don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 17 Ottobre 2021

455
Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Dalla bramosia del potere alla compassione

Gesù aveva appena ribadito per la terza volta che a Gerusalemme, dove era diretto con i suoi discepoli, avrebbe subito umiliazione e morte ma da essa sarebbe stato liberato con la risurrezione. Quanto più si avvicinava l’ora della Pasqua tanto più gli apostoli sembravano allontanarsi dal loro Maestro per inseguire le loro fantasie. I discepoli precedentemente avevano già discusso tra loro chi fosse il più grande e, dunque, chi di loro fosse più capace di assumersi la responsabilità di prendere il posto di Gesù. L’idea fissa è quella di guadagnare il posto giusto dal quale gestire e controllare. Le fantasie, caldeggiate e coltivate nell’intimo del cuore, vengono poi proiettate sugli altri caricandoli delle proprie attese. È facile che esse diventino pretese, criteri di scelta e il fine per cui vivere. Tra queste fantasie la più comune, ma anche la più nociva, è l’avidità o sete di potere.

I due fratelli, discepoli della prima ora, chiedono a Gesù di essere i suoi collaboratori più stretti nel momento in cui sarebbe giunto all’apice della gloria e avrebbe conquistato finalmente il potere. Essi esprimono la loro decisa volontà di partecipare all’esercizio della sua autorità. Sembrano avere le idee chiare, ma così non è perché essi, dice loro Gesù, non sanno quello che chiedono. Infatti, quella che sembra essere una semplice richiesta di favore nasconde il tentativo di piegare Gesù alla loro volontà di potenza. Formalmente essi chiedono di partecipare alla gloria di Gesù, ma nei fatti essi pretendono che il Maestro si adatti alla loro volontà.

Per il raggiungimento del loro obbiettivo si dichiarano disposti e pronti a bere lo stesso calice di sofferenza di Gesù e a ricevere il suo medesimo battesimo. In realtà, essi non sanno quello che dicono, convinti di poter meritare il premio in forza della loro volontà e capacità di affrontare qualsiasi lotta. Essi sono disposti a fare qualsiasi sacrificio per ottenere ciò che desiderano. Ma Gesù non può dare loro ciò che essi chiedono perché la gloria verso cui è indirizzato il cammino del Signore è di tutt’altra natura. Infatti, egli invita i discepoli a partecipare della sua gloria intesa come servizio e dono della propria vita.

La logica del possesso, fatta propria dai governanti delle nazioni che le dominano e le opprimono, crea fratture nella comunità perché induce coloro che la seguono, o che la subiscono, a forme fratricide di competizione per occupare i posti di prestigio o garantirsi dei privilegi. Il desiderio di raggiungere il potere, che è fine a sé stesso, o semplicemente di intendere la vita solamente come godimento, genera ingiustizie e dissidi; Gesù, al contrario, mette a servizio della volontà del Padre la sua e in quest’opera coinvolge i discepoli per condividere con loro il potere dell’amore che genera pace e giustizia.

Gesù è il servo di Dio che si offre a Lui perché si compia la sua volontà e si consegna nelle mani degli uomini per coinvolgersi totalmente nelle loro vicende dolorose, per sanarle, ed educare al servizio. Solo l’amore che si fa servizio sana il cuore dell’uomo e lo salva dalla morte causata dal peccato. Per esercitare il potere dell’amore, che libera e riscatta, bisogna percorrere la via del servizio, la quale passa attraverso la compassione, ovvero la partecipazione alla sofferenza dell’uomo e di Dio, simboleggiata dal calice da bere e dal battesimo nel quale essere immersi.

L’obbedienza fiduciosa al Padre genera nel cuore di Gesù la compassione che lo porta a bere fino infondo il calice dell’amarezza e ad essere battezzato, ovvero a immergersi nell’onda del peccato, per indicare il suo pieno e totale coinvolgimento nell’umanità peccatrice. Infatti, la Lettera agli Ebrei parla di Gesù come del Sommo Sacerdote grande perché ha saputo prendere parte alle nostre debolezze, messo alla prova in ogni cosa, escluso il peccato. Perché Gesù si è coinvolto totalmente nella nostra umanità? Per compiere la volontà del Signore, quella di fare di noi un regno e sacerdoti ad immagine di Gesù che è inviato dal Padre per servire e dare la sua vita in riscatto per molti. 

Per questo dono di grazia possiamo accostarci e unirci pieni di fiducia a Colui che è stato fatto re e che non esige una tassa da pagare, ma dispensa la grazia che ci rende uomini felici perché a servizio della pace e della giustizia di Dio. 

Signore Gesù, Tu sei il ponte nel quale s’incontrano la ricchezza della misericordia del Padre e la miseria della nostra povera umanità, ci accostiamo a Te con sentimenti di fiducia e di gratitudine e ti chiediamo il dono dello Spirito perché la nostra volontà sia sempre orientata verso Dio. Il tuo esempio ci insegni che grande non è colui che comanda sugli altri, ma chi si fa servo dei fratelli. Estingui la bramosia del potere e del possesso, disinnesca i meccanismi di competizione che ci rendono avversari e nemici, donaci la grazia di avere vera compassione per chi soffre a causa del suo e altrui peccato. Insegnaci a vincere la paura, a combattere l’orgoglio, a sconfiggere la diffidenza che ci dominano con l’esercizio della preghiera di lode e del servizio umile e disinteressato affinché anche noi, crescendo nel senso di responsabilità verso gli altri, possiamo essere costruttori di ponti di pace e di vera fraternità.