don Manuel Belli – Commento al Vangelo del 6 Dicembre 2021

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1) ENTRO IN PREGHIERA

Trovo la pace. Penso che mi sto mettendo alla presenza del Signore. Chiedo ciò che mi serve oggi per la mia vita spirituale. Invoco lo Spirito Santo con la preghiera:

Dirigendo la mia attenzione verso la fede,
per quanto ho potuto,
per quanto tu mi hai concesso di potere, ti ho cercato
e ho desiderato di vedere con l’intelligenza
ciò che ho creduto,
e ho molto disputato e molto faticato.
Signore, mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi,
e fa che non cessi di cercarti per stanchezza
ma cerchi sempre il tuo volto con ardore.
Dammi tu la forza di trovarti,
tu che mi ha concesso di cercare
e mi hai dato la speranza di incontrarti
con una conoscenza sempre più perfetta.
Davanti a te stanno la mia forza e la mia debolezza:
conserva quella, guarisci questa.
Davanti a te stanno la mia scienza e la mia ignoranza:
dove mi hai aperto, ricevimi quando entro,
dove hai chiuso, aprimi quando busso.
Fa che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te.
S. Agostino

Cerco la pace, mi concentro sul fatto che sto per incontrare il Signore, chiedo perdono dei miei peccati e mi dispongo a perdonare di cuore il male subito. Chiedo al Signore una grazia che sento particolarmente importante per la mia vita spirituale.

2) LEGGO IL TESTO

Leggo il brano con calma, lo rileggo. Mi soffermo su ciò che più mi colpisce. Ripeto la frase o l’espressione che sembra parlare oggi a me. Cerco di immaginare la scena, e immagino me stesso nella scena. Ascolto ciò che provo, le consolazioni che nascono e le desolazioni.

Dal Vangelo secondo Matteo
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

3) COSA DICE IL TESTO

Posso leggere il breve commento oppure guardare il video allegato
Ci sono almeno due cose che scandalizzano del testo di oggi.
La prima è che Gesù, di fronte alla malattia, dica “ti sono perdonati i peccati”. Tu l’avresti detto? Io no. Francamente di fronte alla malattia mi verrebbe da sperare in una guarigione, o in un consiglio per viverla bene. Stupisce vedere lo sforzo di queste persone che portano il malato davanti a Gesù per ricevere quella che sembra una magra consolazione: ti sono perdonati i tuoi peccati.
In realtà ci sono moltissime persone sulla terra con il corpo malato e con il cuore che ride, e moltissime persone con il corpo sano e il cuore infranto.
Gesù è radicale: puoi anche essere ammalato, ma non è il problema più grave. Il peccato è la malattia delle malattie. Il peccato è quel turbinio di veleno, di risentimento, di rabbia, di sconforto, di solitudine che può avvolgere l’uomo. Senza il peccato, il cuore può ridere, anche se il corpo è malato.
Chiara Luce Badano, Giulia Gabrieli, Chiara Petrillo: quante storie di malattia senza peccato, con un corpo devastato ma con un cuore capace di ridere! Si chiama peccato la nostra malattia peggiore, che avvelena il cuore, che rende amara la vita. E puoi anche avere le gambe sane.
La seconda cosa che colpisce del testo di oggi è che Gesù rivendica il potere di perdonare il peccato. Grazie a lui è possibile sperimentare una libertà nuova dai veleni e dalle ombre dell’esistenza. Può scandalizzare: ma davvero? Ma è il problema dell’uomo e tu pensi di risolverlo? Uno sguardo di contemplazione del presepe e della croce può offrire la risposta: forse la cosa che più ci fa paura e genera veleno nella nostra vita è la solitudine. Gesù ci offre la possibilità di una compagnia fedele, anche in quei momenti della vita dove il dolore sembra fare attorno a te terra bruciata.

4) COSA MI DICE IL TESTO?

Cerco di applicare alla mia vita quanto letto e meditato. Posso farmi aiutare dalle domande che seguono, oppure da altre che sono sorte durante la preghiera:
1) C’è oggi del veleno nella mia vita? Da cosa ho bisogno di essere salvato oggi?
2) Porto alla memoria con gratitudine i momenti in cui la compagnia affidabile di Gesù mi ha consolato e rallegrato.

5) COLLOQUIO

Termino rivolgendomi al Signore, esprimendo quello che più mi sta a cuore, parlando con lui da amico a amico, da figlio a Padre.


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