XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) โ Lectio divina
Dal libro dellโรsodoย Es 22,20-26
Se maltratterete la vedova e lโorfano, la mia ira si accenderร contro di voi.
Cosรฌ dice il Signore:
ยซNon molesterai il forestiero nรฉ lo opprimerai, perchรฉ voi siete stati forestieri in terra dโEgitto.
Non maltratterai la vedova o lโorfano. Se tu lo maltratti, quando invocherร da me lโaiuto, io darรฒ ascolto al suo grido, la mia ira si accenderร e vi farรฒ morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, allโindigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perchรฉ รจ la sua sola coperta, รจ il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderร verso di me, io lโascolterรฒ, perchรฉ io sono pietosoยป.
Dalla parte dei deboli
Queste leggi fanno parte della sezione del Libro dellโEsodo chiamato Codice dellโAlleanza. Le prescrizioni ivi contenute sono distinte, secondo il criterio contenutistico in diritto civile e penale, regole per il culto e morale sociale. Proprio in questo ambito sono inserite le leggi contenute nella pericope che la liturgia presenta questa domenica.
Al decalogo, col quale Dio ha stipulato lโalleanza con Israele, si aggiungono altre prescrizioni che ne contestualizzano il valore e attualizzano il significato. La prima parte delle Dieci parole riguarda il rapporto con Dio che si รจ rivelato a Mosรจ e che ha mostrato la sua forza nellโesodo dallโEgitto. La seconda parte รจ in comune con molte culture antiche e testimonia lโesistenza di un antico diritto consuetudinario che ha funto da fonte comune e che si รจ differenziato secondo gli ambienti e i popoli.
In unโepoca in cui la schiavitรน era una realtร diffusa e accettata soprattutto perchรฉ con essa si marcava la differenza tra gli indigeni e residenti proprietari della terra e i forestieri nomadi ed emigranti. Questโultimi era piรน facilmente oggetto di sfruttamento. Lโesperienza della pasqua determina una riformulazioni di convenzioni sociali consolidate. Il rispetto per il forestiero non risiede tanto nella dignitร della persona in quanto tale ma nel fatto che Dio si รจ preso cura degli Israeliti proprio quando erano stati resi schiavi ed erano diventati forestieri. Il comandamento del Sabato si declina nella condivisione della libertร con chi ricorda la condizione passata da cui Israele รจ stato riscattato dalla mano di Dio. Trattare bene un forestiero significa fare memoriale della giustizia di Dio. Israele lโha sperimentata quando รจ stato liberato dalla mano potente di Dio nel momento in cui era piรน fragile e vulnerabile. La povertร non รจ solo una condizione sociologica ma anche teologica. Dio sceglie di stare dalla parte dei piรน deboli e prendere le loro difese. Chi obbedisce ai comandi di Dio lo imita nella sua giustizia ed รจ veramente figlio suo e partecipe della sua ereditร .
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicรฉsiย 1Ts 1,5-10
Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio.
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
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E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, cosรฌ da diventare modello per tutti i credenti della Macedรฒnia e dellโAcร ia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si รจ diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesรน, il quale ci libera dallโira che viene.
La vera conversione conduce al servizio
Lโapostolo Paolo al v. 4 dice: ยซSappiamo beneยป riferendosi al riconoscimento del fatto che allโorigine della evangelizzazione a Tessalonica cโรจ lโiniziativa di Dio. Infatti, il Vangelo si รจ diffuso non solamente grazie alla parola di Paolo ma soprattutto allโazione dello Spirito che ha preparato i cuori dei Tessalonicesi ad accogliere la parola del Vangelo con gioia. Quella dei cristiani di Tessalonica non รจ stata unโadesione formale alla fede ma un cammino di conversione che li ha condotti a cambiare totalmente stile di vita. Il modello ispiratore non furono piรน gli idoli ma lโamore di Dio che essi hanno sperimentato grazie alla predicazione di Paolo e dei suoi compagni. Essa non si ridusse a semplice comunicazione di veritร , concetti e istruzioni, ma gli apostoli evangelizzarono tessendo relazioni personali di amicizia. I legami fraterni sono lโalfabeto della evangelizzazione la cui eco si diffonde come il buon profumo del bene. Paolo riconosce che il Vangelo accolto coraggiosamente tra molte prove ha portato i suoi frutti. Essi sono visibili nella fede operosa dei Tessalonicesi che si sono distinti per la generositร nella colletta a favore dei poveri di Gerusalemme, benchรฉ non fossero ricchi. ย ย ย
+ Dal Vangelo secondo Matteoย Mt 22,34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
34Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogรฒ per metterlo alla prova: 36“Maestro, nella Legge, qual รจ il grande comandamento?”. 37Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo รจ il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi รจ simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
LECTIO
Contesto
Questa รจ la terza diatriba teologica ed รจ la seconda che vede come protagonisti i farisei, in particolare, uno tra loro esperto di Legge. Come nella prima diatriba, lโanonimo interlocutore vuole mettere alla prova Gesรน, secondo una tecnica tipica della scuola rabbinica. Dopo questa disputa in cui Gesรน รจ interrogato, Lui interroga su una questione dโinterpretazione esegetica riguardante Davide e il Messia.
Struttura
Matteo narra la disputa disponendo il breve episodio su due pannelli narrativi. Nel primo cโรจ il gruppo dei farisei capeggiato dal portavoce, che รจ un esperto della Legge (vv. 34-36) a cui corrisponde la replica di Gesรน (vv. 37-40).
Il v. 34 introduce lโepisodio collegandolo a quello precedente nel quale la risposta di Gesรน aveva neutralizzato lโattacco dei Sadducei che lo avevano interrogato sulla risurrezione dei morti, alla quale non credevano. Il v. 35 presenta un nuovo personaggio che pure porge al Maestro una domanda per metterlo alla prova. Il v. 36 esplicita lโinterrogativo del fariseo, mentre a partire dal v. 37 Gesรน risponde con due citazioni della Scrittura (v. 37 e 39) attraverso le quali indica un ordine gerarchico (v.38) dei comandamenti e la necessita della mutua osservanza (v.40).
Nella tradizione ebraica la Torah, che letteralmente significa ยซinsegnamentoยป e che comunemente viene identificata con la Legge, si divideva tra la forma scritta e quella orale. Il nucleo centrale della Legge sono le Dieci Parole, o Decalogo, che secondo il racconto tradizionale erano scritte sulle due tavole di pietra conservate nellโArca dellโAlleanza. I libri dellโEsodo e del Levitico contengono altre norme, di carattere cultuale e civile, a cui poi sono state aggiunte altre piรน specifiche che servivano ad ampliare quanto piรน possibile la casistica. Nel tempo i rabbini hanno contato 613 precetti. La domanda posta dal fariseo esperto nella Legge riguarda il comandamento dal quale discendono e dipendono tutti gli altri. Il Sal 15 elenca 11 precetti, mentre Is 33,15-16 nel presenta sei, che fungono da ยซcostituzioneยป sulla quale si fonda lโedificio legislativo della Torah e di tutta la tradizione normativa chiamata ยซhalakahยป (letteralmente cammino/condotta). Nelle scuole rabbiniche si discuteva su quale fosse il comandamento, o fossero i precetti, in base ai quali stabilire una gerarchia. Alcuni parlavano di precetti ยซpesantiยป e ยซleggeriยป. Lo stesso Gesรน sembra distinguere tra comandamenti ยซmaggioriยป e ยซminimiยป (Mt 5, 19). I precetti vanno tutti osservati nello stesso modo e bisogna insegnare a metterli in pratica col proprio esempio. Il dialogo che si instaura รจ tra due competenti della Scrittura. Infatti Gesรน, replicando ai sadducei, aveva dimostrato di avere padronanza e conoscenza delle Scritture, delle quali invece i suoi interlocutori erano ignoranti. In questo caso sembra esserci un rapporto paritetico anche se Gesรน e messo alla prova per saggiare la sua preparazione di Maestro. Questo episodio รจ narrato anche da Marco (12, 28-34) e da Luca (10,25-28). Notiamo delle significative differenze. In Lc il dottore della Legge domanda cosa deve fare per ereditare la vita eterna e Gesรน lo rimanda alla Legge. Il tale replica coniugando insieme il comando tratto da Dt 6,5, che dice di amare Dio con ogni dimensione della propria vita, con quello di Lv 19,18 che parla dellโamore al prossimo con la stessa cura riservata a sรฉ stessi. La controreplica di Gesรน conferma che i comandamenti sono ยซcamminoยป per giungere alla vita eterna che รจ la comunione con Dio e i fratelli.
La versione di Marco รจ piรน vicina a quella di Matteo anche se il primo comandamento risulta essere ยซAscolta, Israeleยป. Lโamore a Dio e lโamore al prossimo sono effetto dellโascolto della Parola di Dio. Lโascolto non solo unifica e armonizza i due comandamenti ma unifica e armonizza la volontร del credente con quella di Dio e con il bene dei fratelli. Nella versione di Marco e di Luca si ha un vero dialogo che aiuta ad approfondire il tema. Nel caso di terzo vangelo la questione si sposta sulla identitร del prossimo. Questo dร lโoccasione di narrare la parabola detta del ยซbuon samaritanoยป. In Matteo invece il dialogo termina con la risposta di Gesรน alla domanda del fariseo, senza ulteriori sviluppi.
La risposta di Gesรน รจ divisa in due parti, tanti quanti sono i comandamenti che compongono la legge fondamentale della fede: amare Dio e amare il prossimo. Gesรน cita direttamente Dt 6,5 che รจ la preghiera per eccellenza per Israele che professa la sua fede nellโunico Dio che lo ha amato liberandolo dalla schiavitรน e conducendolo alla terra promessa. La confessione di fede nasce dalla contemplazione dellโopera di Dio nella storia. Essa diventa anche responsabilitร nei suoi confronti impegnando tutto il proprio essere nellโamarlo. Il testo in ebraico e nella traduzione greca (chiamata la Settanta) parla del cuore, dellโanima e delle forze (economiche). Matteo cita il cuore, lโanima e la mente. Amare Dio con tutto il cuore vuol dire orientare la propria volontร a Lui e aderire al suo progetto; lโanima รจ il soffio vitale che รจ dono di Dio. Amare Dio con tutta lโanima vuol dire amarlo offrendo la propria vita fino alla morte e soprattutto quando giunge la morte violenta con la quale un altro uomo sembra volerla strappare dalle nostre umane. Amare Dio con tutta la mente significa indirizzare verso di bene da lui indicato le facoltร intellettive.
Lโamore al prossimo รจ desunto da Lv 19,18 che chiaramente fa riferimento ai rapporti conflittuali che ci possono essere tra fratelli. Il prossimo รจ colui che รจ distante perchรฉ ha commesso una colpa contro un confratello. Amare il prossimo significa non serbare rancore per il peccato commesso ma camminare con lui (farsi prossimo) per percorrere la via della riconciliazione che porta al ristabilimento della giustizia e della comunione.
I due comandamenti sono interconnessi tra loro. Lโamore a Dio รจ la condizione per amare i prossimo e lโamore al prossimo รจ lโespressione concreta dellโamore a Dio. Il culto non puรฒ essere in contraddizione con la vita comunitaria ma essa รจ lo spazio vitale nel quale il culto diventa vera esperienza di comunione che anticipa nellโoggi il tempo finale.
MEDITATIO
Il bisogno di amore e il desiderio di amare
Il grande comandamento รจ la meta a cui tende il viaggio dellโuomo. Davanti a sรฉ ogni persona ha il futuro che รจ il tempo del verbo con cui รจ coniugato il verbo amare. Tutto lโuomo, con i suoi sentimenti, emozioni e pensieri รจ orientato verso il momento in cui sarร tuttโuno con Dio in quellโarmonia nuziale che รจ la vita eterna. Dio invita tutti alla festa, di cui parlava la parabola ascoltata due domeniche fa. La festa รจ esperienza di comunione in cui tutti partecipano allโunico banchetto preparato da Dio e ciascuno condivide quello che ha come fece il tale che mise a disposizione i cinque pani e i due pesci e che sfamarono una moltitudine.
La via per raggiungere la salvezza รจ lโamore al prossimo, cioรจ la caritร fraterna. Sโimpara ad amare il prossimo man mano che si apprende il modo di amare sรฉ stessi. La vita, infatti, รจ un processo di maturazione fatto di fasi che va dalla fanciullezza allโadultitร passando per lโadolescenza e la giovinezza. Man mano che si cresce il bisogno di amore matura in desiderio di amare. La maturitร umana e spirituale parte dal bisogno di accudimento, proprio del bambino, e dalla necessitร di essere riconosciuti degni di fiducia, tipica dellโadolescente, per concretizzare il desiderio di amare lโamato.
Il Signore nel comandamento esprime quello che gli sta piรน a cuore; i destinatari del suo amore di padre e di madre sono i piรน deboli e vulnerabili: il forestiero, la vedova e lโorfano, lโindigente e il misero. Dio esercita la sua forza amando e prendendosi cura di coloro che possono confidare solamente in Lui e in nessunโaltro o in nientโaltro. Lui stesso si dร questo comando, Dio non puรฒ non amare, se non amasse rinnegherebbe sรฉ stesso. Le caratteristiche dellโamore di Dio diventano lโorizzonte a cui tende quello dellโuomo. Nella pagina dellโEsodo sono sottolineati quattro tratti essenziali dellโamore: il ricordo, la protezione, la giustizia, la gratuitร . Dio ricorda sempre a sรฉ stesso lโimpegno preso con lโuomo di essergli accanto e aiutarlo a camminare come fa un padre e madre. Lโuomo deve ricordare di essere forestiero su questa terra e che puรฒ rimanere sulla via giusta e progredire nel suo pellegrinaggio solo se si fa accogliere e lui stesso dร ospitalitร agli altri. Lโamore ci fa compagni di viaggio! Il secondo tratto caratteristico dellโamore di Dio รจ lโattenzione protettiva verso i piรน deboli. Il lutto รจ la condizione di vulnerabilitร in cui si รจ piรน esposti ad essere sfruttati. La vita ci riserva esperienze di vuoto e smarrimento in cui รจ piรน facile che sโinsinui la tentazione della dipendenza dallโalcool, dalle droghe o dal gioco. Dio รจ sempre attento al grido di aiuto, cosรฌ come lโuomo deve essere pronto a cogliere e rispondere al bisogno della sorella e del fratello, soprattutto quelli che soffrono la solitudine e la mancanza di una famiglia sana e solida. La caritร non specula e non รจ autoreferenziale. Se รจ vero che lโamore รจ generativo allora lโaiuto che si offre non puรฒ essere occasione di guadagno. Dio ci ama e non ci impone dei doveri da compiere che superano le nostre possibilitร . Ogni cosa che Egli ci affida ce la presta perchรฉ noi possiamo restituire a Lui il suo amore con il servizio libero e gioioso ai fratelli. Dio non solo presta ma aiuta anche a restituire, cioรจ a risollevarci dal peso dei debiti nei confronti degli altri ed essere in grado di realizzare qualcosa di bello per tutti. La caritร fraterna non รจ assistenzialismo che fa rimanere lโaltro schiavo delle sue dipendenze, ma si incarna nelle relazioni di aiuto che restituiscano alla persona la dignitร dellโautodeterminazione e il senso della responsabilitร .
La Caritร รจ la sorgente della vita dellโuomo perchรฉ tutto nasce dallโamore di Dio; la Caritร รจ la via sulla quale i fratelli sโincontrano e camminano insieme aiutandosi a vicenda; la Caritร รจ la meta, รจ il compimento, รจ tutto perchรฉ รจ tutto ciรฒ che rimane quando ogni cosa finisce. Lโamore รจ lโunico bene per cui vale la pena vivere e la vita รจ lโincontro tra il bisogno di amore e il desiderio di amare!
La Croce traccia le coordinate della Caritร
La domanda del dottore della Legge offre a Gesรน lโopportunitร di esprimere il cuore della sua fede e la ragione ultima della sua missione. Ciรฒ che lo spinge ad agire e a parlare, esponendosi cosรฌ tanto da attirare lโattenzione della gente e suscitare la preoccupazione delle autoritร , รจ il comandamento dellโamore che ha due risvolti, come le facce di una moneta. Nella croce la Legge viene compendiata nel comandamento dellโamore che in essa a sua volta trova la piรน alta forma espressiva. La croce, infatti, disegna le coordinate entro cui Gesรน spende la sua vita. Come i bracci della croce, cosรฌ lโamore a Dio e allโuomo non possono essere divisi. Non si puรฒ amare il Signore senza prendersi cura del prossimo e non รจ possibile avere attenzione ai fratelli prescindendo dal rapporto con Dio. Lโimpegno sociale nel mondo non รจ fine a sรฉ stesso ma รจ originato dalla vocazione che nasce dal cuore di Dio e ha come prospettiva la costruzione del regno dei Cieli. La logica della croce educa ad un sano equilibrio psichico e spirituale perchรฉ, coniugando lโamore a Dio con quello fraterno, fa della caritร il dono piรน bello che lโuomo possa ricevere e la ragione ultima di ogni servizio offerto ai fratelli.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“



