Siamo cercatori di perle, di tesori perchรฉ abbiamo il presentimento del Vero, di ciรฒ che โ crediamo โ sarebbe in grado di compierci il cuore. Siamo inquieti, palombari dello spirito, assetati di una bellezza in cui poter finalmente far riposare il cuore.
La cosa migliore che ci possa capitare รจ riuscire a distinguere nella vita ciรฒ che conta da ciรฒ che รจ superfluo, ciรฒ che ha consistenza da ciรฒ che รจ effimero, ciรฒ che รจ essenziale da ciรฒ che รจ solo necessario.
Scoperto il vero tesoro e la perla di grande valore, allora tutto il resto puรฒ essere abbandonato.
Il Vangelo ci svela in cosa consiste la perla e il tesoro di grande valore: lโAmore.
Fatta propria la logica dellโamore, viene vinta la logica del mondo incentrata sul potere lโavere e il successo. La luce dissolve la tenebra, in quanto il bene abbraccia il male sconfiggendolo. San Paolo, fatto esperienza dellโAmore, arriverร a considerare tutto ciรฒ che fino ad allora gli sembrava essenziale e necessario per il suo compimento, semplicemente sterco: ยซRitengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimitร della conoscenza di Cristo Gesรน, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura (lett = sterco), per guadagnare Cristoยป (Fil 3, 8).
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La terza parabola (vv. 47-50) del Vangelo di oggi ci aiuta poi a comprendere dove puรฒ condurre una vita che non arrivi a far propria questa logica dellโamore. Il risultato di non essersi giocati nel bene รจ simboleggiato qui dal โpesce cattivoโ, inteso come guasto, fallito, inutile. Una vita spesa fuori dellโamore, รจ come essere gettati fuori dalla rete. Una vita guasta, fallita, non buona, a cosa puรฒ servire? Come la zizzania (Vangelo di domenica scorsa) verrร presa, e bruciata; semplicemente distrutta. I giusti, i buoni della parabola saranno invece coloro che hanno vissuto del medesimo amore che hanno ricevuto e sperimentato nella propria storia. E questa vita sarร conservata, come il grano che andรฒ a finire nel granaio di Dio. Ma occorre fare un passo ulteriore. La separazione non avviene tra due parti di umanitร , i buoni e i cattivi, ma tra la parte di me che si รจ formata amando, e quella che si รจ distrutta attraverso il male compiuto.
Quando il mondo, la storia giungerร a compimento, allora la Parola di Dio (gli angeli, v. 49b) mi giudicherร , ovvero distinguerร in me ciรฒ che si รจ costruito nellโamore e ciรฒ che ha fallito nel male. E lโamore di Dio che รจ fuoco divorante, distruggerร questo male, la parte di me che ha fallito nellโegoismo, nel potere, nellโincentramento sullโio. E rimarrร โ ancora una volta โ solo ciรฒ che รจ bene.
In questo modo non ha avrร piรน senso domandarsi: ma allora se Dio salverร tutti (la rete che accoglie tutti) che bisogno cโรจ ancora di far qualcosa? Tanto son salvo, vivo come voglio! No, perchรฉ lโamore reclama la responsabilitร . Dio ama tutti, perdona tutti e tutto, ma proprio per questo ora questo stesso amore che mi ha raggiunto, mi chiede di vivere, di spendermi secondo il medesimo amore riversandolo sui fratelli.
Si risponde allโAmore divenendo responsabili. Il resto รจ fallimento.
AUTORE: don Paolo Squizzato
FONTE
SITO WEB: https://www.paoloscquizzato.it
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