don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 29 Ottobre 2020

Il cuore oltre l’ostacolo

Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

I farisei avvertono Gesù del pericolo che corre nel proseguire verso Gerusalemme perché Erode vorrebbe ucciderlo. Ma Egli non cede alla minaccia perché, nell’obbedire liberamente al Padre che gli ha affidato la missione di scacciare demoni e di guarire, ha messo in conto anche la morte. Aderire alla volontà di Dio significa fare di essa il senso della propria vita fino alle estreme conseguenze. Il messaggio è chiaro: Io – dice Gesù – ho scelto di non vivere per me stesso e per salvarmi la vita, ma di offrirla per salvare quella di tutto il mondo, compreso quelli che concorreranno a ucciderlo. I profeti, quelli veri inviati da Dio, hanno subito il martirio anticipando con la loro morte quella di Gesù. La minaccia fa presa solo su chi è già invaso dalla paura; ma Gesù non è spinto dalla sua volontà, ma pieno di Spirito Santo è guidato da Lui perché con il sacrificio della sua vita egli possa veramente liberare l’uomo dal potere del demonio e guarirlo dal peccato. 

Il coraggio e non il calcolo personale determina le scelte di Gesù. Il coraggio nasce da un cuore che ama, mentre il calcolo è prodotto da una mente che pensa secondo criteri mondani. A volte anche la nostra vita può sembrare come una corsa nel vano tentativo di sfuggire ai vari pericoli che la minacciano. È l’ansia il vero pericolo che minaccia la passione e lo zelo con i quali offriamo un servizio e facciamo del bene. Quando ci distraiamo dal vero obbiettivo della nostra vita, che è amare Dio e i fratelli nel loro bisogno, ci lasciamo ingannare dalle delusioni e dalle paure. L’amore, messo alla prova, cresce nella misura in cui gettiamo il cuore oltre gli ostacoli lì dove troviamo il fratello e la sorella da aiutare.

Gerusalemme rappresenta per Gesù la sposa per la quale vivere e morire. È una sposa ingrata e recalcitrante ma che tuttavia è amata perdutamente da Dio. La morte paventata dai farisei non è un ostacolo alla realizzazione della sua missione ma è il suo compimento. Essa infatti, non è causata da Erode ma è il sigillo d’amore che egli stesso vuole porre sulla sua scelta di servizio. Morire a Gerusalemme significa offrire la propria vita per Gerusalemme. La città santa sta ad indicare tutti gli uomini che, per mezzo del suo sacrificio, ricevono la cittadinanza della Gerusalemme del cielo, il lasciapassare per il Paradiso. 

Quando siamo in ansia per il nostro futuro perché all’orizzonte si addensano le nubi della sofferenza e della morte, confidiamo nel Signore che ci precede sulla strada dell’amore: «Anche se dovessi camminare in una valle oscura io non temo alcun male, perché Tu sei con me, mio bastone e mio vincastro» (Sal 22).

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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