don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 25 Dicembre 2020

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae รจ stata fondata il 2 luglio 1968 dallโ€™Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirร  ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di etร … [Continua sul sito]

Dallโ€™umiliazione allโ€™umiltร 

Il Natale del Signore รจ la prima delle grandi feste che ritmano lโ€™anno liturgico che ruota attorno allโ€™ evento della Pasqua. Non รจ un caso che la liturgia riserva a queste due solennitร  la veglia notturna in cui gioca un ruolo importante il segno della luce che splende e rischiara le tenebre.ย 

Siamo un popolo in cammino ma immerso nel buio dellโ€™incertezza e della paura. Per quanto possano darci speranza le tecniche scientifiche, che sono pure a servizio del bene dellโ€™uomo, sentiamo di essere ancora tra le nebbie della precarietร  e della debolezza che vela di tristezza anche i momenti di festa che vorremmo vivere nella pace e nella serenitร .

Il vangelo parla di un decreto dellโ€™imperatore che ordinava un censimento. Per questo Giuseppe, in obbedienza al comando imperiale compie il viaggio verso Betlemme, la cittร  in cui era nato Davide. Si tratta in un certo senso di un ritorno a casa, alle proprie origini. Lรฌ a Betlemme un giorno il profeta Samuele era stato inviato da Dio a casa di Iesse per consacrare re uno dei suoi figli. Samuele giungendo in quella casa aveva iniziato a cercare tra gli uomini piรน grandi e piรน forti, ma Dio riorienta la ricerca tra i piรน piccoli perchรฉ il Signore non guarda lโ€™apparenza ma il cuore. Fu dunque chiamato il piรน piccolo dei figli di Iesse, Davide, che era con i pastori a pascolare il gregge. Davide da pastore di pecore divenne pastore di un popolo. Dallโ€™umiliazione allโ€™umiltร . Facile immaginare che davanti ai primi segni di gravidanza di Maria si siano scatenate le critiche e i pettegolezzi degli abitanti di Nazaret. Forse anche questo avrร  spinto i novelli sposi a lasciare il villaggio e andare a Betlemme. Sโ€™intrecciano esigenze che potremmo definire sociali con quelle piรน strettamente personali.

Lโ€™imposizione delle regole, siano esse finalizzate a prevenire il contagio, oppure quelle che regolano il vivere sociale, anche se possono apparire ingiuste, sono lโ€™occasione ieri come oggi per fare del nostro cammino un pellegrinaggio dellโ€™umiltร . Anche noi possiamo sentire tutto il peso delle frustrazioni, dei limiti, delle attese deluse che, se assolutizzate, ci portano a vagare confusi e disorientati. Lโ€™attaccamento alle cose e uno stile di vita possessivo e controllistico fanno della paura la nostra guida. Il risultato รจ lโ€™aggressivitร  verbale, fisica e psichica. Stiamo male perchรฉ viviamo male lโ€™umiliazione e affidiamo la gestione del nostro malessere ai pensieri negativi che generano giudizio e pessimismo.ย 

Nella notte del dolore e dellโ€™incertezza ci viene incontro la luce del vangelo che splende al di sopra dei nostri ragionamenti arzigogolati. รˆ necessario distrarre lo sguardo dal nostro io che piange e si lamenta contro gli altri per rivolgerlo verso lโ€™alto e verso lโ€™altro. Lโ€™obbedienza non sarร  mera esecuzione di ordini ma un cammino nuovo guidato dalla parola di Dio che dร  la direzione giusta ai nostri passi.ย 

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La meta รจ Betlemme, la casa del pane. Giuseppe e Maria non obbediscono solo ad un comando imperiale, ma realizzano il volere di Dio, quello di fare casa con noi. Loro non sono pienamente consapevoli, come non lo siamo neanche noi dei progetti divini, ma nellโ€™obbedienza agli uomini si concretizza anche la volontร  di Dio. La ribellione, la mormorazione, anche se sono giustificate da una motivazione di giustizia non portano alla pace, anzi, alimentano la guerra. Invece di concentrarci su ciรฒ che non va negli altri e nei loro modi di comportarsi, rimanendo ripiegati su noi stessi, dovremmo alzare gli occhi al cielo e domandarci cosa fare per non replicare e alimentare il male subito.ย 

Maria e Giuseppe pur essendo di casa a Betlemme non vi trovano posto in un alloggio familiare. Non si perdono dโ€™animo e fanno di una grotta adibita a stalla per gli animali la loro dimora familiare. Il centro di questa casa diventa la mangiatoia perchรฉ in essa รจ deposto il bambino appena nato e avvolto in fasce. Maria e Giuseppe ci insegnano a celebrare il Natale con atteggiamenti di docile obbedienza, concreta attenzione al piรน piccolo. Essi, infatti non cercano la comoditร  per sรฉ stessi, ma creano uno spazio per accogliere e far nascere il loro bambino. Non perdono tempo a giudicare, a lamentarsi, a rimbrottare o rinfacciare, ma accolgono la disponibilitร  di chi, rimanendo nellโ€™anonimato, offre loro uno spazio della propria casa, il luogo meno nobile ma che รจ reso umano dalla loro presenza e soprattutto da quella di Gesรน, dalla loro premura delicatezza e dalla tenera debolezza del bambino. I gesti ordinari e silenziosi di Maria e Giuseppe rendono umano ciรฒ che รจ bestiale. Adattarsi non significa rinunciare ai propri sogni o ai desideri piรน belli ma iniziare a realizzarli partendo dallโ€™essenziale e accettando di fare a meno del superfluo.

Ecco, dunque, la meta del cammino di Giuseppe e Maria, non solo Betlemme, non solo un alloggio, ma una mangiatoia. Il richiamo insistente della mangiatoia ci porta a pensare al mangiare che da preoccupazione diventa occasione, da tempo atteso a tempo vissuto. In tempo di crisi quello che diamo per scontato non lo รจ piรน. Nellโ€™abbondanza non ci preoccupiamo cosa mangiare e cosa dare da mangiare ai figli; nella societร  dellโ€™opulenza, in cui si confonde il benessere con il benavere, lโ€™attesa e lโ€™attenzione รจ sui beni di consumo, su oggetti che ci danno solo lโ€™illusione di essere al passo dei tempi quando invece rincorriamo miraggi inconsistenti. In molte case questa domanda รจ ora drammaticamente urgente. Essa potrร  essere accolta nella misura in cui facendoci solidali con i fratelli, sentiremo nostro il loro bisogno, senza giudicarli. Cosรฌ la domanda che germoglia da un cuore misericordioso รจ: cosa posso preparare per loro, come posso prepararmi per dare loro da mangiare. In molti casi il nutrimento essenziale รจ la comprensione benevola con cui mi approccio ai fratelli e alle sorelle proprio perchรจ cosciente dei loro limiti e anche delle loro colpe.ย 

รˆ la tenerezza che ci porta ad adattarci e ad abitare anche gli spazi che a noi appaiono inospitali perchรฉ i nostri occhi cercano quella perfezione che non troveremo mai fuori di noi ma solamente in Dio. Questi luoghi sono le relazioni fraterne che rimarranno inaccessibili senza che la grazia di Dio le illumini. La luce della Parola di Dio permette di vedere nellโ€™umiliazione lโ€™Umiltร , nel niente il Tutto, nel dramma la Salvezza, nella mancanza di beni la pienezza del Bene.

Il Bambino nella mangiatoia รจ la risposta di Dio allโ€™uomo che spesso si riempie di aria ma non รจ mai sazio. Dio scende verso lโ€™uomo non per dargli il pane materiale ma per dare sรฉ stesso da mangiare; alimentati dal Suo Spirito siamo riempiti di Lui, del Suo Amore. Chi si sazia veramente al banchetto di Dio non se ne sta comodo a fare la siesta esulandosi dagli altri o chiudendosi in piccoli circoli, ma si sente spinto a donare a tutti con gioia quello che lui stesso ha ricevuto gratuitamente. Strada facendo sโ€™impara alla scuola di Gesรน e in compagnia dei santi, come Maria e Giuseppe, non solo a condividere quello che si ha ma a darsi allโ€™altro per amore in tutto ciรฒ che si fa.

Natale sia per noi il tempo del cammino verso Betlemme, ma ancor di piรน verso la mangiatoia, la mensa della Parola e dellโ€™Eucaristia,ย sulla quale Dio si fa gustare e vedere quanto รจ buono e da lรฌ partire per farsi pane da spezzare con tutti.ย 

Auguro a tutti un santo Natale e vi benedico di cuore!

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