don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 3 Febbraio 2019

Siamo abituati nell’ascoltare il Vangelo a sentire storie di miracoli, storie di cambiamenti, storie di conversioni e anche nel Vangelo di questa domenica viene raccontato una sorta di miracolo o almeno l’inizio di un miracolo, un miracolo che è molto più profondo di quello che ci immaginiamo.

E’ il miracolo della guarigione da una malattia orribile che si chiama pregiudizio del pregiudizio è quegli occhiali che indossiamo nel guardare la realtà che non ci permettono di essere obiettivi che non ci permettono di essere oggettivi, di essere realisti davanti alle persone che ci stanno intorno perché noi abbiamo sempre quel bruttissimo vizio di catalogare la gente di decidere che è buona e cattiva e anche se i fatti smentiscono o ci danno ragione, noi non abbiamo più occhi per accorgercene.

Gesù fa questo nel Vangelo di oggi, è conosciutissimo nel suo paese, ha appena pronunciato delle parole che tutti reputano vere ma siccome vengono da lui e sanno che il figlio di Giuseppe lo hanno visto crescere, lo hanno visto bambino, adolescente, lo hanno visto nella bottega del padre magari l’hanno visto anche giocare con i propri figli qualcuno forse è cresciuto anche con lui non accettano che queste parole possono venire da quest’uomo, da questo uomo di nome Gesù.

Ed è lì che questi abitanti del paese di Gesù si perdono forse l’essenziale, cioè invece di guardare la realtà, perché Dio è dentro la realtà, Dio non è qualcosa che è nascosto semplicemente dietro le nuvole, è qualcosa che abita dentro la realtà però ha bisogno di essere riconosciuto dentro la realtà e per essere riconosciuto noi dobbiamo abolire assolutamente i pregiudizi cioè il presumere di sapere una cosa prima ancora di averla ascoltata fino in fondo.

Sarebbe bello applicare questo principio dentro la nostra vita, tornare ad ascoltare nostro marito, nostra moglie, i nostri figli, i nostri amici…togliendo quel pregiudizio che noi ci siamo fatti di loro, togliendo quel pregiudizio con cui guardiamo la realtà che è intorno a noi.

Forse ci accorgeremmo che dietro quelle persone, che magari reputiamo superficiali lontane o che ci hanno fatto del male, forse è depositato ancora un seme di bene, forse è depositato ancora una scintilla di vita, forse è depositato ancora un raggio di questo Dio che ci sta venendo ancora incontro. Cioè la parola del Vangelo di oggi ci sta dicendo questo: non date nulla per scontato, rompete gli occhiali del pregiudizio e tornate invece a giudicare cioè a guardare la realtà e a lasciarvi stupire e non ad indignare. E perché questa gente è indignata?

Perché Gesù sta dicendo che Dio quando deve compiere le cose è più facile che le compia con gli estranei che con i familiari ed è paradossale , cioè molto spesso sono proprio i lontani che riescono a capire Dio meglio di noi che dovremmo essere i vicini, i credenti.

Perché noi ci siamo fatti un pre giudizio di dio e quindi forse non lo stiamo più ad ascoltare veramente, i lontani invece non hanno questo pregiudizio e forse lo ascoltano con più purezza. In questo senso dobbiamo imparare a farci anche noi lontani, a diventare anche noi forestieri nel senso di rompere i nostri pregiudizi e di tornare umilmente ad ascoltare un Dio che sta parlando adesso dentro la nostra vita nonostante che noi lo diamo per scontato.

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QUARTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

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Lc 4, 21-30 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: LaSacraBibbia.net

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