ยซSono un filo dโerba che ha sete, un nulla che attende di diventare il tutto di Dio. Oscuritร che anela alla luceยป (Michele Do).
Non siamo esseri decaduti, ma povertร in attesa di compimento, in ascesa verso il nostro vero Sรฉ.
Ma la parabola ci ricorda che esiste il rischio di abdicare al compito di portare alla luce il Dio-dentro-di-noi, di starcene come esseri โmalvagi e pigriโ (v. 26), in un atto di deresponsabilizzazione, attendendo tutto da una divinitร sopra le nubi, interventista e miracolista.
Non abbiamo bisogno di un dio che ci salvi dallโesterno, come stampella alle nostre insufficienze o il supplente delle nostre assenze, ma piuttosto di diventare consapevoli della forza divina che ci abita, di farla emergere, trasformandoci in essa e cosรฌ nel meglio che possiamo diventare, donne e uomini fioriti.
ยซVaโ, la tua fede ti ha salvatoยป รจ lโinvito che torna costantemente nel Vangelo di Gesรน.
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Dobbiamo credere, aver fede che il principio della vita รจ giร dentro di noi, che tutto รจ giร dato โ al di lร del nostro essere buoni o cattivi (cfr. Lc 6, 35; Mt 5, 48)- e che, lo ripeto, non cโรจ da attendersi nulla per il nostro compimento dallโesterno, ma solo aprirsi a questa luce che giร riposa in noi e farla deflagrare.
Sรฌ, lโunico nostro compito รจ forse quello di aiutare il nostro Dio โ come ricorda Etty Hillesum โ ad emergere dalla nostra oscuritร e aiutarlo a non abbandonarci.
AUTORE: don Paolo Squizzato
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