Don Michele Chiapuzzi – Commento al Vangelo del 7 Dicembre 2025

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Convertiteviโ€ฆ nel deserto

Convertitevi. Che verbo strano. Che imperativo strano. Strano allโ€™epoca di Gesรน, strano per noi oggi.
Significa cambiare mentalitร . Per cambiare strada nelle scelte della vita. Per imbroccare quella giusta: quella che porta sempre allโ€™incontro con Dio e con lโ€™uomo. Oltre me stesso, oltre il mio immaginario.

Dallโ€™opulenza allโ€™essenza. Dallโ€™avere allโ€™essere. Che stranezza. Per azionare questo verbo, attualizzarlo, renderlo vita, sembra sia utile un mettersi in cammino, percorrendo vie preparate da sรฉ stessi per incontrare il Dio che viene. Che stranezza.

Per percorrere queste vie, che conducono ad un incontro significativo e significante la vita, sembra sia necessario attraversare il deserto, abitare il deserto. Giovanni Battista lo fa e lo indica. Che stranezza.

Deserto, lo spazio intermedio tra un giร  vissuto e un non ancora di pienezza. Come dalla liberazione dalla schiavitรน dโ€™Egitto alla terra promessa. Uno spazio geografico storicamente avvenuto nel deserto del Sinai, ma anche uno spazio spirituale che deve avvenire ancora e sempre per incontrare la conversione. Un frutto degno di conversione. Che stranezza.

Incontrare Dio, non il Dio della liberazione dalle sofferenze, ma la liberazione di Dio per abbracciarlo cosรฌ comโ€™รจ: povero, mite, umile, bambino. Dio spogliato, Dio spoglio, Dio nudo. Dio vero. Dio nellโ€™uomo. Liberarci dallโ€™idolo dellโ€™onnipotenza, il Dio taumaturgo che guarisce e protegge dallโ€™altro, ed incontrare nello spogliamento lโ€™essenzialitร  di Dio, lโ€™Emmanuele che abita la mia stessa vita. Che stranezza.

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Giovanni, di casta sacerdotale, per diritto nativo โ€œfunzionarioโ€ del tempio, sceglie la logica dellโ€™assenza per manifestare la Presenza. Nel deserto. Portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico, testimone credibile di unโ€™alternativa. La Presenza dimora non piรน e non solo nelle belle pietre del tempio (cfr Lc 21,5), ma nellโ€™ariditร  di un deserto che nutre e veste. Che stranezza.

Ancora oggi. Dalla profusione dellโ€™eccessiva eccedenza alla scelta di una conversione ecologica. Per incontrare Dio nel tempo totale e pieno della propria esistenza. Scoprirsi e comprendersi creature dentro il creato, fragili come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera รจ falciata e secca (cfr Sal 90, 5-6) eppure impronta eterna del Creatore.

Convertiamoci alla fragilitร  per incontrare lโ€™onnipotenza del Dio diverso. Dio fragile come me, che mi salva dallโ€™odio e dalla vendetta perchรฉ disarmato. Le vipere, il serpente antico di Genesi, non possono piรน avvelenare la nostra razza umana con il delirio dellโ€™autosufficienza e della dittatura dellโ€™odio, perchรฉ โ€œprotettiโ€ dalla profilassi della conversione alla debolezza della tenerezza. Che stranezza.

Lโ€™ira imminente allora sarร  il frutto buono del perdonarsi. Lโ€™ira diverrร  uccidere la morte dellโ€™odio facendo fruttificare la conversione. Lo Spirito entra nelle midolla. Incontriamo colui che viene.

FONTETelegramChi รจ don Michele
Foto di Steve Haselden da Pixabay

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