HomeVangelo del Giornodon Luigi Maria Epicoco - Commento al Vangelo del 3 Aprile 2024

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 3 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 24, 13-35

Il racconto dei discepoli di Emmaus è uno dei racconti più famosi delle apparizioni del Risorto. E forse lo è per un duplice motivo: tutti noi ci sentiamo un po’ come questi discepoli, confusi e molto spesso delusi nelle nostre aspettative; allo stesso tempo ciò che stiamo cercando non si trova in un luogo ma lì dove siamo, dove stiamo camminando, dove sta accadendo la nostra vita.

Ma ciò che colpisce di più è l’incapacità di questi discepoli ad accorgersi che stanno camminando e conversando con Gesù in persona:

“Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”.

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Sembra che l’evangelista Luca voglia suggerirci un rischio in cui tutti noi possiamo incorrere: se siamo discepoli automaticamente capiamo e vediamo Gesù sempre. La verità però è un’altra: i discepoli non sono digiuni della parola delle Scritture.

Essi conoscono da vicino anche la vicenda di Gesù e molto probabilmente sono stati testimoni oculari di molte cose che lo riguardano. Ma la cosa che per loro è inconcepibile è l’esperienza della Croce. Essi si rifiutano di leggere la vicenda di Gesù e di tutta l’opera di Dio a partire proprio dallo “scandalo” della Croce.

Allora è proprio Gesù che li aiuta a rileggere tutto da una prospettiva che non è più solo quella dell’intuizione umana, ma è la prospettiva dell’amore di Dio:

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“«Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”.

La Croce molto spesso è ciò che manda in tilt la nostra vita, ma per un cristiano essa rappresenta la chiave di lettura più profonda della vita stessa. Dobbiamo sempre decidere se vogliamo credere al Dio delle nostre aspettative o se vogliamo credere al Dio di Gesù Cristo.

La Pasqua è il capovolgimento della prospettiva, e te ne accorgi perché ancor prima di capire che è Lui, il cuore comincia di nuovo ad ardere.

Fonte

La pedagogia del Risorto la si vede in azione proprio nel racconto che ne fa l’evangelista Luca nella pagina del Vangelo di oggi. È il famoso episodio dei discepoli di Emmaus.

Il Risorto in persona si mette a camminare accanto a questi due discepoli delusi che dopo i fatti della passione e della croce se ne tornano a casa. Anch’essi non riconoscono Gesù e lo scambiano per un qualunque pellegrino straniero che chiede informazioni su ciò di cui stanno parlando: “«Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?»”. In realtà non solo egli sa di cosa stanno parlando, ma è egli stesso il protagonista della storia che tentano di raccontare. Pazientemente Gesù li istruisce: “«Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. […] Continua a leggere qui.


Autore: don Luigi Maria Epicoco
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