ci ama per primo, e lo fa spinto dallโamore gratuito che lo lega indissolubilmente allโuomo. Egli ci precede nellโamore e lo dona in maniera sovrabbondante rispetto alla misura della nostra giustizia.
Mosรจ, contemplando il nome di Dio, gli chiede di rimanere sempre in mezzo al suo popolo e di camminare con lui; Gesรน, nostro fratello, รจ lโEmmanuele il Dio-con-noi sempre vicino, che rimane al nostro fianco anche quando sbagliamo strada, ci corregge per riportaci sulla retta via e ci perdona aiutandoci a risollevarci dalle nostre cadute.
Lโamore con il quale Dio ci ama non รจ unโutopia, nรฉ un bel sogno che rimane progetto muto, ma รจ realtร perchรฉ si fa storia. ร una storia, e non una favola, perchรฉ essa prende forma nellโevento concreto della morte e risurrezione di Gesรน. La storia della salvezza, nella quale Dio rivela il suo nome, รจ una storia di amore perchรฉ il suo amore si รจ fatto storia con gli uomini.
Questa storia dโamore continua ad essere scritta sulle pagine, anche quelle ingiallite degli anziani o stropicciate di chi avverte la fatica del vivere, oppure su quelle strappate e lacerate di chi รจ ferito dalla delusione e dalla rabbia. Dio continua a scrivere con noi la storia, come un maestro che mette la sua mano su quella del bambino per insegnargli a tradurre in lettere le parole pronunciate con la bocca. La mano sapiente e paziente di Dio รจ lo Spirito Santo! Lasciamoci guidare da lui perchรฉ possiamo essere quella lettera dโamore che Dio indirizza al mondo intero a partire dal piccolo universo che ciascuno abita.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“



