don Marino Gobbin – Commento alle Letture di domenica 27 gennaio 2019

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Esdra diede una volta la legge ai Giudei ritornati dall’esilio e in tal modo ne formò nuovamente un popolo. Anche Gesù, come Esdra, reca la Buona Novella e fa nascere il nuovo popolo di Dio.

PRIMA LETTURA

Il brano riporta un avvenimento particolarmente importante nella storia del popolo di Dio. Dopo il ritorno dall’esilio, una volta ricostruito il Tempio, lo scriba Esdra fu incaricato di far conoscere e imporre ai Giudei la Legge di Mosè. Sembra che nel suo insieme il popolo l’avesse del tutto dimenticata.

Si trattò d’un’assemblea preparata con cura, lunga e solenne, di una liturgia della parola durata un’intera mattina e che ebbe bisogno di traduzioni e di commenti.
Assemblea mista: uomini, donne, ragazzi.
Assemblea attenta, pronta alle acclamazioni, ai gesti religiosi, alle prostrazioni. I forti “Amen” sono l’affermazione della fede.
La lettura della Legge provoca l’emozione e le lacrime (di emozione, di timore, di pentimento?), che sembrano sconcertare gli scribi… Esdra invece invita a celebrare l’avvenimento nella gioia e a trasformare in festa questo giorno consacrato al Signore. “La gioia del Signore è la vostra forza” non è soltanto una bella trovata letteraria: in realtà, la ricostruzione delle mura di Gerusalemme era stata finalmente terminata, dopo diversi tentativi falliti: esse erano una “forza” e quindi motivo di gioia.

SALMO

Questa 2a parte è l’elogio della legge del Signore: perfetta, sicura, verace, limpida, fedele e giusta. Colui che l’ascolta con semplicità ritrova la vita, la gioia, la luce. Colui che la canta nel suo cuore e sulla sua bocca ha il coraggio di avvicinarsi al Signore.

SECONDA LETTURA

Continua il brano della domenica precedente; vi ritroviamo la stessa preoccupazione per l’unità della Chiesa e per l’armonia nell’uso dei doni dello Spirito.
Unità della Chiesa: è il paragone del corpo. “Siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo”.

Se pensiamo al fossato religioso che separava gli Ebrei dai pagani, al fossato sociale che separava gli uomini liberi dagli schiavi, misuriamo ancor meglio la forza unificante della fede e del battesimo. Tuttavia, le tentazioni di divisioni si collocano a un altro livello: proprio al livello dei doni dello Spirito che in qualche modo differenziavano i membri della Chiesa, come i diversi organi del corpo umano svolgono una differente, specifica funzione.

Perché ci sia armonia nell’uso dei doni dello Spirito è necessario che ognuno riconosca di aver bisogno del dono degli altri. Ognuno sperimenti la solidarietà che lo lega agli altri; nella sofferenza o nella gioia non si dimentichino gli altri. Tutti ammettano una gerarchia – che Paolo fissa con una certa precisione (certamente per stabilire un equilibrio per i Corinzi, che sembrano aspirare maggiormente ai doni spettacolari con danno dei doni più essenziali per la vita della comunità) – e tale gerarchia sia accettata umilmente. La cosa essenziale è che “voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”.

VANGELO

Riporta anzitutto i primi quattro versetti del Vangelo di Luca, nei quali l’autore, come uno scriba fedele del nuovo regno, vuole ispirare fiducia nella qualità della sua opera. Questa è fedele alla tradizione (ci si può richiamare a Esdra, ugualmente preoccupato di comunicare al popolo la tradizione della legge di Mosè).
Segue poi la scena in cui Gesù, dopo il battesimo, si reca a Nazaret, entra nella sinagoga e viene invitato a presiedere la liturgia della Parola. Questa volta non si limita a un semplice commento del passato, ma vi annuncia la realizzazione della profezia di Isaia: l’oggi di Dio nella sua stessa persona, consacrata dallo Spirito.
Egli vi si presenta come il Profeta della Buona Novella per coloro che in un modo o nell’altro vivono nella miseria: i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi.
È l’inizio d’un anno di benefici, non più soltanto un anno giubilare come nell’Antico Testamento, ma il Tempo messianico nel quale il Signore non smette di concedere i suoi benefici.

PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La nostra legge è la legge del Signore?

Tutti siamo facilmente dei criticoni, eppure esigiamo leggi giuste. In campo religioso si può ancora parlare di legge? Gesù non è venuto a portare la libertà? È una cosa che ci piace ricordare! E tuttavia non si può negare la confusione quasi generale che nasce appena vengono meno regole precise, principi morali, ecc.
Il popolo ebraico, se non è sempre stato fedele alla legge, non ha conosciuto tale confusione. Gli scribi avevano appunto il compito di ricordare la legge di Mosè (cf 1a lettura). I suoi poeti religiosi erano felici di esaltarne i benefici (cf Salmo). Del resto la legge non era semplicemente un codice di prescrizioni, ma il richiamo dei doni di Dio, la proclamazione dell’Alleanza con lui.

E noi? Se non corriamo più il rischio di cadere nel legalismo, dobbiamo però ritrovare, al cuore della vita cristiana, la profonda necessità dell’obbedienza alla legge del Signore, all’Alleanza che ci unisce a lui. Non esiste fede senza sottomissione alla Parola. Non si può essere cristiani se non si è discepoli.

Chi ci guida alla scoperta della legge è lo Spirito. Egli ci fa comprendere la Parola in funzione degli avvenimenti di ogni giorno. Attraverso la Chiesa ci aiuta a trovare il cammino concreto della fedeltà.
Potessimo tutti, ogni giorno, mormorare nel nostro cuore, attento allo Spirito: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima”.

Verso l’unità?

L’aspirazione all’unità, a tutti i livelli e sotto tutte le forme – nell’umanità, fra le nazioni, fra i diversi ambienti di vita, nell’intimo delle famiglie, ecc. – non è mai stata così forte. E, paradossalmente, mai ogni persona singola, ogni gruppo, ambiente, società ha mostrato tanto impegno a sviluppare la propria originalità, a conservare ciò che lo differenzia dagli altri.
Anche nella Chiesa esiste questo doppio movimento. Ritrovare l’unità dei cristiani, la cui divisione in confessioni chiuse appare scandalosa e motivo di sfiducia. Senza tuttavia che nessuna delle tradizioni cristiane perda alcunché dei propri doni particolari. A questo proposito, l’ecumenismo ha fatto grandi passi. Allo stesso modo, all’interno della Chiesa cattolica si cerca l’unità, sempre difficile, nel rispetto di tutte le differenze. La gioia del Signore sia la nostra forza contro l’asprezza delle divisioni!
È il momento di ricordare l’insegnamento di Paolo: il bisogno, la solidarietà, la gerarchia, l’umiltà che devono esistere tra le membra del corpo di Cristo (vedi sopra).
Se la Chiesa vivrà questa difficile unità, potrà dare il suo contributo all’unificazione degli uomini nella vita sulla terra.

Portatori della Buona Novella

Quando gli Israeliti sentirono leggere la legge di Mosè, si misero a piangere: timore di Dio, emozione nel ritrovarsi a Gerusalemme finalmente ricostruita? Neemia dovette invitarli a vincere tale commozione per rallegrarsi di essere il popolo consacrato al Signore!
Noi non siamo qualche volta piuttosto refrattari alla festa, alla gioia, portati a veder nella nostra fede e nelle sue esigenze certamente una nobile vocazione, ma anche una forma di austerità che ucciderebbe la gioia di vivere? In realtà, noi siamo stati educati in una spiritualità del dovere, la quale, se mal capita, può andare in questa direzione.
Anche se noi personalmente abbiamo superato questa tentazione e troviamo la nostra gioia nella legge del Signore, è innegabile che, per molti increduli e lontani, l’essere cristiano non è allegro!
È il caso di rivivere la scena del Vangelo, di ascoltare Cristo che si presenta come liberatore, benefattore, portatore di un messaggio di gioia. Sia per lasciarci prendere da meraviglia di fronte a tutto ciò che riceviamo di fatto, sia per metterci alla scuola di Cristo, anche noi abbiamo ricevuto l’unzione dello Spirito; è la Buona Novella che dobbiamo portare, concretamente, agli uomini nostri contemporanei.

Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno C” – a cura di M. Gobbin – LDC

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

TERZA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 27 Gennaio 2019 anche qui.

Lc 1,1-4; 4,14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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