Cristo Re
Dal libro del profeta Ezechiรจleย Ez 34,11-12.15-17
Voi siete mio gregge, io giudicherรฒ tra pecora e pecora.
Cosรฌ dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherรฒ le mie pecore e le passerรฒ in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, cosรฌ io passerรฒ in rassegna le mie pecore e le radunerรฒ da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrรฒ le mie pecore al pascolo e io le farรฒ riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrรฒ in cerca della pecora perduta e ricondurrรฒ allโovile quella smarrita, fascerรฒ quella ferita e curerรฒ quella malata, avrรฒ cura della grassa e della forte; le pascerรฒ con giustizia.
A te, mio gregge, cosรฌ dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherรฒ fra pecora e pecora, fra montoni e capri.
Il Buon Pastore
Il profeta Ezechiele parla in nome di Dio al popolo in esilio disperso in terra straniera, senza re, senza tempio, senza casa. Lui stesso si impegna a cercare a radunare il suo popolo come un pastore con il suo gregge. Egli ha costantemente esercitato la regalitร su Israele inviando i suscitando uomini e donne ministri della sua potenza salvifica. Dio ha chiamato uomini e donne a collaborare al suo progetto affidando loro autoritร e potere.
Chi ha ricevuto lโincarico di governare il popolo avrebbe dovuto sempre ricordare che aveva unโistanza superiore a cui obbedire e dare conto. Alcuni hanno disobbedito a Dio tradendo la missione loro affidata e causando un grave danno alla comunitร che, nella crisi, invoca e attende un intervento di Dio. Il Signore ascolta il grido del povero e offre una parola di speranza che trova compimento in Gesรน Cristo che si rivela come il Buon Pastore che dร la vita per le sue pecore. Chiunque ascolta la voce di Dio e mette in pratica la sua parola fa della terra su cui abita, anche se straniera, la Terra santa, ossia il luogo in cui incontrare il Signore che si prende cura di noi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corรฌnziย 1Cor 15,20-26.28
Consegnerร il regno a Dio Padre, perchรฉ Dio sia tutto in tutti.
Fratelli, Cristo รจ risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perchรฉ, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrร anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, cosรฌ in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno perรฒ al suo posto: prima Cristo, che รจ la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarร la fine, quando egli consegnerร il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
ร necessario, infatti, che egli regni finchรฉ non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. Lโultimo nemico a essere annientato sarร la morte.
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E quando tutto gli sarร stato sottomesso, anchโegli, il Figlio, sarร sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perchรฉ Dio sia tutto in tutti.
Rinati nel battesimo per non piรน morire
Nel penultimo capitolo della Prima Lettera ai Corinti s. Paolo ripropone il contenuto del Vangelo: Cristo รจ morto per i nostri peccati secondo le Scritture ed รจ risorto il terzo giorno, secondo le Scritture. La risurrezione non avviene semplicemente tre giorni dopo la morte ma essa รจ lโopera di Dio che porta a compimento il suo progetto di vita che รจ per tutta la creazione. Attraverso la morte da schiavo Gesรน ha sconfitto la morte che rende schiavi per offrire a tutta la creazione, che soffre e geme, la possibilitร di riscattarsi.
La salvezza offerta da Gesรน รจ universale e gratuita. Non la si conquista per meriti ma se ne puรฒ godere mediante la fede. Il Vangelo รจ una parola di speranza e chi lโaccoglie sperimenta la sua potenza trasformatrice. La Pasqua si rinnova interiormente quando accogliendo nel cuore la parola di Dio permettiamo ad essa di cambiare il nostro modo di pensare e di agire in modo che la vita non risponde piรน alla logica mondana del potere ma a quella divina del servire. Col Battesimo inizia un itinerario di conversione e di risurrezione; รจ un combattimento contro le forze del male che insidiano la nostra volontร e ci portano a cadere nel peccato. Tutto ciรฒ lo facciamo non per assicurarci il benessere mondano ma per conquistare il premio della pace che i vincitori con Cristo ricevono nella vita eterna.
โ Dal Vangelo secondo Matteoย Mt 25,31-46
Siederร sul trono della sua gloria e separerร gli uni dagli altri.
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซ31Quando il Figlio dell’uomo verrร nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederร sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerร gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrร le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirร a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in ereditร il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perchรฉ ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderร loro: “In veritร io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirร anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perchรฉ ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderร loro: “In veritร io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi piรน piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna”ยป.
LECTIO
Contesto
Il quinto e ultimo insegnamento (24,1-25,46) di Gesรน, chiamato anche escatologico, si chiude con la descrizione del giudizio finale. Questo discorso riporta le ultime parole di Gesรน prima della passione. Lโimmagine del ยซFiglio dellโuomoยป seduto a giudicare e del ยซpastoreยป, che separa le pecore dai capri, fa della scena narrata un ponte tra gli insegnamenti di Gesรน e gli eventi della Pasqua.
Struttura
Lโintroduzione รจ lโannuncio dellโevento finale della storia il cui culmine รจ la venuta del Figlio dellโuomo nella sua gloria. La scena descrive lโintronizzazione del re e lโadunanza di tutti i popoli al suo cospetto (vv. 31-32a).
Il re-pastore per prima cosa separa le pecore dalle capre facendo due gruppi, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra (vv. 32b-33).
Il cuore della scena รจ composta di due dialoghi. Il primo con quelli che sono alla sua destra (vv. 34-40) e il secondo con quelli alla sinistra (vv. 41-45).
Il v. 46 รจ il destino finale dei due gruppi.
Spiegazione del testo
Il protagonista principale della pericope รจ il ยซFiglio dellโuomoยป citato altre volte nel corso del vangelo. In questo caso si parla della sua venuta nella gloria, ovvero al momento della sua intronizzazione. Si tratta di una regalitร non assimilabile a quelle mondane esercitate da chi combatte con le armi e a costo di grandi sacrifici di vite umane per occupare posti di potere. Il Figlio dellโuomo รจ una figura messianica annunciata dagli antichi profeti (Dn 7,13s.; Zc 14,5) che riceve lโinvestitura regale da Dio e non dagli uomini. Il trono regale sul quale Gesรน siede รจ la croce. Sul volto del Figlio, che nella passione offre la sua vita per la salvezza del suo popolo, splende la gloria di Dio. Contrariamente agli sfarzi delle corti, la gloria di Dio non รจ sola apparenza e formalitร dietro cui si nascondono intrighi e falsitร , ma รจ luce che fa veritร e aiuta a discernere tra il bene e il male, tra la giustizia e lโingiustizia. Lโallegoria del pastore delle pecore e delle capre inquadra la scena nel contesto della Chiesa che รจ un unico ovile, in cui convivono insieme piรน โrazzeโ, e un solo pastore che conosce gli animali che gli appartengono. La separazione รจ una distinzione che aiuta a fare chiarezza nella confusione. Lโunitร non รจ confusione dโidentitร pur avendo la medesima vocazione e lo stesso fine. Il senso della distinzione tra le pecore e i capri si chiarisce nel dialogo che occupa il cuore della pagina evangelica.
I primi sono quelli identificati con le pecore poste alla destra del re-pastore. Vengono chiamati i ยซbenedetti del Padre mioยป per ricevere lโereditร del regno. Sono i discepoli ยซbeatiยป a cui Gesรน si rivolge allโinizio del primo discorso (Mt 5, 1-12) perchรฉ, in quanto poveri in Spirito, affamati e assetati di giustizia, afflitti per un lutto e sofferenti per le persecuzioni, miti e misericordiosi nelle difficoltร , puri di cuore e operatori di pace, esercitano la regalitร nel servizio ai fratelli e sorelle piรน piccoli. Ciรฒ che stupisce non รจ il premio, che era giร stato promesso, ma la rivelazione del fatto che prendendosi cura dei piรน piccoli essi amano e servono il Signore. Il regno preparato fin dalla fondazione del mondo รจ la creazione progettata dalla sapienza di Dio e che si realizza mediante le opere di misericordia. Lโamore fraterno รจ la forza che trasforma la speranza di vita in esperienza di comunione. Nellโannunciazione a Giuseppe lโangelo richiama la profezia di Isaia per indicare nel figlio di Maria lโEmmanuele, il Dio-con-noi. Il Dio dโIsraele viene per farsi prossimo per essere a ยซportata di manoยป, non per essere posseduto ma per donarsi. Lo riconosce chi ha nei confronti degli altri non un atteggiamento prevenuto, giudicante, possessivo e pretenzioso ma comprensivo, oblativo, accogliente e ospitale. I benedetti ricevono il bene nella stessa misura in cui accolgono i fratelli piรน piccoli come un dono. La solidarietร che sโinstaura tra coloro che si riconoscono fratelli e sorelle diventa canale di comunicazione attraverso il quale si riceve e si dona amore mediante i gesti semplici e quotidiani ispirati alla caritร .
Il secondo dialogo si colloca come lโaltro pannello del dittico nel quale il re-pastore si rivolge a quelli della sua sinistra da cui, al contrario dei primi, prende le distanze. Essi hanno scelto di percorrere la via che porta nella fossa della morte che รจ come il fuoco che tutto divora e distrugge. Nel ยซdiscorso della montagnaยป Gesรน invita a prendere le distanze dai falsi profeti ยซche vengono in veste di pecora ma sono lupi rapaciยป (7,15). Sono i falsi maestri che ยซdicono ma non fannoยป (23,3). I maledetti sono coloro che, refrattari a ricevere il Vangelo, hanno rinunciato alla grazia di Dio che umanizza. Abbracciando la logica demoniaca, hanno rifiutato di ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio per seguire la voce delle loro passioni.
La meta finale rivela il tipo di condotta di vita: chi ha cercato il regno di Dio trova la sua gioia nel servire i fratelli guidato dalla Parola, che ispira sentimenti di compassione e gesti di caritร . La fede operosa nella caritร fa gioire anche nelle difficoltร piรน dolorose. Lโincredulitร รจ invece la scelta di non vedere al di lร dellโinteresse personale e delle proprie idee. Tutti sono vulnerabili come pecore e capri e oggetto di prevaricazioni e ingiustizie. La differenza emerge dal modo con cui le ferite sono curate. Chi rifiuta la medicina della misericordia non guarisce dalle ferite dellโorgoglio e si condanna al dolore che continuamente si rinnova e che genera disperazione e malvagitร .
MEDITATIO
Lo scrutinio necessario con gli occhi dei fratelli piรน piccoli
Nel vangelo di Matteo gli insegnamenti di Gesรน sono raccolti in cinque discorsi il primo dei quali รจ tenuto sul monte, non meglio definito e che comunque richiama il Sinai dove Dio diede la legge a Mosรจ, e lโultimo a Gerusalemme sul monte Sion dove sorgeva il tempio. Il primo insegnamento si apre con le beatitudini indirizzate ai poveri in spirito, agli afflitti, ai miti, agli affamati e assetati di giustizia, ai misericordiosi, ai puri di cuore, agli operatori di pace, ai perseguitati per la giustizia. Lโultimo insegnamento si conclude non la scena del giudizio universale in cui il Figlio dellโuomo siede sul suo trono regale per emettere la sentenza.
Nel primo discorso Gesรน indica nella santitร lโobbiettivo che siamo chiamati a raggiungere nella nostra vita. Come Dio sul monte Sinai offre al popolo dโIsraele la sua alleanza per raggiungere e stabilirsi nella Terra promessa, cosรฌ Gesรน sul monte, anticipazione del Golgota, offre a tutti la possibilitร di stabilire un patto, come quello nuziale, per entrare nel regno di Dio.
La profezia di Ezechiele fa da sfondo allโimmagine allegorica offerta da Gesรน. Dovunque siano i discepoli, dispersi e disseminati nel mondo, essi si riuniscono attorno a Lui per ascoltarlo. Ogni qualvolta ci riuniamo nel nome di Gesรน Lui รจ in mezzo a noi. Non basta dire ยซSignore, Signoreยป per essere di Cristo, ma dopo aver ascoltato la sua parola bisogna metterla in pratica. Solo allora il regno di Dio che Gesรน รจ venuto ad inaugurare diventa veramente realtร e noi possiamo esserne parte a pieno titolo. Tuttavia, cosa significa essere discepoli di Cristo e cittadini del regno, lo spiega Gesรน stesso sia alla fine del discorso della montagna che al termine dellโinsegnamento tenuto nel tempio di Gerusalemme. Ci sono infatti falsi profeti che vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci (Mt 7, 15), sono quelli che dicono: ยซSignore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demรฒni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto prodigi?ยป. A questi tali Gesรน dirร : ยซAllontanatevi da me voi che operate lโiniquitร ยป (Mt 7, 22-23). Cosรฌ comprendiamo che i ยซcapriยป posti alla sinistra e chiamati ยซmaledettiยป sono quei falsi profeti con la maschera di pecore, che hanno vestito lโabito del buon cristiano perchรฉ hanno fatto tante cose in nome di Gesรน, ma senza amore. Essi credono di potersi vantare davanti a Dio dei loro meriti e dei molti servigi, ma non si erano accorti di Lui, lรฌ dove era, nei fratelli piรน piccoli.
Il Figlio dellโuomo viene nella sua gloria e sale sul suo trono di gloria quando scende per farsi uno di noi, muore sulla croce per perdonare i peccati del mondo intero e risorge per fare di tutti gli uomini lโunica famiglia di Dio. Il re si fa servo dellโuomo per prendersi cura dei suoi figli come fa un pastore con le pecore del suo gregge che sono disperse. Il profeta Ezechiele descrive con quanta premura e amorevole attenzione Dio aiuta soprattutto coloro che le prove della vita e le ingiustizie hanno prostrato nel dolore.
Il Regno di Dio รจ Dio stesso che ama gli uomini e per radunarli scende in mezzo a loro e si mette al loro servizio. Cosรฌ egli santifica il suo Nome! La santitร di Dio, cioรจ la sua gloria, si manifesta quando si fa servo dellโuomo e muore sulla croce per noi affinchรฉ, ci ricorda san Paolo, noi possiamo risorgere e vivere in Lui. Riceve il regno di Dio nella gloria chi regna con Lui nel servizio. La gioia nellโusare misericordia รจ anticipazione nel presente della vita eterna.
Siamo chiamati oggi anche a farci โscrutareโ dalla Parola ascoltata. Davanti al Signore facciamo il nostro scrutinio e verifichiamo se il nostro agire quotidiano sโispira al vangelo o alla logica del mondo. Come avviene alla conclusione di un percorso o di una esperienza o semplicemente della giornata dovremmo trovare il tempo di esaminarci e fare verifica: ho messo in pratica la parola che ho ascoltato? Ho restituito a Dio lโamore che lui mi ha dato condividendolo con i piรน piccoli?
Gesรน ha insegnato con la parola e con la sua vita donata che vivere vuol dire regnare, ovvero significa uscire da sรฉ e rispondere non solo al proprio bisogno ma anche a quello della sorella e del fratello piรน vicino e piรน piccolo. ร proprio il bisogno e ciรฒ che ci manca, piuttosto che i meriti e ciรฒ che possediamo, a permettere di scoprirci come persone e riconoscerci come fratelli.
Dietro i problemi piรน grandi di noi della fame nel mondo, della siccitร , della malasanitร , dellโingiustizie che mortificano la dignitร , dellโimmigrazione, della malavita e della corruzione, ci sono i fratelli piรน piccoli che sono accanto a noi. Combattere e lavorare per la giustizia non significa semplicemente denunciare il problema ma esige di partire dalla solidarietร a coloro che soffrono maggiormente per la loro condizione dโindigenza.
Si diventa umani nella misura in cui si vede oltre sรฉ stessi sia per riconoscersi bisognosi di cure, sia per prestare aiuto ai fratelli. Il giudizio della Croce ci educa a guardarci e guardare oltre il problema, come persona. Prima dei diritti cโรจ lโuomo, prima del problema cโรจ la persona, prima dellโio cโรจ il noi. La misericordia praticata ripulisce lโuomo da ogni sporcizia e incrostazione restituendogli la bellezza originaria nella quale risplende la gloria di Dio.
La Caritร รจ il fine di ogni vita
Leggendo la parabola del giudizio universale la mente corre subito al grande affresco di Michelangelo della Cappella Sistina. Campeggia in posizione centrale il Cristo Re nellโatto di richiamare lโattenzione e creare il grande silenzio per emettere la sentenza e fare veritร . Nella parabola abbiamo prima una separazione per distinguere i protagonisti in due gruppi e poi un duplice atteggiamento, il primo di accoglienza, il secondo di respingimento. Entrambi i gruppi sono identificati con due tipologie di ovini che erano impiegati nei sacrifici al tempio e nei riti. Questa immagine suggerisce il fatto che siamo nel campo della religiositร . Tuttavia, la distinzione รจ finalizzata a rivelare il modo con cui si vive la propria fede. Infatti, si puรฒ fare una scelta religiosa reale o solo ideale. I benedetti sono tali perchรฉ nellโaffamato, nellโassetato, nello straniero, nel nudo, nel malato, nel carcerato non colgono tanto un problema da risolvere, ma innanzitutto una persona concreta da aiutare facendosi prossimo, condividendo il suo dolore e infondendo speranza; perciรฒ essi, senza saperlo incontrano Cristo, lo toccano nelle sue membra doloranti, lo ascoltano guardandolo negli occhi, lo accolgono facendolo sentire a casa, lo vestono ridonandogli dignitร , lo curano accompagnandolo nel dolore, lo visitano per confortarlo e dargli speranza. I maledetti sono quelli che vedono nellโaffamato, nellโassetato, nello straniero, nel nudo, nel malato, nel carcerato innanzitutto un fenomeno da analizzare. Si fanno convegni, approfondimenti, studi, progetti per combattere la fame, per rendere pubblica lโacqua, per gestire lโimmigrazione, per stroncare lo sfruttamento โฆ ma senza toccare la carne di Cristo, senza sentire il morso della fame e lโarsura della sete, la tristezza dello straniero e lโumiliazione del nudo, la sofferenza del malato e frustrazione del carcerato. In definitiva senza un contatto reale con lโumanitร non cโรจ incontro con Cristo e lโimpegno sociale millantato รจ solo un misero tentativo di amore a sรฉ stessi e per sรฉ stessi che relega il rapporto con Gesรน nellโelenco dei doveri da compiere o nei pii desideri da realizzare avendo tempo. Colui che entra in sintonia col suo fratello e percorre con lui la via della croce alla fine scopre che ha condiviso la vita con Cristo.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“
