don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo di oggi, 1 Settembre 2022

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E’ sempre molto bello quando il Vangelo ci racconta gli inizi. Gli inizi delle storie dei discepoli. Gli inizi della loro relazione con Cristo. Gli inizi della loro vicenda straordinaria di uomini afferrati dall’amore di Cristo. Tutti abbiamo bisogno di ricordarci i nostri inizi per rinfrescare un po’ le nostre rotte e le nostre speranze.

Anche in una storia di amore delle volte fa bene ricordare come tutto ebbe inizio. Anche in un’amicizia, o in una vicenda decisiva della vita si ha bisogno di tornare all’inizio per ritrovare forse la strada perduta o seppellita dall’abitudine. È il caso del Vangelo di oggi che ci narra come ebbe inizio la storia di Pietro e di suo fratello.

Al margine di una notte piena di vuoto, come le loro reti, Gesù si avvicina e riempie quel vuoto: “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”.

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E’ sempre così: Cristo non ci colpevolizza per i vuoti che abbiamo, ci chiede però di fidarci delle “sue istruzioni”. Noi perdiamo troppo tempo cercando colpevoli per i nostri vuoti invece di ascoltare la Sua voce che ci dice di prendere il largo. Meno sensi di colpa, più umiltà e praticità. Così passa la notte. E così finisce anche la paranoia delle reti vuote che sembrano essere la visione simbolica del nostro vuoto. Siamo quasi sempre ipnotizzati dai nostri fallimenti. Deleghiamo spesso a loro la narrazione di noi stessi.

Pensiamo di coincidere con quel “non riuscirci”. Ma più fissi il vuoto e più diventi vuoto. Gesù fa alzare lo sguardo a Pietro e a suo fratello. Gli ridona un realismo. È paradossale che sia proprio la fede a dover far questo. Incominciare a credere significa smettere di credere alle nostre paranoie e tornare a riprendere il largo.

Credere è rimettere i piedi per terra.

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Che cos’è la Chiesa? Una barca che Gesù prende per poter parlare a tutti senza essere schiacciato. Forse non è il massimo della definizione ma sembra la perfetta descrizione alla pagina del Vangelo di oggi: “Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca”.

È bello pensare che la Chiesa nasca non come esperienza della folla, ma come spazio in cui Gesù è messo in condizioni di poter parlare. In questo senso una Chiesa che non favorisce l’ascolto di Gesù, che non coltiva quella giusta distanza in cui Egli possa muoversi, non rende possibile una relazione con Lui, allora non è veramente Chiesa. Dovremmo abbandonare l’idea di chiesa come il popolo della massa e recuperare un concetto di Chiesa come sobrio e decisivo spazio in cui Gesù possa dire cose significative ad ogni uomo e ad ogni donna. Ma c’è però da aggiungere che la proprietà di questa barca è di Pietro. […CONTINUA SU FB]

Fonte: fede 2.0

AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK