don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 27 Agosto 2023

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“Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”.

Nessuno di noi può fare davvero la professione di fede se non è lo Spirito che la suscita dentro di noi. La fede rimane un dono, e la beatitudine che ne deriva non è frutto di meriti ma è anch’essa dono di Dio. È il dono di poter dare un nome e un volto a ciò che ogni uomo cerca per tutta la vita anche senza saperlo.

Ma va detto anche che la fede non è solo sapere il nome proprio di ciò che si cerca, ma anche imparare il proprio nome, quello vero, quello della parte più intima e autentica di ciascuno di noi. Ecco perché Gesù prosegue dicendo:

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“E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.

Più si conosce Gesù e più si riesce a conoscere anche se stessi. È il miracolo dell’incontro con il Cristo. Ma a questo miracolo va aggiunto il dono delle chiavi del regno dei cieli. Esse hanno sempre una funzione positiva: legare e sciogliere. Legare a un significato ciò che non ha più significato, e sciogliere da ciò che trattiene la vita da tutto quello che non le permette di vivere fino in fondo.

È la grazia di vivere in una Chiesa che non è un girotondo ma una gerarchia, cioè un corpo ben ordinato che non funziona come una caserma ma come una famiglia dove la pace regna finché il padre fa il padre, la madre fa la madre e il figlio fa il figlio.

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Il Vangelo di oggi non dice solo qualcosa di personale a ognuno di noi, ma ci ricorda che tutti noi siamo fondati sulla roccia di Pietro, e che l’amore al papa è il prolungamento di quello che Gesù dichiara oggi in questa pagina di Matteo.

È Pietro che ha le chiavi di casa, e se le ha date a lui un motivo ci sarà.

Fonte

ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK

Che cosa si dice di me? Questo tipo di domanda è facile trovarla in bocca a ciascuno noi. Solitamente è una dichiarazione di insicurezza. Abbiamo bisogno di sapere quello che gli altri pensano sul nostro conto perché pensiamo quasi sempre di non essere all’altezza e abbiamo paura che qualcuno lo dica ad alta voce. Ciò che sconvolge però è il fatto che questa parola è in bocca a Gesù, per lo meno nel racconto che l’evangelista Matteo ne fa nel Vangelo della XXI domenica del tempo ordinario. Allora anche Gesù è un insicuro in cerca di conferme? In realtà Egli parte dalla richiesta di conoscere l’opinione della gente per poi inchiodare ognuno dei suoi discepoli con una domanda che non lascia vie d’uscita: “E invece chi sono io per te?”. Se Gesù ci guardasse negli occhi e ci chiedesse esattamente questo cosa gli risponderemmo? In realtà potremmo dirgli tante cose: tu sei uno che mi ricorda come devo comportarmi; tu sei uno che dice parole profonde; sei un antidolorifico rispetto ai drammi della vita; sei il modo che uso per scacciare le paure; sei colui che sfuggo perché ho paura che mi rubi la felicità. Insomma potremmo dire a Gesù tante cose più o meno buone. […] Continua a leggere qui.


✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 16, 13-20

AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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