Giovanni il Battista e Gesรน. Due uomini cosรฌ vicini ma cosรฌ incredibilmente distanti. Distanti nel modo di concepire lโuomo, il destino, Dio.
Giovanni รจ intriso di una mentalitร apocalittica: โRazza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire allโira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione. La scure รจ posta alla radice degli alberi; perciรฒ ogni albero che non dร buon frutto viene tagliato e gettato nel fuocoโ (Mt 3, 7.10). Per lui la chiave interpretativa dellโuomo รจ il peccato. Per lui lโuomo รจ essenzialmente sbagliato, macchiato dal male, ma crede anche che attraverso atti meritori il suo Dio potrebbe deporre la falce della punizione e quindi della morte.
Stando ai vangeli, Gesรน di Nazareth pare essere molto lontano da questo araldo della giustizia divina. Per Gesรน lโuomo non รจ sbagliato a prescindere, il peccato non รจ la sua chiave interpretativa, il suo Dio รจ il Dio dei vivi e non dei morti, e il Regno di Dio รจ da incarnarsi qui ed ora.
Gesรน entra nella morte โ lโacqua โ anticipo simbolico della sua salita sulla croce, ma non come atto sacrificale, gesto di penitenza o purificazione. Ma come ferma decisione ad entrare nella vita, quella concreta di ogni giorno, convinto che solo lรฌ puรฒ compiere la sua lenta fatica ascensionale. E questo attraverso la modalitร dellโamore.
Nessun atto sacrificale per la divinitร , nessuna purificazione, nessun cammino di conversione per meritarsi il paradiso nella storia del nazareno. Stando ai testi non si dร notizia di un Battista che guarisca gli ammalati, che abbia a cuore i poveri, che distribuisca pane agli affamatiโฆ Egli รจ tutto intento alla sua salvezza, tutto intento al suo Dio, dimenticando perรฒ un solo particolare, che โla strada piรน breve per Dio passa per i fratelliโ (Doroteo di Gaza).
Gesรน ridร la vista ai ciechi, lโudito ai sordi, il pane agli affamati, la vita i morti, e il vino โ ossia la felicitร โ alla tavola di due sposi. Solo incarnando uno stile โaltroโ, improntato alla vita buona, il paradiso scende sulla terra: ยซsi aprirono per lui i cieliยป.
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Il paradiso non sarร il premio dei buoni, ma condizione esistenziale qui ed ora per chi sโimpegna a incarnare il bene. Non un futuro che ci spetterร un domani, ma un presente da incarnare. E poi la comparsa dello Spirito santo, la forza creatrice, generatrice, la medesima che โaleggiava sulle acqueโ allโinizio di tutto, come viene raccontato in Genesi. Sรฌ, per chi ama comincia una vera e propria ri-creazione. Comincia una vita nuova: il cattivo passato viene cancellato, e il compimento del proprio essere si va ad affermare.
Lasciamo Giovanni il Battista e tutti i predicatori di tristezza nel loro ambiente piรน consono, il deserto, e immergiamoci nella vita, per goderci la bellezza di una creazione e ri-creazione sempre nuova.
AUTORE: don Paolo Squizzato



