don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 25 Dicembre 2025

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Gesù Destino dell’Imperfezione: L’Incanto del Natale Reale

Don Luigi Maria Epicoco riflette e commenta la gioia misteriosa del Natale, una festa che parla alla nostra infanzia e al nostro desiderio di ricevere un dono. Il messaggio centrale affronta il contrasto tra l’incanto perduto a causa dei dolori dell’età adulta e la vita reale, dimostrando, attraverso la complessa genealogia di Gesù, che Dio non entra in una storia perfetta, ma abbraccia le nostre contraddizioni.

L’omelia invita a riscoprire il Natale non come una statuina del presepe, ma come la presenza di un Dio che si fa carezza per i “disperati” e destino ultimo di ogni singola esistenza umana.

Vangelo del giorno di Mt 1,1-25

Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

Parola del Signore.

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Trascrizione del video

Tutte le volte che ci troviamo a celebrare il Natale, c’è una misteriosa gioia che attraversa questa celebrazione: una gioia tutta sua, diversa da ogni altra, persino da quella pasquale. Forse questo accade perché il Natale dialoga con la nostra infanzia, un tempo in cui eravamo abituati ad attendere un dono che riempiva il cuore. La nostra vita stessa dovrebbe essere portatrice di un dono nascosto, vissuta nella costante attesa che la vita ci offra questo regalo.

Tuttavia, crescendo e accumulando esperienze, spesso l’incanto del Natale svanisce. I problemi, i dolori e le preoccupazioni prendono il sopravvento, portandoci a credere che la “vita reale” sia drammatica e priva di quell’incanto, quasi come se il Natale fosse ormai una festa scollegata dalla nostra quotidianità.

In risposta a questo smarrimento, la liturgia ci propone la genealogia di Gesù dal Vangelo di Matteo. In quel lungo elenco di nomi non troviamo l’incanto, ma la vita reale della gente: troviamo chi desidera un figlio e non può averlo, chi ruba la primogenitura come Giacobbe, e re che dividono regni perché incapaci di reggerne la responsabilità. Vi compaiono donne dalle storie complesse, come Tamar, Rakab e Ruth, e uomini come Davide che commettono atti terribili. Questa “cascata di nomi” ci dice che il Natale non accade perché la nostra vita è perfetta, ma perché qualunque sia la nostra storia, essa ha come destino ultimo Gesù.

Il Natale, dunque, si manifesta proprio nelle contraddizioni:

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  • Gesù nasce in una vita imperfetta, come quella di Maria e Giuseppe, in situazioni in cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo.
  • Si rivolge a chi sente che il Natale sia “per gli altri” a causa di un dolore, di una situazione strutturale o di un vicolo cieco.
  • È una “carezza” per chi ha la vita rovinata, per chi ha sbagliato tutto, per chi ha la fedina penale sporca o una famiglia disastrata.

Gesù è venuto al mondo per i disperati, per chi ha bisogno di speranza, di gioia e di perdono. L’unica condizione necessaria per accoglierlo è l’umiltà, che consiste nel deporre l’orgoglio e lasciarsi salvare da Lui in questo preciso momento. Non si tratta di “meritarselo”, perché Dio è con noi anche se siamo impuri o peccatori; la nostra fede ci assicura che se Lui è presente, c’è ancora forza e futuro, anche quando non li vediamo.

Il vero cristianesimo non consiste nel considerare Gesù come una piccola statua del presepe, ma nel portarlo dentro la nostra vita, vivendo “con Lui, per Lui e in Lui”. Fare le cose “con un altro” cambia il peso della fatica; farle “per Lui” ci libera dall’ingratitudine del mondo; e vivere “in Lui” ci sostiene quando non abbiamo più forze.

In questa Santa Vigilia, siamo invitati a comprendere che nessuno ha più scuse per sentirsi escluso. Anche se la nostra storia sembra “più di una serie Netflix” per quanto è travagliata, l’ultima parola di ogni genealogia umana resta Gesù, nostra forza e nostra gioia.

Analogia finale: Per comprendere questo concetto, si può immaginare la genealogia di Gesù come un mosaico antico composto da tasselli di fango, pietre scheggiate e vetri rotti; guardati singolarmente, sembrano solo scarti o errori, ma nell’insieme compongono il volto del Salvatore, dimostrando che non serve materia perfetta per creare un capolavoro, ma solo la mano di chi sa comporre i frammenti.

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