don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 30 Luglio 2022

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La voce insopprimibile della coscienza

Erode sembra dare una risposta alla domanda che si ponevano i compaesani di Gesù: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi?». Per il re, che sente parlare del Nazareno, egli è «Giovanni Battista risorto». Il suo è evidentemente il ragionamento di una mente malata e abitata dalla paura. Al peccato di adulterio, di cui lo accusava il Battista, egli aveva aggiunto anche quello del suo omicidio.

Possiamo fare tutti i giochi di equilibrismo diplomatici che volgiamo per cadere in piedi nelle situazioni, ma non possiamo sfuggire alla nostra coscienza che, prima o poi, ci presenta il conto e si ribella. Un uomo non è mai veramente libero se mortifica la voce della sua coscienza. Potremmo trovare il modo, di solito sempre con la violenza, di zittire le voci scomode, ma mai riusciremo a silenziare la coscienza, la quale alla fine grida più forte di una folla inferocita. Erode agiva per calcolo di convenienza.

Pur volendo far morire Giovanni non lo uccideva per timore della folla e nonostante gli servisse più da vivo che da morto cede al ricatto della figlia di Erodiade. Come la verità, anche la malvagità trova la sua strada per imporsi e non la si combatte solamente salvaguardando l’apparenza e salvando la faccia perché arriva il momento nel quale dobbiamo arrenderci all’evidenza. La parola di Dio ci viene offerta come occasione per allenare la nostra coscienza a istruirci sul modo con il quale affrontare le crisi, in particolare quelle che agitano il nostro cuore. 

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Signore Gesù, Tu sei la Parola di Dio che risuona nella mia coscienza come suono di tromba che avverte del pericolo e come voce di amico che mi sostiene nel cammino. Donami l’intelligenza nel saper riconoscere nel rimprovero non un’accusa che minaccia, ma una luce che mi rende consapevole del peccato e della possibilità di convertirmi. Insegnami a non valutare la vita in base al calcolo d’interesse personale ma ad ascoltare ciò che ognuno dice a me cogliendo nelle sue parole, anche se scomode e dure, un’indicazione preziosa per correggere il mio passo e dirigerlo verso la felicità.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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