Giovanni a chi direbbe oggi ยซrazza di vipereยป?
Razza di vipere! E sรฌ che lui, uno che viveva nel deserto e vestiva di peli di cammello e si nutriva di cavallette, lui doveva conoscerle bene le vipere e ben sapeva come era facile, per vipere e serpenti vari, insinuarsi tra le sabbie e avvelenare il sangue.
Vipere che sono lรฌ solo per mostrarsi, per mettere un ennesimo timbro sulla tessera di fedeli, per adempiere ad un altro vuoto rito, vuoto di cuore. Vuoto dโamore. E se Giovanni oggi fosse qui, tra noi, a chiederci di allungare lo sguardo e dilatare il cuore per provare a scorgere il Dio che viene, chi oggi chiamerebbe vipere?
A chi rivolgerebbe il suo sguardo focoso per domandare se davvero qualcosa รจ cambiato nella vita? Conversione รจ modificare il proprio punto di vista per mettere gli occhiali di Dio: un Dio che sogna lupi e agnelli che abitano insieme, leoni che mangiano paglia e bambini che giocano coi serpenti come fossero peluche.
Conversione รจ cambiare orizzonti e cancellare confini, รจ sognare con Dio una terra di giustizia dove saranno innalzati gli umili e rovesciati i potenti dai loro troni, dove non basta mostrare il certificato di battesimo โAbbiamo Abramo per padreโฆโ per salvarsi.ย […] Continua a leggere su Avvenire.
