don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 29 Ottobre 2023

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XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) โ€“ Lectio divina

Dal libro dellโ€™รˆsodoย Es 22,20-26

Se maltratterete la vedova e lโ€™orfano, la mia ira si accenderร  contro di voi.

Cosรฌ dice il Signore:

ยซNon molesterai il forestiero nรฉ lo opprimerai, perchรฉ voi siete stati forestieri in terra dโ€™Egitto.

Non maltratterai la vedova o lโ€™orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherร  da me lโ€™aiuto, io darรฒ ascolto al suo grido, la mia ira si accenderร  e vi farรฒ morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.

Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, allโ€™indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.

Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perchรฉ รจ la sua sola coperta, รจ il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderร  verso di me, io lโ€™ascolterรฒ, perchรฉ io sono pietosoยป.

Dalla parte dei deboli

Queste leggi fanno parte della sezione del Libro dellโ€™Esodo chiamato Codice dellโ€™Alleanza. Le prescrizioni ivi contenute sono distinte, secondo il criterio contenutistico in diritto civile e penale, regole per il culto e morale sociale. Proprio in questo ambito sono inserite le leggi contenute nella pericope che la liturgia presenta questa domenica.

Al decalogo, col quale Dio ha stipulato lโ€™alleanza con Israele, si aggiungono altre prescrizioni che ne contestualizzano il valore e attualizzano il significato. La prima parte delle Dieci parole riguarda il rapporto con Dio che si รจ rivelato a Mosรจ e che ha mostrato la sua forza nellโ€™esodo dallโ€™Egitto. La seconda parte รจ in comune con molte culture antiche e testimonia lโ€™esistenza di un antico diritto consuetudinario che ha funto da fonte comune e che si รจ differenziato secondo gli ambienti e i popoli.

In unโ€™epoca in cui la schiavitรน era una realtร  diffusa e accettata soprattutto perchรฉ con essa si marcava la differenza tra gli indigeni e residenti proprietari della terra e i forestieri nomadi ed emigranti. Questโ€™ultimi era piรน facilmente oggetto di sfruttamento. Lโ€™esperienza della pasqua determina una riformulazioni di convenzioni sociali consolidate. Il rispetto per il forestiero non risiede tanto nella dignitร  della persona in quanto tale ma nel fatto che Dio si รจ preso cura degli Israeliti proprio quando erano stati resi schiavi ed erano diventati forestieri. Il comandamento del Sabato si declina nella condivisione della libertร  con chi ricorda la condizione passata da cui Israele รจ stato riscattato dalla mano di Dio. Trattare bene un forestiero significa fare memoriale della giustizia di Dio. Israele lโ€™ha sperimentata quando รจ stato liberato dalla mano potente di Dio nel momento in cui era piรน fragile e vulnerabile. La povertร  non รจ solo una condizione sociologica ma anche teologica. Dio sceglie di stare dalla parte dei piรน deboli e prendere le loro difese. Chi obbedisce ai comandi di Dio lo imita nella sua giustizia ed รจ veramente figlio suo e partecipe della sua ereditร .

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicรฉsiย 1Ts 1,5-10

Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio.

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.

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E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, cosรฌ da diventare modello per tutti i credenti della Macedรฒnia e dellโ€™Acร ia.

Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si รจ diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.

Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesรน, il quale ci libera dallโ€™ira che viene.

La vera conversione conduce al servizio

Lโ€™apostolo Paolo al v. 4 dice: ยซSappiamo beneยป riferendosi al riconoscimento del fatto che allโ€™origine della evangelizzazione a Tessalonica cโ€™รจ lโ€™iniziativa di Dio. Infatti, il Vangelo si รจ diffuso non solamente grazie alla parola di Paolo ma soprattutto allโ€™azione dello Spirito che ha preparato i cuori dei Tessalonicesi ad accogliere la parola del Vangelo con gioia. Quella dei cristiani di Tessalonica non รจ stata unโ€™adesione formale alla fede ma un cammino di conversione che li ha condotti a cambiare totalmente stile di vita. Il modello ispiratore non furono piรน gli idoli ma lโ€™amore di Dio che essi hanno sperimentato grazie alla predicazione di Paolo e dei suoi compagni. Essa non si ridusse a semplice comunicazione di veritร , concetti e istruzioni, ma gli apostoli evangelizzarono tessendo relazioni personali di amicizia. I legami fraterni sono lโ€™alfabeto della evangelizzazione la cui eco si diffonde come il buon profumo del bene. Paolo riconosce che il Vangelo accolto coraggiosamente tra molte prove ha portato i suoi frutti. Essi sono visibili nella fede operosa dei Tessalonicesi che si sono distinti per la generositร  nella colletta a favore dei poveri di Gerusalemme, benchรฉ non fossero ricchi. ย ย ย 

+ Dal Vangelo secondo Matteoย Mt 22,34-40

Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

34Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogรฒ per metterlo alla prova: 36“Maestro, nella Legge, qual รจ il grande comandamento?”. 37Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo รจ il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi รจ simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

LECTIO

Contesto

Questa รจ la terza diatriba teologica ed รจ la seconda che vede come protagonisti i farisei, in particolare, uno tra loro esperto di Legge. Come nella prima diatriba, lโ€™anonimo interlocutore vuole mettere alla prova Gesรน, secondo una tecnica tipica della scuola rabbinica. Dopo questa disputa in cui Gesรน รจ interrogato, Lui interroga su una questione dโ€™interpretazione esegetica riguardante Davide e il Messia.

Struttura

Matteo narra la disputa disponendo il breve episodio su due pannelli narrativi. Nel primo cโ€™รจ il gruppo dei farisei capeggiato dal portavoce, che รจ un esperto della Legge (vv. 34-36) a cui corrisponde la replica di Gesรน (vv. 37-40).

Il v. 34 introduce lโ€™episodio collegandolo a quello precedente nel quale la risposta di Gesรน aveva neutralizzato lโ€™attacco dei Sadducei che lo avevano interrogato sulla risurrezione dei morti, alla quale non credevano. Il v. 35 presenta un nuovo personaggio che pure porge al Maestro una domanda per metterlo alla prova. Il v. 36 esplicita lโ€™interrogativo del fariseo, mentre a partire dal v. 37 Gesรน risponde con due citazioni della Scrittura (v. 37 e 39) attraverso le quali indica un ordine gerarchico (v.38) dei comandamenti e la necessita della mutua osservanza (v.40).

Nella tradizione ebraica la Torah, che letteralmente significa ยซinsegnamentoยป e che comunemente viene identificata con la Legge, si divideva tra la forma scritta e quella orale. Il nucleo centrale della Legge sono le Dieci Parole, o Decalogo, che secondo il racconto tradizionale erano scritte sulle due tavole di pietra conservate nellโ€™Arca dellโ€™Alleanza. I libri dellโ€™Esodo e del Levitico contengono altre norme, di carattere cultuale e civile, a cui poi sono state aggiunte altre piรน specifiche che servivano ad ampliare quanto piรน possibile la casistica. Nel tempo i rabbini hanno contato 613 precetti. La domanda posta dal fariseo esperto nella Legge riguarda il comandamento dal quale discendono e dipendono tutti gli altri. Il Sal 15 elenca 11 precetti, mentre Is 33,15-16 nel presenta sei, che fungono da ยซcostituzioneยป sulla quale si fonda lโ€™edificio legislativo della Torah e di tutta la tradizione normativa chiamata ยซhalakahยป (letteralmente cammino/condotta). Nelle scuole rabbiniche si discuteva su quale fosse il comandamento, o fossero i precetti, in base ai quali stabilire una gerarchia. Alcuni parlavano di precetti ยซpesantiยป e ยซleggeriยป. Lo stesso Gesรน sembra distinguere tra comandamenti ยซmaggioriยป e ยซminimiยป (Mt 5, 19). I precetti vanno tutti osservati nello stesso modo e bisogna insegnare a metterli in pratica col proprio esempio. Il dialogo che si instaura รจ tra due competenti della Scrittura. Infatti Gesรน, replicando ai sadducei, aveva dimostrato di avere padronanza e conoscenza delle Scritture, delle quali invece i suoi interlocutori erano ignoranti. In questo caso sembra esserci un rapporto paritetico anche se Gesรน e messo alla prova per saggiare la sua preparazione di Maestro. Questo episodio รจ narrato anche da Marco (12, 28-34) e da Luca (10,25-28). Notiamo delle significative differenze. In Lc il dottore della Legge domanda cosa deve fare per ereditare la vita eterna e Gesรน lo rimanda alla Legge. Il tale replica coniugando insieme il comando tratto da Dt 6,5, che dice di amare Dio con ogni dimensione della propria vita, con quello di Lv 19,18 che parla dellโ€™amore al prossimo con la stessa cura riservata a sรฉ stessi. La controreplica di Gesรน conferma che i comandamenti sono ยซcamminoยป per giungere alla vita eterna che รจ la comunione con Dio e i fratelli.

La versione di Marco รจ piรน vicina a quella di Matteo anche se il primo comandamento risulta essere ยซAscolta, Israeleยป. Lโ€™amore a Dio e lโ€™amore al prossimo sono effetto dellโ€™ascolto della Parola di Dio. Lโ€™ascolto non solo unifica e armonizza i due comandamenti ma unifica e armonizza la volontร  del credente con quella di Dio e con il bene dei fratelli. Nella versione di Marco e di Luca si ha un vero dialogo che aiuta ad approfondire il tema. Nel caso di terzo vangelo la questione si sposta sulla identitร  del prossimo. Questo dร  lโ€™occasione di narrare la parabola detta del ยซbuon samaritanoยป. In Matteo invece il dialogo termina con la risposta di Gesรน alla domanda del fariseo, senza ulteriori sviluppi.

La risposta di Gesรน รจ divisa in due parti, tanti quanti sono i comandamenti che compongono la legge fondamentale della fede: amare Dio e amare il prossimo. Gesรน cita direttamente Dt 6,5 che รจ la preghiera per eccellenza per Israele che professa la sua fede nellโ€™unico Dio che lo ha amato liberandolo dalla schiavitรน e conducendolo alla terra promessa. La confessione di fede nasce dalla contemplazione dellโ€™opera di Dio nella storia. Essa diventa anche responsabilitร  nei suoi confronti impegnando tutto il proprio essere nellโ€™amarlo. Il testo in ebraico e nella traduzione greca (chiamata la Settanta) parla del cuore, dellโ€™anima e delle forze (economiche). Matteo cita il cuore, lโ€™anima e la mente. Amare Dio con tutto il cuore vuol dire orientare la propria volontร  a Lui e aderire al suo progetto; lโ€™anima รจ il soffio vitale che รจ dono di Dio. Amare Dio con tutta lโ€™anima vuol dire amarlo offrendo la propria vita fino alla morte e soprattutto quando giunge la morte violenta con la quale un altro uomo sembra volerla strappare dalle nostre umane. Amare Dio con tutta la mente significa indirizzare verso di bene da lui indicato le facoltร  intellettive.

Lโ€™amore al prossimo รจ desunto da Lv 19,18 che chiaramente fa riferimento ai rapporti conflittuali che ci possono essere tra fratelli. Il prossimo รจ colui che รจ distante perchรฉ ha commesso una colpa contro un confratello. Amare il prossimo significa non serbare rancore per il peccato commesso ma camminare con lui (farsi prossimo) per percorrere la via della riconciliazione che porta al ristabilimento della giustizia e della comunione.

I due comandamenti sono interconnessi tra loro. Lโ€™amore a Dio รจ la condizione per amare i prossimo e lโ€™amore al prossimo รจ lโ€™espressione concreta dellโ€™amore a Dio. Il culto non puรฒ essere in contraddizione con la vita comunitaria ma essa รจ lo spazio vitale nel quale il culto diventa vera esperienza di comunione che anticipa nellโ€™oggi il tempo finale.   

MEDITATIO

Il bisogno di amore e il desiderio di amare

Il grande comandamento รจ la meta a cui tende il viaggio dellโ€™uomo. Davanti a sรฉ ogni persona ha il futuro che รจ il tempo del verbo con cui รจ coniugato il verbo amare. Tutto lโ€™uomo, con i suoi sentimenti, emozioni e pensieri รจ orientato verso il momento in cui sarร  tuttโ€™uno con Dio in quellโ€™armonia nuziale che รจ la vita eterna. Dio invita tutti alla festa, di cui parlava la parabola ascoltata due domeniche fa. La festa รจ esperienza di comunione in cui tutti partecipano allโ€™unico banchetto preparato da Dio e ciascuno condivide quello che ha come fece il tale che mise a disposizione i cinque pani e i due pesci e che sfamarono una moltitudine.

La via per raggiungere la salvezza รจ lโ€™amore al prossimo, cioรจ la caritร  fraterna. Sโ€™impara ad amare il prossimo man mano che si apprende il modo di amare sรฉ stessi. La vita, infatti, รจ un processo di maturazione fatto di fasi che va dalla fanciullezza allโ€™adultitร  passando per lโ€™adolescenza e la giovinezza. Man mano che si cresce il bisogno di amore matura in desiderio di amare. La maturitร  umana e spirituale parte dal bisogno di accudimento, proprio del bambino, e dalla necessitร  di essere riconosciuti degni di fiducia, tipica dellโ€™adolescente, per concretizzare il desiderio di amare lโ€™amato.

Il Signore nel comandamento esprime quello che gli sta piรน a cuore; i destinatari del suo amore di padre e di madre sono i piรน deboli e vulnerabili: il forestiero, la vedova e lโ€™orfano, lโ€™indigente e il misero. Dio esercita la sua forza amando e prendendosi cura di coloro che possono confidare solamente in Lui e in nessunโ€™altro o in nientโ€™altro. Lui stesso si dร  questo comando, Dio non puรฒ non amare, se non amasse rinnegherebbe sรฉ stesso. Le caratteristiche dellโ€™amore di Dio diventano lโ€™orizzonte a cui tende quello dellโ€™uomo. Nella pagina dellโ€™Esodo sono sottolineati quattro tratti essenziali dellโ€™amore: il ricordo, la protezione, la giustizia, la gratuitร . Dio ricorda sempre a sรฉ stesso lโ€™impegno preso con lโ€™uomo di essergli accanto e aiutarlo a camminare come fa un padre e madre. Lโ€™uomo deve ricordare di essere forestiero su questa terra e che puรฒ rimanere sulla via giusta e progredire nel suo pellegrinaggio solo se si fa accogliere e lui stesso dร  ospitalitร  agli altri. Lโ€™amore ci fa compagni di viaggio! Il secondo tratto caratteristico dellโ€™amore di Dio รจ lโ€™attenzione protettiva verso i piรน deboli. Il lutto รจ la condizione di vulnerabilitร  in cui si รจ piรน esposti ad essere sfruttati. La vita ci riserva esperienze di vuoto e smarrimento in cui รจ piรน facile che sโ€™insinui la tentazione della dipendenza dallโ€™alcool, dalle droghe o dal gioco. Dio รจ sempre attento al grido di aiuto, cosรฌ come lโ€™uomo deve essere pronto a cogliere e rispondere al bisogno della sorella e del fratello, soprattutto quelli che soffrono la solitudine e la mancanza di una famiglia sana e solida. La caritร  non specula e non รจ autoreferenziale. Se รจ vero che lโ€™amore รจ generativo allora lโ€™aiuto che si offre non puรฒ essere occasione di guadagno. Dio ci ama e non ci impone dei doveri da compiere che superano le nostre possibilitร . Ogni cosa che Egli ci affida ce la presta perchรฉ noi possiamo restituire a Lui il suo amore con il servizio libero e gioioso ai fratelli. Dio non solo presta ma aiuta anche a restituire, cioรจ a risollevarci dal peso dei debiti nei confronti degli altri ed essere in grado di realizzare qualcosa di bello per tutti. La caritร  fraterna non รจ assistenzialismo che fa rimanere lโ€™altro schiavo delle sue dipendenze, ma si incarna nelle relazioni di aiuto che restituiscano alla persona la dignitร  dellโ€™autodeterminazione e il senso della responsabilitร .

La Caritร  รจ la sorgente della vita dellโ€™uomo perchรฉ tutto nasce dallโ€™amore di Dio; la Caritร  รจ la via sulla quale i fratelli sโ€™incontrano e camminano insieme aiutandosi a vicenda; la Caritร  รจ la meta, รจ il compimento, รจ tutto perchรฉ รจ tutto ciรฒ che rimane quando ogni cosa finisce. Lโ€™amore รจ lโ€™unico bene per cui vale la pena vivere e la vita รจ lโ€™incontro tra il bisogno di amore e il desiderio di amare!

La Croce traccia le coordinate della Caritร 

La domanda del dottore della Legge offre a Gesรน lโ€™opportunitร  di esprimere il cuore della sua fede e la ragione ultima della sua missione. Ciรฒ che lo spinge ad agire e a parlare, esponendosi cosรฌ tanto da attirare lโ€™attenzione della gente e suscitare la preoccupazione delle autoritร , รจ il comandamento dellโ€™amore che ha due risvolti, come le facce di una moneta. Nella croce la Legge viene compendiata nel comandamento dellโ€™amore che in essa a sua volta trova la piรน alta forma espressiva. La croce, infatti, disegna le coordinate entro cui Gesรน spende la sua vita. Come i bracci della croce, cosรฌ lโ€™amore a Dio e allโ€™uomo non possono essere divisi. Non si puรฒ amare il Signore senza prendersi cura del prossimo e non รจ possibile avere attenzione ai fratelli prescindendo dal rapporto con Dio. Lโ€™impegno sociale nel mondo non รจ fine a sรฉ stesso ma รจ originato dalla vocazione che nasce dal cuore di Dio e ha come prospettiva la costruzione del regno dei Cieli. La logica della croce educa ad un sano equilibrio psichico e spirituale perchรฉ, coniugando lโ€™amore a Dio con quello fraterno, fa della caritร  il dono piรน bello che lโ€™uomo possa ricevere e la ragione ultima di ogni servizio offerto ai fratelli.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร  biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna