Commento alla prima lettura
Dalla lettera agli Ebreiย Eb 6,10-20
Gesรน รจ lโancora della speranza e il precursore della nostra salvezza
Perseverare nella fede non รจ facile perchรฉ bisogna fare i conti con la stanchezza e il dubbio che il bene compiuto sia inutile. Questo dilemma emerge soprattutto durante le persecuzioni nelle quali sembra che Dio sia assente o indifferente. Lโautore della Lettera agli Ebrei esorta ad imitare la perseveranza di Abramo al quale Dio aveva fatto la promessa di dargli una discendenza numerosa come la sabbia del mare.
In realtร , quella promessa si รจ realizzata non solo in Isacco ma soprattutto in Gesรน Cristo e nella Chiesa, che รจ il suo corpo. Infatti, siamo discendenza di Abramo se lo imitiamo nella fede e siamo figli nel Figlio di Dio nella misura in cui ci aggrappiamo a Lui soprattutto nelle difficoltร . Cristo, sommo sacerdote della nuova alleanza, รจ la nostra speranza che รจ come unโancora gettata nel profondo del cielo. Gesรน รจ il nostro precursore che ha aperto nel deserto della sofferenza e della morte la via che conduce al cielo.
Anche se a volte non ne abbiamo contezza, รจ aperta davanti a noi la via della salvezza che possiamo percorrere lasciandoci guidare dalla Parola di Dio.ย
La Caritร rende liberi
Il precetto del sabato riveste un ruolo centrale nella fede ebraica. Letteralmente il termine ebraico shabbat, tradotto con sabato, significa fermarsi e allude al fatto che Dio nel giorno finale della creazione si ferma dal lavorare. Da qui anche il significato del riposo. Celebrare il sabato significa imitare Dio. Come lui si รจ fermato dal creare, cosรฌ lโuomo si astiene dal lavorare. In tal modo il sabato diventa il giorno della festa nella quale si gusta il valore della libertร e della fraternitร . Il lavoro, vissuto nella solitudine e spesso nella competizione, trova il suo approdo nella festa, esperienza di condivisione e di comunione.
La legge, nellโimporre il divieto di lavorare in giorno di sabato, intende educare a proteggere il senso piรน profondo del sabato che risiede nel riposo inteso come relazione di amore e cura reciproca. La celebrazione del sabato diventa profezia del banchetto festoso che Dio prepara per gli uomini in cui essi gusteranno le prelibatezze del suo amore.
ร appunto questo il significato dei dodici pani dellโofferta che venivano posti sulla mensa del tempio e che solo i sacerdoti potevano mangiare una volta che venivano cambiati il sabato. I sacerdoti rappresentavano il popolo dโIsraele nellโatto di presentare al Signore i pani, frutto della terra e del lavoro dellโuomo, e di mangiarli alla sua presenza per indicare il fatto di riceverli dalla mano di Dio. Il rito corre il rischio di non essere piรน significativo quando si stacca dalla vita e la legge riduce la fede a pratiche formali che hanno la pretesa, quasi magica, di piegare Dio a sรฉ stessi.
Lโepisodio biblico richiamato da Gesรน mostra che la norma non ha il primato assoluto ma รจ subordinata al bisogno vitale dellโuomo. Davanti allโuomo bisognoso cedono tutte le barriere legislative. Se di trasgressione si deve parlare essa si rivolge contro la rigiditร della legge che crea divisione piuttosto che comunione e solidarietร , come invece dovrebbe essere.
Nellโ Eucaristia presentiamo a Dio il pane dellโofferta dal sapore della terra e della fatica del nostro lavoro per ricevere da Lui il pane che sazia la fame dellโuomo, non solamente di cibo ma soprattutto dโamore. La salvezza, anelito di ogni uomo che cerca la pace, รจ lโapprodo ultimo della vita ed essa consiste nel passaggio dalla sola soddisfazione del proprio bisogno allโoblazione totale di sรฉ allโAltro. In definitiva, la Legge รจ data non per sรฉ stessa o come forma di auto salvezza, ma per educare lโuomo vivere pienamente lโesperienza della relazione che va dallโaccogliere lโaiuto di Dio con gratitudine ad essere eucaristia per lโaltro.
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Leggi la preghiera del giorno.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualitร biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“



