Tutto รจ grazia di Dio
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Dal libro del profeta Isaรฌaย Is 55,6-9
I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre รจ vicino.
Lโempio abbandoni la sua via
e lโuomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrร misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perchรฉ i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
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tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
La benevolenza di Dio sorgente della grazia
Il capitolo 55 del Libro del Profeta Isaia si apre con lโinvito rivolto al popolo, che si trova in esilio, a non dare ascolto a chi fomenta la rabbia e la tristezza ma a prestare attenzione, invece, alla parola di Dio, lโunica che รจ capace di saziare la fame di giustizia e placare la sete di pace. La conversione consiste nel distogliere lo sguardo da ciรฒ che rende schiavi della paura e inganna con lโidea dellโauto-salvezza mediante le proprie opere, per rivolgere il cuore verso Dio. Il profeta denuncia quel tipo di ragionamento che gira attorno al proprio io e che genera pensieri terra-terra; da una parte lโuomo cerca di farsi Dio a propria immagine e somiglianza, cancellando con Lui ogni differenza, e, dallโaltra, innesca meccanismi perversi di competizione basati sui meriti personali, presunti o reali. Di conseguenza, si vรฌola il primo comandamento per il quale Dio รจ uno e inimitabile. La conversione consiste nellโalzare gli occhi del cuore verso il cielo perchรฉ, contemplando le opere di Dio nel creato e nella storia, si possa ambire ad avere i suoi stessi sentimenti e ad elevarsi fino al punto di ragionare con i suoi criteri di giustizia. Cosรฌ, lโuomo impara che tutto รจ grazia e che lโunico criterio valido di giudizio e di operazione รจ la benevolenza.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippรฉsiย Fil 1,20-24.27
Per me vivere รจ Cristo.
Fratelli, Cristo sarร glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere รจ Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi รจ piรน necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
Mio Signore, mio tutto
Nel suo ministero apostolico Paolo ha rischiato piรน volte di morire. Ogni volta lo scampato pericolo รจ letto dallโapostolo come un invito a rialzarsi per riprendere il cammino dellโevangelizzazione. Umanamente parlando Paolo sente il peso della stanchezza e in cuor suo desidera essere totalmente essere unito a Cristo; tuttavia, il suo amore per la Chiesa lo spinge a non tirare i remi in barca ma a spendersi per essa fino alla fine, fin quando il Signore vorrร . Anche se provato, le parole dellโapostolo trasmettono le emozioni e i sentimenti di un uomo che vive nella pace e ha il cuore in pace perchรฉ qualsiasi sia la condizione che si trova a vivere, egli tende sempre verso Gesรน. La gioia pervade sia la fatica del ministero e il dolore delle prove (รจ in carcere ad Efeso), sia il suo ardente desiderio di vere Cristo in tutte le dimensioni del proprio essere. Cristo Gesรน รจ lโunica ragione della sua vita, lโunico modello da seguire, lโunico amore per cui donarsi fino alla morte.
+ Dal Vangelo secondo โ Mt 20, 1-16
Sei invidioso perchรฉ io sono buono?
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli questa parabola:
ยซ1 Il regno dei cieli รจ simile a un padrone di casa che uscรฌ all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordรฒ con loro per un denaro al giorno e li mandรฒ nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che รจ giusto ve lo darรฒ”. 5Ed essi andarono. Uscรฌ di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lรฌ e disse loro: “Perchรฉ ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perchรฉ nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, perรฒ, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchรฉ io sono buono?”. 16Cosรฌ gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”.ยป.
Lectio
Contesto
Dopo il discorso comunitario del cap. 18 inizia una sezione narrativa che va da 19,3 a 20,34. Matteo in questa sezione elabora il cap. 10 di Marco che chiude il viaggio di Gesรน verso Gerusalemme. La sezione รจ aperta da un dittico composto da due episodi. Nel primo i farisei pongono a Gesรน la questione del divorzio e nel secondo, i discepoli allontanano i bambini da Gesรน. In entrambe le situazioni il Maestro accorcia le distanze e condanna ogni divisione (19,3-12.13-15).
A questi due episodi segue quello che vede come protagonista un uomo ricco (19, 16-22) che rinuncia a seguire Gesรน a causa delle ricchezze che possedeva e dalle quali non intende separarsi. La mancata sequela offre a Gesรน lโoccasione per insegnare ai suoi discepoli la vera ricchezza del Regno dei cieli e il suo pieno godimento nel giorno finale (19,23-26). Le parole di Gesรน suscitano lโobiezione di Pietro al quale viene replicato con alcuni detti riguardanti i tempi escatologici, il giudizio dโIsraele e il rapporto tra il discepolo e la famiglia (19,27-29).
Nella terza parte della sezione sono presentati in ordine la parabola degli operai della prima e dellโultima ora (19,30-20,16), lโultimo annuncio della passione e della risurrezione e le reazioni (20, 20-28) e, infine, il miracolo dei due ciechi di Gerico (20, 29-34).
Dunque, la parabola degli operai della vigna si colloca tra lโepisodio del rifiuto del ricco di seguire Gesรน al quale preferisce il possesso dei suoi beni e il terzo annuncio della passione e della risurrezione con il quale Gesรน sugella la sua decisione di seguire la volontร del Padre spogliandosi di tutto.
La parabola รจ la prima di tre che hanno in comune la vigna come ambientazione; le altre due parabole della vigna sono quella ยซdei due figliยป (21, 28-32) e ยซdei vignaioli omicidiยป (21, 33-45).
Struttura
Il brano liturgico esclude 19,30 che invece fa parte della pericope perchรฉ il detto รจ richiamato da Gesรน in 20,16 a commento della parabola. Il racconto, in quanto tale, inizia al v.1 e termina al v. 15 del cap. 20. I due detti che incorniciano il racconto ne forniscono la chiave ermeneutica. La parabola รจ fondamentalmente divisa in due parti: nella prima il protagonista รจ il padrone che esce piรน volte per chiamare gli operai a lavorare nella sua vigna; nella seconda i protagonisti sono gli operai che ricevono il salario dal padrone. Lโatteggiamento del padrone della vigna, sia nella chiamata degli operai che nellโordine usato per dare loro la ricompensa suscita degli interrogativi. La giusta risposta ad essi dipende dal punto di vista che si assume.
vv. 1-7 – 1 Il regno dei cieli รจ simile a un padrone di casa che uscรฌ all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordรฒ con loro per un denaro al giorno e li mandรฒ nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che รจ giusto ve lo darรฒ”. 5Ed essi andarono. Uscรฌ di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lรฌ e disse loro: “Perchรฉ ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perchรฉ nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Lโarco temporale del racconto รจ una giornata lavorativa che va dal sorgere del sole fino al suo tramonto. Dal contesto immediato si evince che il tempo indicato รจ quello che quale Gesรน รจ la luce che รจ sorta nella sua nascita e che sta per tramontare con la sua morte. Egli, con la sua predicazione e i suoi atti miracolosi, chiama gli uomini e le donne a seguirlo. Ci sono quelli che sono chiamati per primi e quelli che incontrano il Signore fino allโultimo momento.
Lโuscire del ยซpadrone di casaยป dalla propria dimora per cercare e incontrare gli operai indica e implica la necessitร di lasciare ciรฒ che gli appartiene e il suo controllo affinchรฉ possano lavorare nella sua vigna un numero di operai piรน alto possibile. Si contano ben cinque uscite del padrone a cui corrispondono altrettanti invii nella sua vigna. Essa, nel linguaggio biblico, indica il popolo eletto. Il numero elevato di operai missionari (inviati) rivela lโampiezza del campo di lavoro che per grandezza farebbe pensare al mondo intero. Al cap. 28 Gesรน invia i discepoli missionari in tutto il mondo. Tutto il mondo รจ la casa di cui Dio รจ il Signore. Tutti appartengono a Dio e tutti sono chiamati a lavorare per il bene comune. Gli operai chiamati hanno in comune la vocazione, la sua origine e il suo fine. Se unico รจ colui che chiama, uno anche รจ il denaro pattuito con tutti. Tutti gli operi pattuiscono la ricezione di un denaro. La ricompensa รจ definita ยซciรฒ che รจ giustoยป. Dunque, il fine comune del lavoro รจ la giustizia, ovvero lโequitร . Davanti a Dio siamo tutti uguali. Gli ultimi sono quelli che nessuno ha scelto per ingaggiarli forse perchรฉ ritenuti non idonei. Essi sono inoperosi non perchรฉ fannulloni ma perchรฉ non hanno avuto lโoccasione di essere interpellati. La loro attesa viene premiata ed essi, pur consapevoli di dover lavorare una sola ora lo fanno senza preoccuparsi del salario che presumibilmente sarebbe stato quasi irrisorio. Una sorpresa li attendeva.
vv. 8-15 – 8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, perรฒ, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchรฉ io sono buono?”.
Alla fine della giornata arriva il momento della ricompensa che il padrone puntualmente dร agli operai. Il fattore, incaricato del salario, riceve lโindicazione di pagare partendo dagli ultimi operai i quali, immaginiamo con loro meraviglia, ricevono la ricompensa che il padrone aveva pattuito con i primi servi. Presumibilmente la gioia di questi lavoratori viene narrata agli altri. Man mano che scorre la fila, negli operai della prima ora cresce lโattesa di ricevere una ricompensa maggiore rispetto a quelli che hanno lavorato unโora soltanto. La loro attesa viene delusa quando ricevono un trattamento uguale agli altri. Per essi รจ una palese ingiustizia e non mancano di farlo notare. La mormorazione tradisce la rabbia per quello che gli operai pagati per ultimi hanno subito.
Il padrone rimprovera colui che mormora, forse piรน degli altri. Lโappellativo ยซamicoยป non รจ ironico ma, anche nelle altre due volte in cui viene impiegato (nella parabola degli invitati alle nozze in 22,12 e nei confronti di Giuda in 26,50) intende mostrare lโinteresse verso chi viene istruito da Gesรน o dal protagonista della parabola, anche con toni severi. Il padrone si difende dallโaccusa di essere ingiusto perchรฉ il tale ha ricevuto quanto era stato pattuito. In realtร , la rabbia non รจ causata dallโatteggiamento del padrone ma ha la sua origine nellโinvidia di cui lโoperaio รจ vittima. Lโinvidia travisa la realtร per cui il bene, che ha mosso il padrone a uscire per ben cinque volte e a chiamare a lavorare fino ad una prima del tramonto, non viene proprio considerato. Egli, infatti, rimane legato al suo punto di vista e alla sua attesa delusa.
v. 16 – 16Cosรฌ gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi
La chiosa finale di Gesรน fa da pendant con 19,30: ยซMolti (che sono) primi saranno ultimi e gli ultimi primi. Si nota un ribaltamento delle due espressioni. Si ripropone in forma letteraria il contenuto del detto che mette in evidenza proprio il ribaltamento della situazione. Quelli che pensano di essere nella Chiesa (la vigna) i ยซprimiยป perchรฉ hanno piรน esperienza, conoscenze e competenze e si vantano di aver faticato di piรน degli altri, facendone un vanto, corrono il rischio di diventare ultimi, ovvero inoperosi a causa dellโinvidia e dellโorgoglio. Mentre gli ยซultimiยป, perchรฉ scartati e giudicati indegni sperimentano con meraviglia quanto siano tenuti in considerazione da Dio.
La conclusione della parabola, anteponendo gli ยซultimiยป ai ยซprimiยป, intende incoraggiarli e consolarli perchรฉ Dio vuole che tutti siano salvi e abbiano la possibilitร di lavorare per il Regno dei cieli. Questi ยซultimiยป sono i pagani verso i quali i giudeo-cristiani piรน rigidi vedevano con diffidenza. Essi non devono scoraggiarsi se vengono giudicati e sono oggetto di persecuzione perchรฉ per essi รจ preparata la ricompensa della vita eterna che รจ la vocazione universale alla santitร .
Meditatio
Umili operai del vangelo e gioiosi testimoni della Misericordia
La liturgia della Parola di questa domenica si apre con lโesortazione del profeta Isaia a cercare il Signore mentre si fa trovare e a invocarlo mentre รจ vicino. A questo invito fa eco il Salmo 144 nel quale lโorante benedice Dio per la sua bontร e la sua misericordia; Lui รจ buono verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature e si fa prossimo a chiunque lo invoca con sinceritร .
Le parole del salmista potrebbero adattarsi benissimo agli operai di cui parla il vangelo, protagonisti, insieme con il padrone di casa, della parabola narrata da Gesรน. Il racconto allโinizio sembra descrivere una scena usuale nella quale il proprietario di una vigna ha bisogno di operai e va in piazza per cercarli. La particolaritร sta nel fatto che il padrone esce ben cinque volte nellโarco di tutta la giornata e ingaggia gli operai, i quali non vengono chiamati dopo una selezione ma sono direttamente inviati a lavorare nella vigna.
ร evidente che il padrone di casa sia Dio che vive in permanente stato di missione perchรฉ ogni tempo รจ quello giusto per incontrare gli uomini e per far loro la proposta di vita eterna. La proposta intercetta lโattesa degli uomini, cosรฌ come il proprietario della vigna incontra il bisogno degli operai. Ciรฒ che muove Dio ad andare incontro allโuomo e chiamarlo con sรฉ non รจ una sua necessitร , ma il bisogno piรน profondo dellโuomo stesso di dare senso al tempo della vita. Dio non soddisfa semplicemente i bisogni ma porta a compimento la vocazione di ciascuno. Infatti, gli operai, sia quelli della prima ora sia gli ultimi, sono accomunati dal medesimo invito ad andare a lavorare nella vigna. Gli operai dellโultima ora non erano stati scelti da nessuno e tutti li avevano scartati. Questi tali rappresentano gli uomini e donne che per tanti motivi non sono riusciti a realizzarsi nella vita e a concretizzare il loro desideri piรน profondi; pur avendo sogni e progetti non hanno trovato spazi e occasioni per valorizzare i loro carismi. Dopo una vita passata a girare a vuoto hanno incontrato il Signore che ha dato loro un senso per vivere. Essere ricompensati per primi vuole significare che Dio ha una preferenza verso gli ultimi, gli esclusi, gli emarginati. Agli occhi degli uomini non valgono nulla mentre agli occhi di Dio sono preziosi.
Il racconto non lo dice, ma รจ facile immaginare lo stupore degli ultimi diventati i primi ad essere pagati. Non importa per quanto tempo hanno faticato e cosa hanno fatto, ma ricevono la ricompensa promessa a chi รจ stato ingaggiato sin dallโinizio. La meraviglia con la quale assistiamo ai miracoli quotidiani, lo stupore legato alla scoperta di un volto di Dio molto diverso dal sentito dire, permette di entrare piรน in profonditร nel mistero del suo amore. Dio non ci tratta secondo i nostri meriti e non ci ripaga secondo le nostre colpe (Cf. Sal 102).
Cercare il Signore significa desiderare di conoscerlo e amarlo di piรน, non piรน come schiavi ma come figli. San Paolo, parlando ai Filippesi, confida il suo imbarazzo nel seguire due desideri che sembrano contrapposti ma sono complementari: essere con Cristo oltre questa vita ed essere con i fratelli nella Chiesa e lavorare con frutto in questa vita. Lโapostolo รจ uno di quegli operai chiamati a ยซlavorare nella vigna del Signoreยป dopo i Dodici, che invece hanno seguito Gesรน fin dallโinizio. Eppure, quando ha incontrato il Signore sulla via di Damasco che lo chiamava alla salvezza, ha visto la sua vita trasformata radicalmente. Ha sperimentato la misericordia di Dio che, chiamandolo, lo ha liberato dalla schiavitรน del peccato, quello dellโorgoglio e dellโautoreferenzialitร .
Allโorigine della fede non cโรจ una idea, ma lโincontro con Gesรน, crocifisso e risorto, immagine visibile del Dio invisibile, Parola del Padre, carezza dello Spirito. Chi accoglie Gesรน e risponde al suo invito a seguirlo nel cammino del discepolato vede cambiare lโorizzonte della propria vita e con esso anche la direzione dei propri desideri. In ogni evento della vita Dio si fa incontrare, perchรฉ non รจ il โtotalmente altroโ ma โlโassolutamente prossimoโ. Dio ci ama cosรฌ come siamo, ma non ci lascia come ci trova. Ci invita ad ยซabbandonare i pensieri iniquiยป per imparare ad assumere il suo stesso pensiero. Il Signore ha per cosรฌ dire un โpensiero fissoโ: la vita e la felicitร dei suoi figli.
Lavorare con frutto nella vigna del Signore significa vivere la missione come la vive Dio. La fatica รจ fruttuosa se risponde alle istanze dei fratelli con i quali si condivide la comune figliolanza di Dio, la medesima vocazione alla gioia e lo stesso bisogno di essere aiutato e salvato. Dobbiamo evitare il pericolo di dimenticare quello che siamo, figli peccatori, e come siamo stati sanati dalla misericordia del Signore. Farne continua memoria nella preghiera di ringraziamento ci aiuterร a debellare la malattia dellโinvidia che alimenta la ribellione a Dio e le lotte fratricide.
La ricompensa che Dio promette agli operai non si misura in base alla quantitร del lavoro svolto ma รจ il frutto della missione svolta con gli stessi sentimenti di Dio. Chi serve amando con lo stesso cuore di Gesรน rimane gioioso anche nelle difficoltร . Anche la prospettiva della morte non fa paura perchรฉ chi รจ riconoscente a Dio per la sua misericordia altro non desidera che far sperimentare agli altri la stessa dolcezza che lui ha gustato nel perdono e la stessa forza che ha ricevuto quando, rifiutato e giudicato dagli uomini, ha trovato nella Chiesa rifugio e aiuto per ricominciare.
Tutti uguali davanti alla legge โฆ dellโAmore
Quanto mutevole รจ il nostro modo di vedere la realtร e di interpretarla lo dimostra questa parabola nella quale da una parte cโรจ il padrone di una vigna che esce piรน volte lungo tutto lโarco della giornata per chiamare operai a lavorare nella sua vigna e dallโaltra i lavoratori. Nel racconto avvengono due cose strane. La prima รจ il fatto che il padrone chiama a tutte le ore. Chiama fino alla fine e coinvolge tutti, anche chi รจ stato scartato dagli altri. La seconda รจ il modo con il quale paga la giornata di lavoro dimostrando che per lui non conta quanto ha lavorato un operaio ma che abbia accettato di servirlo. Questi due particolari rivelano la logica di Dio, lโunico buono, come Gesรน aveva detto al giovane ricco. Dio ragiona secondo una logica che mette al centro la persona e non il Suo interesse perchรฉ ciรฒ che gli sta a cuore non รจ il guadagno personale ma la nostra felicitร che passa attraverso la soddisfazione dei bisogni piรน profondi. La ricompensa che il padrone offre agli operai รจ un insegnamento che, se colto, diventa un tesoro grandioso che supera le aspettative. Dio non fa torto a nessuno perchรฉ non cambia idea rispetto allโuomo. Egli lo ama a prescindere dai suoi meriti e continuamente lo chiama a servirlo. Se lo sguardo di Dio, che non guarda i meriti o le colpe, ma il bisogno dei suoi figli, non muta, assistiamo invece al cambiamento di faccia degli operai, quelli della prima ora che hanno affrontato la fatica della giornata non con spirito di gratitudine per essere stati chiamati, ma con la speranza legata alla ricompensa pattuita. Poi, vedendo che gli ultimi venivano pagati per primi, hanno immaginato di dover meritare di piรน di quanto pattuito. Quello che fa arrabbiare gli operai della prima ora รจ lโinvidia che deforma la realtร . Per cui gli altri operai non sono visti come fratelli destinatari della comune ereditร , ma con disprezzo perchรฉ paragonati a loro. Ciรฒ che indigna รจ lโessere trattati alla stessa stregua di quelli che sono considerati i meno meritevoli. Lโinvidia prende il posto lasciato dalla gratitudine e la mormorazione quello abbandonato dalla preghiera. Ma quando facciamo tesoro della compassione ricevuta e lodiamo il Signore per la misericordia che ci ha usato ci appare chiaro che siamo tutti uguali davanti alla legge โฆ dellโAmore.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“