Nel Vangelo di oggi, Gesรน ยซ cominciรฒ a mostrareโฆยป (e non a โ spiegareโ,come รจtradotto in italiano) la via della felicitร , ossia che non vi รจ altra via alla felicitร , alla vita, alla pienezza di sรฉ, se non quella scaturita dallโamore che sa andare โfino alla fineโ (cfr. Gv 13, 1; Gv 12, 24). Prendere la propria croceโ significa infatti essere disposti a vivere tutte le conseguenze dellโamore.
ร autentica felicitร quella che passa nel crogiuolo dellโamore al fratello (cfr. 1Gv 3, 14).
Ma Pietro, e in fondo ciascuno di noi, ha la segreta speranza che debba esistere unโaltravia possibile alla felicitร . Quella che necessita di passare dalla morte di sรฉ รจ troppo ostica e in fondo impraticabile.Infatti, dice aGesรน: ยซquesto non ti accadrร maiยป (v. 22). Pietro sta impedendo alla vita di vivere, alla luce di risplendere, al fuocodi scaldare. Sta chiedendo allโAmore di non essere Amore.
ยซChi perderร la propria vita per causa mia, la troverร ยป (v. 25).
Occorre giungere alla consapevolezza che ciรฒ che ci compie come esseri umani, รจ perdere la vita, vivere quello che i mistici definirono come โdistaccoโ, e gli orientali come โ vuotoโ. Non avere piรน elementi esterni cui aggrapparsi per definire se stessi: denaro, successo, famiglia, giudizi altrui. La nostra vera identitร sarร data non dalle cose esterne a noi stessi, ma dallโemergere del nostro โ sรฉ autenticoโ, e questo verrร definito quando tutto il resto si frantumerร .
Occorre mollare la presa. Su tutto.
Da cosa facciamo dipendere la nostra vita? A cosa ci aggrappiamo, a chi ci assicuriamo per essere?
Neanche a Dio bisogna aggrapparsi. Perchรฉ sarebbe ancora qualcosa di esterno a noi e in ultima analisi un idolo. Quando vivremo il suo abbandono, avremo la vita salva, come Gesรน sulla croce (cfr. Mc 15, 34).
ยซIl Dio che รจ con noi รจ il Dio che ci abbandonaยป (D. Bonhoeffer). Perchรฉ Dio รจ solo vuoto e silenzio. Anzi โnullaโ, per dirla con Meister Eckhart, ossia โnรฉ questo nรฉ quelloโ. Per cui solo nel vuoto, nel silenzio e nellโabbandono si sperimenterร Dio.
Finchรฉ faremo dipendere il nostro compimento, la nostra felicitร dalle cose esterne a noi o da un Dio immaginato e pensato, ne rimarremo sempre delusi, perchรฉ non in grado di rivelarci la veritร delle cose.
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AUTORE: don Paolo Squizzato
FONTE
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