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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 27 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Mt 10,17-22

Il Corpo donato, il Dono liberato – SAN GIOVANNI

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 1,1-4

Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi.

Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

I sensi della fede

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Il tempo liturgico inaugurato con la solennità del Natale offre alla meditazione la prima lettera di s. Giovanni apostolo, il ministro della Parola, colui che, insieme agli altri apostoli narra ciò che di Gesù ha sperimentato con i sensi e, soprattutto, ha contemplato con la fede.

Per le generazioni successive a quella apostolica, che non ha visto con i propri occhi, non ha ascoltato con le proprie orecchie e non ha toccato con le proprie mani Gesù «storico», la fede non si basa semplicemente sulla narrazione dei testimoni, ma sulla loro gioia, la quale è il frutto dell’azione dello Spirito che fa abitare Gesù nel cuore di ciascuno che lo accoglie nella fede come suo Salvatore.

Lo Spirito Santo rende Gesù presente in mezzo alla comunità che da Lui, il Crocifisso risorto, viene trasformata in Chiesa, corpo di Cristo. Gesù, parla e agisce attraverso i battezzati per riunire tutti nella comunione con Dio e della comunità affinché la gioia dell’amore che perdona si diffonda come un profumo di vita e la luce della speranza possa dirigere i passi della riconciliazione di chi si è allontanato cadendo nelle tenebre dell’autosufficienza.

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Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,2-8

L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Il Corpo donato, il Dono liberato

Nella notte in cui Gesù nacque a Betlemme gli angeli annunziarono ai pastori la nascita del Messia. Andarono in città per cercare il bambino tra le stalle di Betlemme lì dove gli angeli avevano indicato la presenza del Salvatore. Il giorno di Pasqua Maria Maddalena porta un annuncio sconvolgente a Pietro e al discepolo amato.

Come i pastori anche gli apostoli si mettono in cammino, anzi corrono. Sia l’annuncio degli angeli che quello della Maddalena contiene un mistero che spinge a uscire per mettersi in cammino. Nell’evento del Natale la grandezza dell’annuncio della nascita del Messia si coniuga con l’umiltà del segno, un bambino adagiato in una mangiatoia, avvolto in fasce. Nel giorno di Pasqua invece allo stupore del sepolcro vuoto si aggiunge lo sgomento di non sapere dove sia il corpo di Gesù.

In entrambi i casi l’annuncio viene accolto e da lì parte un cammino di ricerca. La fede è una forza motrice che spinge a ricercare la verità senza aspettare che essa ci raggiunga in qualche modo come calata dall’alto. La fede richiede un’operazione di verifica ovvero la necessità di non fermarsi alle proprie idee o congetture ma a trasformarle in concreta esperienza di vita.

Non si tratta solamente di ricostruire i fatti per verificarne l’attendibilità o per trovare il colpevole da condannare, ma di cogliere l’essenza delle esperienze, le più dolorose come quelle più gioiose, al di là della pelle dell’apparenza. Nel cammino della fede gradualmente si rivela il mistero di Dio.

S’inzia a cercare dov’è Gesù e si giunge al cuore della fede che è l’esperienza di comprendere e sentire com’è Gesù. Le bende e il sudario, privi di un corpo da contenere, con la loro inutilità raccontano il mistero della libertà. Il corpo che essi avvolgevano non è più lì, non è più come lo avevano conosciuto. Gesù non è più lì perché è un corpo tutto donato.

Le bende nella grotta di Betlemme rivelano il pieno coinvolgimento di Dio nelle vicende dell’uomo mentre le bende della grotta sepolcrale di Gerusalemme annunciano che Gesù ha amato i suoi fino a donarsi tutto per loro. Le bende e il sudario più che segnalare un’assenza invitano a credere nella risurrezione di Gesù cioè il modo nuovo con cui egli continua a vivere.

Gesù vive in coloro che credendo in Lui accolgono la sua parola e si nutrono del suo corpo. Gesù non è lì dove noi vogliamo che sia, nella sazietà dei nostri bisogni, nell’accondiscendenza delle nostre attese, ma è nell’uomo che si nutre di Lui e vive come Lui, pane spezzato e donato a tutti.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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