don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 3 Settembre 2020

Il fallimento è l’occasione per ricominciare con Cristo

San Gregorio Magno

Gesù evangelizza nelle sinagoghe, lì dove la comunità è convocata dal Signore per ascoltare il suo insegnamento, ma esce dagli spazi sacri e porta la parola di Dio anche nei luoghi in cui la gente conduce la sua vita. La riva del lago di Gennesaret, dove la mattina presto sono ormeggiate le barche che nella notte sono servite per pescare, è lo spazio nel quale avviene anche il commercio del pesce, fonte di nutrimento e di sostentamento per gli abitanti della regione. Le sponde del Mare di Galilea diventano lo scenario dell’incontro con la Parola di Dio, vero cibo e sostegno nella vita. I primi cristiani hanno utilizzato il simbolo del pesce per indicare Gesù in quanto le lettere che compongono la parola greca ICTHYS, che significa pesce appunto, sono le iniziali dei termini che formano la frase «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore». Gesù, in quanto Parola di Dio, è parola di Vita. 

L’oracolo profetico d’Isaia, riecheggiato nella sinagoga di Nazaret e che lì ha iniziato a realizzarsi, si compie lì dove arriva Gesù. L’evangelizzatore si rivolge ai poveri tra i quali c’è Simone, pescatore deluso e sfiduciato che pulisce le reti rimaste vuote in quella notte di fatica inutile e infruttuosa. Gli esorcismi e le guarigioni compiuti da Gesù, attraverso il contatto con il suo corpo, avevano incominciato a rivelare la sua autorità e l’autorevolezza dell’insegnamento di quel maestro atipico. Quella di Gesù non è un imperativo minaccioso, ma è una proposta che suonerebbe quasi come una provocazione se non venisse da una persona che crede in quello che dice. Gesù appare agli occhi di Simone come un uomo esperto di umanità, più che di pesca; aveva visto, infatti, con quanta delicatezza si era accostato alla suocera e come, prendendola per mano, l’aveva aiutata a sollevarsi e a ritrovare la forza di continuare a servire. La misericordia, che con le sue opere libera e guarisce, rende credibili le parole generate da un cuore che ama. 

Pietro, convinto dalla credibilità di quell’uomo di Nazaret, fa la sua professione di fede nella potenza della misericordia che sfida le regole della natura e l’esperienza maturata in anni di lavoro: «Sulla tua parola getterò la rete». Fidarsi di Gesù significa rinnegare le proprie convinzioni, ridisegnare gli scenari dei propri sogni per lasciarsi guidare dalla Parola di Dio. 

Vedendo le reti piene di pesci, Pietro prende coscienza che l’invito di gettare nuovamente le reti va ben al di là di un semplice incoraggiamento a riprovare, ma è una proposta vocazionale che coinvolge tutta la sua vita. Chiamato a rifondare la sua vita sulla parola di Dio Simone non nasconde la paura di non essere all’altezza e il timore del cambiamento. Dopo l’atto di coraggio e di obbedienza, Simone deve fare un atto di fede verso sé stesso. Dietro Gesù, lasciando il passato alle spalle, l’apostolo è chiamato ad intraprendere un viaggio interiore alla scoperta della propria vocazione e del progetto di Dio su di lui. Strada facendo imparerà, anche a sue spese, che la sua vita, simboleggiata dalle reti, soprattutto quando appare inutile e infeconda va sempre rimessa in gioco rispondendo all’esortazione del Vangelo. Non c’è notte più buia di quella trascorsa senza sperare, non c’è vita più vuota di quella condotta senza fiducia in sé stessi e negli altri, non c’è crisi più nera di quella che non insegna nulla di buono da cui ripartire. Solo la vita vissuta puntando su Cristo è riempita di senso e arricchita dalla sua passione d’amore.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore.


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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