don Paolo Scquizzato – Commento al Vangelo del 1 Ottobre 2023

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Compiere la fatidica ‘volontà di Dio’ probabilmente non consiste nel fare qualcosa per la ‘divinità’, cercando di compiacerla con atti religiosi e pratiche morali, ma piuttosto ‘stare e abitare’ il momento presente, in un atteggiamento magnanimo, ovvero aprendo l’anima a tutto ciò che è.

‘Obbedire a Dio’ significherà dunque obbedienza alla propria storia, fluendo come fluisce la vita in questo preciso istante, cessando di mettersi di traverso perché ritenuta non corrispondente alle proprie miopi aspettative.

Non è sufficiente stare al mondo invocando un cielo silente: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli» (Mt 7, 21).

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La salvezza non è data ai disertori della storia che troppo precipitosamente imboccano la via del cielo credendo d’incontrarvi il Dio della vita per poi scoprire che li attendeva frammischiato alla vita stessa.

Dire “Sia fatta la tua volontà” significherà in fin dei conti dirsi da credente maturo: ‘mi fido della vita’, della sua imprevedibilità che mi obbliga all’attenzione e quindi all’attesa di ciò che vuole raggiungermi e non di ciò che credo sia bene per me.

Stiamo dalla parte di Dio stando nel qui ed ora, abbandonando religioni consolatorie e anestetizzanti, senza prestare fede a un dio stampella delle nostre insufficienze e risposta alla nostra ignoranza.

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Stiamo col finito. Con la bellezza del mondo cercando di abitare il dolore, certi che è solo lì che si trova l’antidoto al dolore stesso.

Stiamo dalla parte della ferita e della fragilità accarezzando volti, aiutando qualcuno a rialzarsi, facendoli tornare a respirare, facendole credere che è pure lei capace di volare.

Perché chi si sa degno non deve più pagare il tributo di vivere a nessuno.

«Ho voluto indagare i contorni di un’isola, ma ciò che ho scoperto sono i confini dell’Oceano» (Ludwig Wittgenstein).

Sì, il vangelo di oggi ci suggerisce che è salvo quel figlio che non ha creduto che la salvezza risieda in cielo e nelle cose del cielo, ma che accarezzando i confini e gli abissi dell’umano ha scorto niente meno che il volto di Dio.

Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato

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