La psicologia ci ricorda che chi vuol essere il โpiรน grandeโ, รจ perchรฉ in realtร si reputa piccolo e insignificante.
Si compensa il vuoto che ci abita col bisogno di dire โio sonoโ.
Inoltre si pensa dโessere grandi attraverso la logica dellโaccumulo, fagocitando oggetti, persone, affetti e corpi. Dal momento in cui abbiamo confuso lโessere con lโavere, crediamo che โpiรน si ha piรน si รจโ.
esรน รจ qui ad indicarci unโaltra via per โessereโ grandi: la relazione e il dono di sรฉ. Servire facendosi dono rende signori. Si รจ grandi nella misura in cui si partecipa la propria intelligenza, le proprie doti, il tempo, i beni.
Gesรน nel nostro brano pone โin mezzoโ un bambino, ossia โ al suo tempo โ ciรฒ che agli occhi degli uomini era semplicemente nulla. Ebbene, ora lโaccoglienza di un bambino ovvero dellโultimo elemento della societร diventa la discriminante per il proprio rapporto e comunione con Dio, per una vita riuscita e per vivere lโumana grandezza. Potrai reputarti grande nella misura in cui ti pre-occupi degli ultimi.
Non solo, porsi nelle cosiddette โmani di Dioโ significherร porsi nelle mani dellโaltro, perchรฉ ciรฒ si chiama amore, mentre mettere gli altri nelle proprie mani รจ semplicemente potere. Il dramma รจ che a volte pensiamo di essere potenti perchรฉ abbiamo qualcuno nelle nostre mani, alle nostre dipendenze, legati a noi magari da rapporti di affetto o pseudo-amore.
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Ma occorre stare attenti, qui si parla di accoglienza non di elemosine. Vivere da fratelli non รจ tanto fare delle cose per lโaltro, ma accogliere lโaltro, tout court, cosรฌ comโรจ, nella sua oggettivitร . Accogliere lโaltro, il piรน delle volte significa proprio astenersi dal fare qualcosa per lui.
Alla fine noi tutti abbiamo piรน bisogno di un cuore che ci accolga cosรฌ come siamo, nella nostra piรน profonda veritร , che di qualcuno che ci dimostri il suo bene riempiendoci le mani di doni e ricoprendoci di belle parole.
AUTORE: don Paolo Squizzato
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