Lโuomo รจ essenzialmente un viandante, โhomo viatorโ.
Non nasciamo uomini, lo diventiamo. Diventiamo noi stessi intraprendendo quel viaggio che consiste nel passare dal non essere allโessere. Dalla fuga verso lโesterno di noi, allโinterno di noi stessi. In fondo questo รจ lโunico viaggio in grado di compierci. ยซIn te ipsum redi, in interiore homine habitat veritasยป diceva Agostino. ยซRientra dentro di te, รจ nella profonditร di te stesso che abita la veritร ยป.
Siamo costantemente proiettati a cercare allโesterno, quella presenza in grado di dirci chi siamo. E cโinganniamo di trovarla nel frastuono, nel correre, nellโagitazione, nelle forti emozioniโฆ Ma la presenza non sta nรฉ nel vento impetuoso, nรฉ nel terremoto, nรฉ nel fuoco dice la Scrittura, essa รจ celata nel sussurro di una brezza leggera, in una โvoce di silenzioโ dentro di noi (cfr. 1Re 19, 11s.).
Il brano di Vangelo odierno ci parla di folle che lasciano la cittร per recarsi in un luogo desertico (v. 13). Apparentemente pare compiersi un passaggio da un luogo di vita ad un luogo di morte. Invece รจ proprio vero il contrario. ร nel deserto che si compie quellโesodo esistenziale in grado di farci passare dalla morte alla vita. ร nel deserto che si puรฒ ascoltare la voce di silenzio che ci suggerisce la nostra vera natura, di cosa siamo fatti, e per cosa siamo fatti.
Il Mahatma Gandhi amava dire: ยซNon ho bisogno di andare lontano a cercare la grotta sacra, la porto dentro di meยป.
ร questo il viaggio, il pellegrinaggio piรน lungo, faticoso che possiamo intraprendere, quello verso il nostro spazio interiore. Quel deserto dove tutto cade, perde consistenza, dove ormai non rimane piรน nulla, ma proprio per questo รจ possibile scorgervi lโUnico e lโessenziale. Quando crolla tutto ciรฒ che รจ superfluo, rimane il necessario.
ร in questo deserto interiore, che scoprirรฒ anzitutto che vivo di ciรฒ che ricevo e non tanto di ciรฒ che faccio e che do, perchรฉ in fondo, ciรฒ che ci fa vivere รจ sempre qualcosa che ha a che fare con la grazia, con un dono ricevuto, e non opera di conquista: lโaria che respiro, lโacqua che fa vivere, lโamore che nutre il cuore non li si produce, ma soltanto li si accoglie, come un miracolo.
Ed รจ proprio qui che comprenderemo di essere guariti dalla nostra piรน terribile malattia, ovvero che occorra โcomprareโ sempre qualcosa per poter vivere: ยซCongeda la folla perchรฉ vada a comprarsi da mangiareยป (v. 15b).
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La vita non รจ solo commercio. Si puรฒ vivere anche condividendo. E quando avremo fatto nostra questa logica del ricevere e condividere, potremo finalmente, noi stanchi pellegrini del tempo e col cuore appesantito, sederci sullโerba (v. 18), simbolo del giardino โparadisiacoโ. E faremo festa, perchรฉ compresa la logica del cuore: donando noi stessi potremo trasformare le nostre cittร , i nostri rapporti quotidiani โ fondati sul fratricidio e sul potere โ in luoghi di pace e riconciliazione. Sperimenteremo ciรฒ che รจ in grado di saziare la vita (v. 20) e saremo colmi di gioia perchรฉ di questo cibo che sazia ce ne sarร per tutti e per sempre: ยซportarono via dodici ceste pieneยป (v. 21).
AUTORE: don Paolo Squizzato
FONTE
SITO WEB: https://www.paoloscquizzato.it
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UC8q5C_j3ysCSrm1kJZ4ZFwA
